"Tortura e migrazioni" in occasione della giornata mondiale contro la tortura

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In occasione della giornata mondiale contro la tortura, martedì 26 giugno 2018, l’Università Ca’ Foscari organizza il convegno “Tortura e migrazioni” che prende in esame la tortura, i comportamenti inumani e degradanti nell’ambito delle migrazioni considerando tre momenti-chiave: la tortura nei paesi di origine, durante il viaggio nei paesi di transito, nei paesi di arrivo. Il convegno focalizza l’attenzione su diversi aspetti: le forme e le dimensioni del fenomeno; le problematiche giuridiche, con particolare riferimento al contesto italiano; la dimensione sanitaria, con attenzione alla tutela e alla cura della salute fisica e mentale.
L’evento è organizzato dal Cestudir, in collaborazione con Europe Direct – Consiglio d’Europa e Master sull’Immigrazione.

«Il Cestudir è impegnato da anni sul tema della tortura – spiega Fabio Perocco, docente di Ca’ Foscari e tra gli organizzatori del convegno. – Gli interventi, che prendono in esame la tortura nei paesi di origine, di transito e di arrivo, analizzeranno le cause e le conseguenze sociali di tale fenomeno, sempre più diffuso anche a causa delle politiche migratorie degli stati europei e dell’Ue che direttamente o indirettamente contribuiscono ad alimentarlo, come sottolineato anche dall’Alto Commissariato Onu per i diritti umani e dal Comitato Onu contro la tortura. Si focalizzerà l’attenzione sulle diverse problematiche giuridiche, con particolare riferimento al contesto italiano, nonché sulla dimensione sanitaria, con attenzione alla tutela e alla cura della salute fisica e mentale».

Marianella Piratti, dell’Università di Padova, terrà un focus su Migrazioni in Africa e divieto di tortura tra tutele formali e principio di effettività e sottolinea che «in Africa il sistema continentale di protezione dei diritti umani contempla il divieto di tortura e alla prevenzione della tortura sono state dedicate specifiche politiche, tuttavia permangono forti criticità in merito all’effettivo godimento di diritti umani formalmente sanciti».

Carlo Bracci, dell’Associazione Medici contro la Tortura, nel suo intervento Da vittima a testimone: il percorso di rinascita del sopravvissuto alla tortura spiegherà come «perdita di fiducia negli esseri umani, vergogna di essere sopravvissuti, disturbi della memoria, crisi di depersonalizzazione, che caratterizzano le condizioni delle vittime di tortura, sono spesso incompatibili con i tempi e i criteri del procedimento che porta al diritto di asilo, specialmente dopo le recenti modifiche che colpiscono in  particolare le persone rese più fragili dalle violenze subite».

Per Salvatore Geraci, della Caritas di Roma, «le recenti Linee di indirizzo per il Servizio Sanitario Nazionale per interventi a favore di chi ha subito violenza intenzionale, tortura, stupro, costituiscono una sfida per la sanità pubblica, perché se da una parte recuperano un metodo di lavoro pluridimensionale e multiprofessionale, dall’altra c’è una progressiva coartazione del servizio pubblico per mancanza di risorse umane ed economiche. Le Linee prevedono che ogni territorio si doti di percorsi adeguati, unica garanzia per una equa e capillare risposta alla presenza diffusa della popolazione interessata, ma ciò si scontra con diversa sensibilità istituzionale, differente organizzazione del sistema e priorità assistenziali che possono risentire del clima culturale e politico non sempre ben disposto nei confronti degli stranieri».