Docente cafoscarina tra gli esperti del Patto Nazionale per un Islam italiano

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La docente cafoscarina di Arabo Ida Zilio Grandi all’interno della consulta di esperti che ha contribuito al Patto Nazionale per un Islam italiano. Il dovumento è stato firmato il 1° febbraio al Viminale dal Ministro dell’Interno Marco Minniti e dalle associazioni musulmane più rappresentative in Italia.
 “Il senso del documento -  sottolinea il ministro dell’Interno in un comunicato pubblicato sul sito web del Ministero - è che si possono avere religioni differenti e professare religioni differenti pur essendo tutti italiani. Il documento richiama, infatti, esplicitamente la nostra Costituzione e si ancora ai “valori solidi” che tutti, Stato e comunità islamiche, insieme si impegnano a difendere.
Tra i punti cruciali alla base del patto c’è infatti il principio della libertà di culto “un valore inalienabile, un punto fermo che fa di una democrazia una democrazia e di una civiltà una civiltà. Una società più integrata è una società più sicura”.
All’interno del ‘board’ alcuni esperti, tra cui la Prof.ssa Zilio Grandi, facenti parte della Consulta per l’Islam Italiano nominata nel 2015 dall’allora Ministro Alfano, e i rappresentanti delle maggiori organizzazioni islamiche italiane, che rappresentano il 70% dei residenti musulmani nel nostro Paese.

“Questa firma rappresenta una  garanzia di maggiore sicurezza  per tutti– spiega la docente cafoscarina.  -   L’Italia ha già intese con le altre confessioni ma non ancora con l’islam che è la seconda religione del nostro paese. Il Ministro ha parlato di Islam italiano - e non di Islam d'Italia o in Italia, - a riprova del fatto che in Italia l’integrazione con la popolazione musulmana è più diffusa e radicata rispetto agli altri paesi europei e occidentali in genere. Va anche notato che il convertitismo, fenomeno sempre più diffuso da noi, funziona da ‘cuscinetto’ contro infiltrazioni che – come sappiamo – possono risultare molto pericolose.”

Tra le misure concordate nel patto c’è, ad esempio, la promozione di una formazione per gli imam, per scongiurare il pericolo di imam “fai da te”; l’apertura a non-musulmani dei luoghi di preghiera; la trasparenza sui nomi degli imam e la traduzione dei sermoni in italiano; la trasparenza nei finanziamenti nella costruzione delle moschee in Italia.
La questione dei rapporti con l’Islam nel nostro Paese è di grande attualità. Anche Venezia è balzata sulle prime pagine della stampa internazionale in occasione dell’ultima Biennale d’Arte, quando lo svizzero Büchel ha ricreato all’interno della chiesa di Santa Maria della Misericordia – sconsacrata, e da un quarantennio passata a privati – una moschea.
“Trovo giusto che, come per i fedeli di altri culti, ci sia un luogo di preghiera decoroso anche per i musulmani nel territorio veneziano – afferma la prof.ssa Zilio Grandi.- Un luogo che abbia caratteristiche estetiche all’altezza di una città d’arte come Venezia”.