Studenti di Ca’ Foscari restaurano opere di Ca’ Pesaro

condividi
condividi

L’arte moderna e contemporanea pone i restauratori di fronte a sfide sempre nuove. L’impresa diventa via via più ardua al variare delle vernici, dei supporti, dei leganti, solo per citare alcuni elementi in gioco quando si tratta di dipinti.

L’innovazione nelle tecniche diagnostiche e di restauro, dunque, è cruciale. Per questo la Galleria Internazionale di Arte Moderna di Ca' Pesaro si avvale della collaborazione di un team sempre aggiornato: ogni anno, nel laboratorio del Vega, gli studenti della Laurea Magistrale in Scienze Chimiche per la Conservazione ed il Restauro studiano e restaurano alcune delle 6mila opere conservate dalla galleria.  

"Ottobre" (1904) di Clemente Pugliese Levi, "San Zenone degli Ezzelini" (1934) di Teodoro Wolf Ferrari, "Il Duomo di Siena" (1910) di Ferruccio Scattola  e "Il bagno" (1909) di Richard Emile Miller sono le opere appena restituite a Ca’ Pesaro dopo il Laboratorio di Restauro III, svolto sotto la guida delle docenti Francesca C. Izzo e Teresa Perusini

“In questo laboratorio, il primo della laurea magistrale, gli studenti iniziano ad interfacciarsi veramente con le opere d’arte - spiega Teresa Perusini, restauratrice e storica delle tecniche artistiche -  Alla triennale, negli esami teorici e nei laboratori, hanno imparato la storia, le tecniche artistiche ed i problemi di conservazione. Qui viene data loro una vera opera d’arte, spesso di grande qualità come queste appartenenti alla storica collezione di Ca' Pesaro, della quale debbono redigere la scheda tecnica (sul modello di quelle nazionali approntate dall’ISCR- Istituto Superiore per il Restauro) ed il conservation report".

Sulle opere poi, sotto la guida del docente di restauro, gli studenti eseguono gli interventi necessari per la conservazione e la manutenzione delle opere. Per di più, svolgono una ricerca storico artistica sull’opera ed il suo autore con particolare attenzione agli aspetti tecnici e conservativi, perfezionando così anche la loro competenza nella ricerca negli archivi storici e le biblioteche specialistiche sulle tecniche della pittura.

“I dipinti sono stati prima di tutto studiati attraverso tecniche d'indagine diverse e complementari – racconta Francesca C. Izzo, conservation scientist al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica - si passa da tecniche non-invasive, come ad esempio la riflettografia infrarossa e vari metodi di imaging, al prelievo di micro-campioni che vengono analizzati attraverso tecniche di tipo elementare, spettroscopico e cromatografico. Lo scopo di questo approccio tecnico-scientifico è quello di conoscere le opere da un punto di vista "materico", ossia identificare i materiali usati dagli artisti (la tavolozza, i leganti pittorici, l'utilizzo di vernici); comprendere la tecnica di esecuzione dell'opera  (presenza del disegno preparatorio, successione degli strati pittorici e della preparazione); verificare lo stato di conservazione e l'eventuale presenza di prodotti di degrado dei materiali originali o dovuti a restauri precedenti. Queste informazioni concorrono alla conoscenza dell'opera e sono, inoltre, alla base della redazione di un corretto progetto conservativo, in grado pertanto di rispettare l'opera e la sua storia. Adottiamo un approccio multi- e interdisciplinare che contraddistingue questo laboratorio didattico ed il corso di laurea stesso".

Negli anni scorsi, gli studenti del laboratorio III hanno lavorato su numerose altre opere di Ca' Pesaro, dipinti di famosi artisti a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento: Ippolito Caffi, Emma Ciardi, Alessandro Milesi, Cesare Laurenti, Federico Zandomeneghi, Filippo Palizzi solo per citarne alcuni.

“A cavallo tra Ottocento e Novecento si introducono nella pittura materiali nuovi, che ci presentano problemi inaspettati nel restauro, più rilevanti rispetto alle opere antiche – spiega Matteo Piccolo, uno dei conservatori della galleria di Ca’ Pesaro – La collaborazione con Ca’ Foscari e gli studenti del laboratorio è importante proprio perché ci permette di saperne di più sulle tecniche utilizzate, programmare meglio i lavori di restauro ed essere connessi a una rete di centri e specialisti di altissimo livello. Inoltre, le sperimentazioni svolte durante i lavori di tesi degli studenti ci offrono sempre nuova conoscenza sullo stato delle opere e sulla reazione dei materiali usati rispetto a diversi ambienti. Grazie a uno studio svolto da Ca’ Foscari nel 2011, inoltre, siamo oggi in grado di avviare l’imponente restauro del ciclo Sartorio, un’opera di 200 metri quadrati di superficie presentata alla Biennale del 1907 e realizzata con una tecnica particolare, sulla quale gli scienziati hanno fatto piena luce”.

Alla fine del laboratorio, la ricerca, le analisi ed il lavoro eseguito sulle opere confluisce in un testo scritto che prepara gli studenti a realizzare i report che dovranno essere in grado di eseguire autonomamente nella loro vita professionale.

L’attività didattica e di ricerca svolta sul patrimonio di Ca’ Pesaro è resa possibile da una convenzione tra l’ateneo e la Fondazione Musei Civici di Venezia. Proseguirà con gli studenti della laurea magistrale nella nuova versione interamente in inglese: Conservation Science and Technology for Cultural Heritage.

 

Enrico Costa

foto di Andrea Avezzù