Da Floating Piers alla Mastaba, Christo si racconta agli studenti

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Nel suggestivo Auditorium Santa Margherita, venerdì 19 ottobre ha avuto luogo un nuovo appuntamento di Ca’ Foscari Public Lectures, una serie di conferenze tenute da personalità importanti del mondo della cultura, della scienza e della ricerca.
Dopo i saluti del Prof. Flavio Gregori, Prorettore alle Attività e ai Rapporti Culturali di Ateneo, è salito sul palco Christo, il famoso artista americano di origine bulgara che, dopo una straordinaria carriera, ha di nuovo guadagnato l’attenzione del pubblico italiano e mondiale attraverso la sua ultima installazione sul Lago d’Iseo, intitolata Floating Piers (giugno-luglio 2016).  L’artista, che da anni risiede a Manhattan, ha riassunto velocemente le tappe principali della sua straordinaria carriera. Dalle prime installazioni in California agli esperimenti in Giappone, passando per i famosissimi drappeggi di monumenti a Parigi e Berlino, Christo ha ripercorso gli attimi salienti di un’esperienza artistica cosmopolita, che ha trovato terreno fertile su tutti i continenti.

Più volte, inoltre, ha sottolineato il rapporto personale – e non solo lavorativo – con Jeanne-Claude, sua moglie, deceduta nel 2009. Mentre sullo sfondo scorrevano le fotografie di una vita trascorsa a progettare e realizzare, Christo ha affermato: “Glielo ripetevo sempre: io e Jeanne-Claude eravamo gemelli nati da madri diverse. Eravamo uniti profondamente.”

In seguito, l’attenzione si è spostata su Floating Piers, un percorso di oltre 100mila metri quadri sospeso sulle acque del Lago d’Iseo; una passeggiata unica, frequentata da oltre un milione di persone in meno di due settimane. Un evento travolgente, di cui si è parlato a lungo sui social network e attraverso i media.
“Ci sono progetti che nascono in relazione a determinati luoghi, come nel caso del Bundestag di Berlino”, ha detto l’artista bulgaro. “In altri casi, invece, i progetti nascono come idee che devono trovare un luogo idoneo ad accoglierle.” Ed è ciò che è accaduto a Floating Piers: un’idea nata oltre quarant’anni fa, che per motivi burocratici e tecnici è stata costantemente rimandata sino all’anno scorso, quando le autorità delle città sull’Iseo hanno rilasciato i permessi per la costruzione di una simile installazione. “La nostra idea è stata quella di unire il monte alla città, e l’entroterra di Brescia con l’isola di San Paolo, del tutto priva di collegamenti con la terraferma.” Un lavoro faticoso e delicato, che ha richiesto l’intervento di ingegneri e operai specializzati.

“Queste installazioni non sono mai improvvisate”, ha ribadito più volte Christo nel corso della conferenza. “Dobbiamo provare e riprovare, costruire dei modelli ridotti e calcolare ogni cosa. Per Floating Piers, ad esempio, abbiamo costruito la prima piattaforma galleggiante in una località segreta in Germania, ampliando poi il progetto sul Mar Nero. Quando abbiamo cominciato a lavorare sul Lago d’Iseo, tutti sapevano cosa fare e il lavoro è proceduto velocemente. Alla fine, ogni elemento è stato smontato e riciclato, riconsegnando il Lago alla sua fisionomia originale.”

Christo ha insistito molto sulla complessità di una simile installazione. Sono state coinvolte centinaia di persone: dai sommozzatori agli operai, dalle industrie petrolchimiche alla sicurezza, un vero e proprio capolavoro corale che si è risolto in un successo clamoroso. In conclusione, l’artista bulgaro ha aggiunto: “Questo progetto era in ballo da quarant’anni. Pensavamo di realizzarlo sul Rio de la Plata, a Buenos Aires, o a Daiba, Tokyo; ma i permessi ci venivano sempre negati. Lo scorso anno, però, ho preso una decisione: volevo vedere Floating Piers prima della mia morte. In un certo senso, lo dovevo anche a Jeanne-Claude, la mia compagna di vita.”

La seconda parte della conferenza, invece, si è trasformata in un proficuo dibattito tra la platea e l’artista, che si è mostrato davvero disponibile a parlare di arte, difficoltà tecniche e ostacoli burocratici.
“Se ho mai pensato di lavorare a Venezia? Io sono una persona estremamente realista, e al momento mi sarebbe impossibile. Sono focalizzato sulla Mastaba di Abu Dhabi, che mi tiene occupato anche 14 ore al giorno.”

La Mastaba, altro progetto coraggioso: una piramide trapezoidale, del tutto simile alle prime costruzioni egizie, formata interamente da barili cilindrici. Nel modello studiato da ingegneri ed esperti, sarà più alta della Piramide di Giza e larga quasi quanto la Piazza di San Pietro in Vaticano. “In ogni caso, anche questo prossimo lavoro sarà interamente gratuito, e finanziato solamente dal mio patrimonio personale.”

La gratuità delle installazioni è infatti un tema che sta molto a cuore a Christo. Come Floating Piers, tutte le sue realizzazioni sono state totalmente gratuite e temporanee. “Questo aiuta la libertà dell’arte”, ha ribadito l’artista. “Il fatto che non ci siano sponsorizzazioni mi permette di non essere influenzato da nessuno. E il fatto che le opere siano temporanee impedisce a chicchessia di appropriarsene, magari facendo pagare un prezzo per visitarle. Questa transitorietà non è solo parte dell’arte: la protegge, la difende. Ne è un prerequisito.”

Lavori maestosi, estroversi, ma anche molto complicati. Soprattutto per motivi burocratici. “Spesso le autorità locali non vogliono concedere i permessi per le installazioni, come mi capitò a Barcellona negli anni Ottanta. In altre occasioni, come quando presentai il progetto di rivestimento del Bundestag a Berlino, la questione divenne politica e coinvolse addirittura tutto il Parlamento, e rimase in stallo per molti anni.” Paradossalmente, la parte più dura dell’arte non sta nel suo concepimento, ma nell’accesso burocratico al sito preposto.

Infine, una domanda sull’attualità: “Che cosa penso di internet e della realtà virtuale? Non mi piace stare al telefono, non amo lo schermo piatto. Sento un rapporto viscerale con le cose e con la realtà; non riesco ad affascinarmi alla virtualità della rete. Per questo, forse, continuo ad utilizzare schizzi e modellini, senza ricorrere alla progettazione virtuale; anche i miei progetti hanno bisogno del contatto con la realtà.”

Federico Sessolo