Danilo Mainardi: il ricordo di Ghetti

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Un ricordo strettamente personale

Nel 1963 ero iscritto al corso di Biologia dell’Università di Parma dove, fra l’altro, avevo frequentato il corso di Anatomia comparata di un giovane e brillante professore poco più che trentenne, Danilo Mainardi. Ricordo che in quegli anni era già molto noto fra noi studenti e si occupava della migrazione dei colombi viaggiatori, delle esperienze  di competizione fra topi di laboratorio (nei suggestivi laboratori della sede quattrocentesca dell’Università di Parma) e aveva organizzato il primo convegno internazionale di etologia in Italia, una scienza di recente sviluppo, con la presenza di Konrad Lorenz.
Mainardi era nato nel 1933, mentre io ero del 1943, e il mio percorso accademico si stava solo avviando verso la fine degli anni ’70, presso il primo laboratorio di Ecologia in Italia, nel piano terreno dello stesso edificio. E dunque, pur nel rispetto delle differenze di età e di ruolo (Danilo era diventato professore ordinario a 33 anni), vi erano state varie occasioni per scambiarsi delle idee e in particolare per ricevere pareri da una persona come Danilo che si stava affermando rapidamente nel panorama scientifico nazionale. Un aspetto molto innovativo per quei tempi era la sua capacità di comunicare l’etologia attraverso i media, rompendo un tabù che vedeva nella volgarizzazione della comunicazione scientifica quasi una diminutio.
Ma l’Ecologia di Ghetti e l’Etologia di Mainardi erano destinate a reincontrarsi definitivamente presso Ca’ Foscari, in occasione del nuovo Corso di Laurea in Scienze Ambientali, avviato in quegli anni presso la Facoltà di Scienze. Io ero arrivato a Venezia nel 1991, provenendo dall’Università di L’Aquila, e ricordo che Mainardi mi aveva contattato poco dopo, perché  interessato a questo nuovo percorso di studi veneziano e perché voleva capire se poteva essere chiamato a Ca’ Foscari. Confesso che non mi fu difficile presentare l’esimio collega, perché noto di suo e perché l’allora Preside Mazzochin, pur chimico di professione, aveva  una smodata simpatia per i gatti e quindi indirettamente per l’etologia.
Dal 1992 ad oggi, giorno della sua morte, abbiamo avuto tante opportunità per una frequentazione informale: dai primi anni di ambientazione veneziana in cui a lui era riservato il compito delicato di individuare i bacari e le trattorie più interessanti per le nostre cene di lavoro, al periodo delle sue peregrinazioni per i sestieri di Venezia alla ricerca, assieme a Patrizia la sua compagna, della residenza che li meritasse. Non amava le cariche accademiche; preferiva dedicare quel tempo agli studenti, alla ricerca, ai suoi scritti e alla amata attività di divulgazione. Ma era persona responsabile e aveva anche dovuto farsi carico di qualche impegno accademico, assolto sempre con garbo ed equilibrio, se pur con il dovuto distacco.
In compenso non lesinava l’appoggio agli amici e ricordo bene quando nel 1997, dopo le dimissioni da Rettore di Paolo Costa per diventare ministro, mi trovai per caso, in qualità di Preside della Facoltà di Scienze, a dover partecipare alle elezioni per la carica di Rettore.  Ricordo che nelle prime tre votazioni mi trovavo in testa su Rispoli, eppure non ho mai partecipato allo spoglio delle schede per una forma di scaramanzia e perché conoscevo poco l’ambiente veneziano. Allora Danilo andava al mio posto e mi telefonava a casa e commentava con me i risultati. Per fortuna quella vota persi al ballottaggio (per 5 voti) e per altri 6 anni potei continuare a fare il professore di ecologia condividendo con Danilo le prospettive della nostra area di ricerca che ancora oggi ha allievi di grande qualità. Rimandando ovviamente il tutto al 2003 anno in cui non potei rinviare l’impegno di Rettore.
Credo che a questo punto sia chiaro quanto oggi mi manchi Danilo con la sua intelligenza discreta, le parole sempre essenziali e mai ambigue, l’ironia gradevole, il gesticolare sottolineato  da una mano che trattiene un mezzo sigaro,  la camminata un po’ sbilenca e saltellante, il viso sorridente e comunicativo.
Quello che oggi posso dire è di aver avuto il privilegio di conoscerlo e di averlo come amico.

Pier Francesco Ghetti
Già Rettore dell’Università Ca’ Foscari Venezia
Venezia 8 marzo 2017