Kandinskij al Mudec di Milano, a cura di Silvia Burini

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Inaugurata il 15 marzo a Milano, al Museo delle Culture (Mudec), la grande mostra sulla genesi dell'astrattismo, “Kandinskij il cavaliere errante. In viaggio verso l'astrazione”: promossa da Il Sole24Ore Cultura e dal Comune di Milano, in collaborazione con lo CSAR di Ca' Foscari, aperta al pubblico fino al prossimo 9 luglio. Una mostra per molti aspetti inedita, site specific perché pensata in rapporto alle collezioni etnografiche permanenti del Museo, con alcune opere mai in precedenza vedute in Italia: la rassegna è curata da Ada Masoero e dalla prof.ssa Silvia Burini, docente di Storia dell'arte russa a Ca' Foscari e direttrice dello CSAR, il Centro Studi sulle Arti della Russia. Le abbiamo chiesto quali sono i punti di forza dell'esposizione.

«È una mostra filologica, innanzitutto. Abbiamo ricostruito il cammino di uno dei maggiori artisti del Novecento verso la svolta che ha cambiato per sempre, con l'astrattismo, la cultura figurativa del nostro tempo. Siamo partiti da un viaggio concreto, quello che un giovane studioso di diritto compie nel 1889, nella regione di Vologda, nel nord della Russia: una ricognizione etnografico-giuridica che si trasforma, in poco più di un mese, nella rivelazione di un universo visivo che diventerà la base permanente del suo linguaggio pittorico. Un viaggio reale che diviene dunque un percorso spirituale e ideale.
È una mostra che davvero coniuga il rigore scientifico e una fruizione coinvolgente. I visitatori vedranno dapprima una serie di reperti di artigianato popolare, che provengono dalle straordinarie raccolte del Museo di arti decorative e applicate di Mosca: sono stati selezionati uno per uno, dai massimi specialisti nel campo, e coincidono fin nel dettaglio con ciò che Kandinskij vedeva nelle isbe della regione. Un'arte popolare (oggetti, tessuti, stampe) che si lega alla matrice profonda dell'arte sacra: alcune preziose icone, provenienti dalla Galleria Tretjakov e dalle raccolte IntesaSanpaolo di Palazzo Leoni Montanari, mostrano un ulteriore aspetto della memoria visiva di Kandinskij.
In mostra non compaiono tuttavia solo le origini del percorso, che arriva invece fino al 1922, l'anno della partenza di Kandinskij da Mosca per andare a insegnare al Bauhaus. È il periodo della grande affermazione del pittore, e la mostra allinea alcuni capolavori assoluti, che provengono dai maggiori musei russi e delle ex-repubbliche sovietiche: dalla Georgia, per esempio, arriva per la prima volta in Italia la primissima tela astratta del maestro.
La mostra, da un progetto iniziale ancora impreciso, è stata ripensata in pochissimi mesi. Questo è stato possibile solo grazie ai contatti che lo CSAR ha in questi anni costruito con tutte le maggiori istituzioni museali e culturali russe, a una credibilità scientifica messa a prova in tante iniziative precedenti. Il progetto ha coinvolto stagisti, dottorandi, assegnisti, in uno sforzo a tratti frenetico ma che confido possa conseguire un meritato riconoscimento. Ed è anche una mostra tecnologicamente avanzata...»

Di questo aspetto specifico si è occupato il prof. Giuseppe Barbieri, docente di Storia dell'arte moderna nel nostro ateneo. Gli abbiamo chiesto in cosa consistono gli elementi di Information and Communication Technologies (ICT) presenti al Mudec:

«Grandi proiezioni che coinvolgono il visitatore nel viaggio di Kandinskij a Vologda, mostrandogli un universo visivo persistente, avvolgente e penetrante; una parete interattiva in cui sei opere del pittore diventano altrettanti Visualtelling, racconti visivi che dispiegano di volta in volta genealogie figurative, forme sotterranee, il valore simbolico dei colori, la matrice materna di Mosca; e ancora una stanza sonora, in cui rivivere in forme attuali l'esperienza di Vasilij a contatto con la rivoluzione musicale di Schönberg, quella che gli fa riconoscere la musica come prima arte astratta del suo tempo. È un allestimento multimediale che è stato progettato a Ca' Foscari, coinvolgendo dottorandi e dottori di ricerca, sulla scorta di dieci anni di precedenti esperienze e di collaborazioni all'interno dell'ateneo e con altri centri italiani e internazionali, e che è stato realizzato con grande efficacia dallo studio milanese camerAnebbia. Kandinskij è nato nello stesso anno di Aby Warburg, uno dei più grandi storici dell'arte del secolo scorso, e i nostri Visualtelling prendono ispirazione dal suo Bilderatlas “Mnemosyne”.