Fucina Arti Performative nel Guatemala di Asturias “… ad Honorem Hombre”

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Dopo l’inaugurazione del progetto e la rappresentazione della tesi di economia dello studente turco Yakitudi Behar, Fucina Arti Performative Ca’ Foscari ha portato in scena uno spettacolo legato al Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, incentrato sulla figura di Miguel Àngel Asturias e al suo rapporto con l’Università di Venezia. Asturias (1899-1974) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo guatemalteco, tra i primi intellettuali a dare visibilità, attraverso la letteratura, sia alle rivendicazioni delle popolazioni indigene, sia al linguaggio e alle rappresentazioni culturali della cultura guatemalteca, dando origine a una nuova corrente stilistica, il “realismo màgico”.

Lo spettacolo, intitolato “Aú…úúy!...Cuác? Cuác! Hipa! Upa!…ad Honorem Hombre 1972/2016” fa parte di un progetto complesso ed impegnativo, ed è stato introdotto da un breve talk aperto proprio dalla direttrice Elisabetta Brusa; come da lei spiegato, Fucina Arti Performative si propone di creare nuove forme di performance mettendo insieme diversi linguaggi creativi, come la danza e la musica, uniti ovviamente alla recitazione. Gli spettacoli si concentrano sulle materie insegnate all'ateneo e sul lavoro di ricerca che vi si svolge, anche per celebrare i 150 anni dell'università, e verranno quindi rappresentati non su un palcoscenico, ma in luoghi significativi dell’ateneo: nell'Aula Magna Ca' Dolfin, ad esempio, venne conferita proprio ad Asturias la prima Laurea ad Honoris Causa, nel 1972.

Anche la professoressa María Del Valle Ojeda Calvo, direttrice Dipartimento Studi Linguistici e Culturali Comparati, ha sottolineato l'importanza di unire trasversalmente la ricerca e l’arte, e allo stesso tempo mettere in contatto studenti di dipartimenti diversi, così che possano scambiarsi le loro esperienze e conoscenze per creare qualcosa di unico e completo.
Nel dipartimento sono insegnate ad oggi ben 20 lingue, e come ha spiegato la professoressa Susanna Regazzoni, docente di Lingua e Letterature Ispanoamericane, gli studi Ispano-americani sono stati introdotti negli anni '50, portando a Ca' Foscari numerosi ospiti illustri, tra cui Asturias; fu grazie all'amicizia col professor Giuseppe Bellini e al supporto del professor Franco Menegalli che il poeta e scrittore si recò a Venezia per tenere una serie di conferenze e lezioni presso l'Ateneo. Fu inaugurata così una stagione eccezionale, carica di attualità e di nuovi  stimoli letterari: attraverso le sue opere infatti, Asturias portò a Venezia ed in tutto il mondo ciò che fino ad allora era stato autoctono, indigeno e locale.

Il discorso del poeta in occasione della cerimonia del 1972, in cui sottolineò il ruolo cruciale dell’Università Ca’ Foscari rispetto alla salvaguardia della ricchissima cultura che da secoli si dispiega nella città, è stato recitato dagli studenti all’inizio dello spettacolo, insieme ad altri brani che illustrano i rapporti tra l’Ateneo e la cultura del Guatemala; nel 2015 infatti, un’altra personalità illustre Guatemalteca è stata ospite a Ca’ Foscari: Rigoberta Menchù Tum, leader pacifista e Premio Nobel per la Pace nel 1992.

I giovani attori hanno portato in scena “Cuculcàn”, una delle leggende raccolte nel libro "Leyendas de Guatemala". È l’unico racconto del libro che Asturias scrisse già come un’opera di teatro, ma al pari delle altre leggende è intriso di una grande forza vitale, incarnata in una natura possente e nei suoi elementi più universali quali il sole, la terra, l'acqua. La narrazione lega la poesia a delirio, fondendo racconti, costumi e sogni di una cultura ricca e molteplice.
I ragazzi di Fucina Arti Performative, hanno saputo trasportarci in questo universo così lontano e diverso, anche grazie ai meravigliosi costumi dai colori sgargianti, realizzati da Elettra del Mistro, e all'aiuto di musica, danza e giochi di luce: le grandi finestre dell'aula magna soni state infatti coperte con tende pesanti, e la luce filtrata, unita agli specchi e alle decorazioni barocche, ha creato un ambiente decisamente “màgico”.

Inoltre, oltre agli effetti audiovisivi computerizzati coordinati da Paolo Mezzalira , era presente anche un marimba, uno strumento musicale diffuso in Sud America, suonato dalla docente del Conservatorio Benedetto Marcello Annunziata Dellisanti, le cui sonorità hanno contribuito a creare un’atmosfera autentica ed avvolgente.  Rachele Airoldi Asturias, in sala durante la performance, descrive così l’evento dedicato al suo avo «Accompagnati dalle dolci note della marimba e da versi di pappagalli tropicali, gli attori sono riusciti a far vivere al pubblico lo stesso sentimento di spaesamento e meraviglia che provarono i primi europei approdati nel Nuovo Mondo per poi accompagnarci dolcemente, tra danze e colori, nella cosmologia indigena maya».

Nello spettacolo, che spesso unisce la recitazione con la danza, le emozioni si susseguono veloci, collera ed amore si intrecciano, accompagnati da un vivido simbolismo e da magie tanto inquietanti quanto affascinanti.

A cura di Teresa Trallori