Heather Thomas, a Venezia per trasformare ‘Science Gallery’ in realtà

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Con 20 anni di esperienza alle spalle nel campo artistico, tra Tate e Royal Academy of Arts, di lavoro a contatto con i giovani nell’ambito del digitale e un MBA alla Copenhagen Business School, Heather Thomas è la prova vivente che, per alcuni esseri umani dotati di passione e talento straordinari, la giornata dura almeno 36 ore. Il profondo amore per la natura, una costante nella sua vita, l’ha portata a ingaggiare una personale battaglia al climate change, affrontato su più fronti: da quello imprenditoriale, attraverso la creazione di una realtà alimentare ecosostenibile: The Mindful kitchen, al training per diventare una climate reality leader, al fundraising. Oggi porta avanti la sua passione a Venezia, dove è approdata grazie a Science Gallery Venice, il network creato, in sinergia con Ca’ Foscari, con l’obiettivo di stimolare  le menti dei giovani a confrontarsi con le grandi sfide globali di oggi attraverso una commistione di arte, scienza e tecnologia.

Qual è il suo ruolo qui a Ca’ Foscari e quale ruolo ricopriva prima di approdare a Science Gallery Venice?


Sono il deputy director di Science Gallery Venice, un ruolo nuovo per me all’interno di Science Gallery. Sono la persona incaricata dello sviluppo delle infrastrutture, il mio compito consiste nel portare SG da un’ idea, alla realtà. Ogni Science Gallery ha una legame con un’ Università e, qui a Venezia, questo legame è con Ca’ Foscari. Quello che stiamo cercando di creare con i nostri partner è un network tra il sistema universitario e le persone che lo popolano, gli esperti, e il pubblico. Stiamo lavorando per capire come possiamo trasformare l'università coinvolgendo il pubblico - e in particolare il giovane pubblico - con la ricerca. È una strada a doppio senso e l’obiettivo è creare un futuro migliore. Sono qui per instaurare un rapporto più stretto con i giovani e, con “giovani”, intendo gli studenti e i ricercatori di Ca’ Foscari , creando connessioni con altri studenti, non solo di Venezia, ma dell’intera regione. Con il programma ‘Young Voices’ stiamo cercando di creare una relazione più forte con ragazzi e ragazze appartenenti a diversi settori, facendoli lavorare insieme per capire le loro prospettive e per orientarci a sviluppare dei programmi che possano rispondere al meglio ai loro bisogni, nel modo in cui loro li percepiscono.
Tutto ciò è particolarmente importante ora, che ci troviamo nella fase iniziale, perché abbiamo bisogno di capire su cosa concentrarci in modo da studiare programmi efficaci. Per cominciare dieci ragazzi e ragazze, tra i 18 e i 30 anni, verranno selezionati per entrare a far parte del gruppo ‘Young Voices’. La deadline per candidarsi è il 1° dicembre, quindi prima di Natale il gruppo sarà formato e potremo iniziare con le sessioni di brainstorming a gennaio. Il programma di Science Gallery Venice inizierà nel 2018 e ci trasferiremo nella sede di San Basilio nel 2020.

Quale impatto pensa che possa avere Science Gallery Venice  sulla città e sui suoi abitanti?

Abbiamo audience differenti: ci rivolgiamo prevalentemente ai giovani, ma anche ai cittadini di diverse generazioni che vivono sia a Venezia centro che nel territorio regionale. Persone simili, ma diverse allo stesso tempo e la cui esperienza sarà conseguentemente diversa.
Cominciamo col domandarci: “cosa significa essere persone 'complete'?”. Questa è la grande domanda attorno alla quale ruota il nostro lavoro, e a cui noi cerchiamo di dare risposta esplorando la realtà attraverso le lenti del patrimonio culturale, del cambiamento climatico e della tecnologia digitale. Quello che vogliamo davvero è aprire le menti creando interconnettività, inducendo un cambio di prospettiva che potrebbe spingerle a pensare in modo meno lineare e in maniera più ampia. Per quanto riguarda Venezia, ci piacerebbe contribuire alla discussione su rigenerazione e cambiamento. Riguardo ai giovani, speriamo di stimolare la loro curiosità in modo che possano per primi contribuire a creare il loro futuro a Venezia, se questo è quello che desiderano. Questo è il nostro piccolo contributo ai grandi problemi della nostra generazione. Allo stesso tempo, intendiamo tenere in considerazione il legame tra Venezia e il mondo. La Serenissima è stata la musa del mondo per secoli, e lo è ancora - ecco perché 23 milioni di persone vengono a visitarla ogni anno! SG offre qualcosa di diverso in termini di esperienza culturale. Inoltre, rifacendoci all’idea di come il passato possa influenzare il futuro, ci chiediamo in che modo il patrimonio culturale di Venezia possa essere di ispirazione, facendo sì che la città non sia solo nota per il suo passato, ma possa effettivamente essere riconosciuta come hub  per idee nuove.

SGV avrà un focus particolare sulla sostenibilità: quale esperienza può portare, relativamente ad un argomento così ampio, visto il suo background professionale?

Ciò che una istituzione culturale può effettivamente fare è dare vita a dibattiti che sarebbe difficile alimentare in altri contesti. La cultura può creare una zona franca per discutere. Per quanto riguarda la sostenibilità, speriamo di usare la piattaforma SG per portare avanti progetti che riguardano per esempio la laguna di Venezia. Vogliamo trattare l’argomento con la sensibilità che merita, è un tema molto complesso ma desideriamo comunque affrontarlo. Penso che potremmo, per esempio, aiutare le persone a capire meglio il collegamento tra l’uomo e la natura.

Come ha detto prima, i giovani sono fondamentali sia a SG che per il futuro in generale. Quali sono le sfide che SG può aiutare i giovani ad affrontare?


SG International sviluppa i suoi programmi prevalentemente a partire dagli studi condotti dal Word Economic Forum relativi alle questioni più importanti per i giovani oggi. Idealmente, una delle questioni principali che ci sta a cuore consiste nello spingere i giovani a sviluppare un senso di resilienza, ad ampliare le loro prospettive con un approccio positivo al futuro. Attraverso lo sviluppo di queste capacità, la creatività viene stimolata da attività di problem-solving. Inoltre, vogliamo coinvolgerli in programmi e laboratori che possano orientare i loro talenti alle principali sfide del mondo di oggi e aiutarli, eventualmente, a creare lavori nuovi. Vorremmo far incontrare nuove generazioni e culture diverse, in modo da poter guardare il mondo attraverso una lente più ampia, facendo sì che i giovani possano imparare a mettere in discussione le loro opinioni e prospettive sul mondo. Resilienza, ottimismo, cambio di prospettiva, quindi, unite allo sviluppo di capacità creative.

Quali sono le sue tre priorità nella vita?


A primo posto, per me, c’è sicuramente la natura! Essere nella natura e essere ispirata da essa è la cosa più importante. Al secondo posto metterei le relazioni umane e, al terzo, essere una portatrice di cambiamento. Quindi, se queste sono le cose per me più importanti, cosa posso fare per contribuire a cambiare il mondo per il breve periodo di tempo in cui sono qui?

Se potesse scegliere un qualsiasi personaggio storico o contemporaneo con cui andare a cena, chi sarebbe?

Probabilmente sarebbe… John Muir, il fondatore del Sierra Club, è stato un naturalista negli anni 20 del 1900, è stato davvero uno dei primi che abbia iniziato a pensare alla relazione tra uomo e natura. E, oltre a lui, visto che sono a Venezia, aggiungerei Elena Corner, la prima donna laureata. Adorerei sapere com’erano le cose al tempo da un punto di vista femminile.


Intervista a cura di Valeria Sforzini