La Grande Guerra delle donne romene: mostra fotografica a CFZ

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La Regina Maria e Principe Nicola tra i bambini orfani. Foto del Museo Nazionale di Storia della Romania

Durante la tragica esperienza della Prima Guerra Mondiale, le donne ebbero un ruolo di primo piano sia prendendo il posto degli uomini all'interno delle famiglie e delle fabbriche, sia partecipando in prima linea al conflitto.
L’università Ca’ Foscari ospita nella sede di CFZ una mostra documentaria e fotografica sulle donne romene del 1916-18 che, insieme alle loro contemporanee, dimostrarono di essere e di poter fare molto più di quanto la società aveva loro permesso fino a quel momento. Curata da Monica Negru e Cornel-Constantin Ilie, la mostra si inaugura martedì 3 luglio alle ore 18 e sarà aperta al pubblico fino al 19 luglio.

La sconfitta dell’esercito romeno alla fine del 1916 fu seguita da uno dei momenti più tragici della storia della Romania. Confrontandosi con l’avanzata degli Imperi Centrali e con l’occupazione nel sud del Paese, compresa la città di Bucarest, le autorità, l’esercito e buona parte della popolazione preferirono ritirarsi in Moldavia, in condizioni particolarmente difficili. Coloro che sono sopravvissuti al viaggio non trovarono una situazione migliore in Moldavia. La mancanza di ripari, di medicinali, di ospedali e di medici creò nella mente dei contemporanei l’immagine di «un inferno immenso e terribile». Il numero dei rifugiati in Moldavia, secondo le statistiche, ammontava a 1,5 milioni di persone messe a dura prova dall’inverno particolarmente rigido del 1916–1917 e dalla comparsa di malattie.

Facendo fronte a mancanze notevoli, medicine, bende, letti, viveri, un gran numero di medici e infermiere sacrificò la vita per fare il proprio dovere.
In mancanza degli uomini partiti sul fronte o caduti in guerra, le donne dovettero confrontarsi con tutte le difficoltà della vita. Venne fondata, su iniziativa di alcune donne dell’alta società, la Società Ortodossa Nazionale delle Donne Romene, un’associazione culturale e religiosa che aveva lo scopo di aiutare gli orfani di guerra, i poveri e i malati di Bucarest.

Nei territori occupati le suore di carità potevano entrare nei campi di concentramento dei prigionieri romeni, con un ruolo importante come assistenti e nel mantenere alto il morale dei detenuti.
Le donne scozzesi, guidate dalla dott.ssa Elsie Inglis e note come ‘le pernici grigie’, aprirono un primo ospedale da campo per curare i feriti, dove la dott.ssa Inglis arrivò ad operare anche per 38 ore senza interruzione.

Anche la Chiesa ortodossa partecipò alla guerra. Il monastero Agapia fu un centro importante per la fabbricazione delle fasce e delle garze; qui lavoravano circa 600 monache, mentre al monastero Vorona fu organizzato un orfanotrofio per 400 bambini.

Le signore dell’alta società ebbero un ruolo di punta nella Croce Rossa Romena, e seguirono l’esempio della Regina Maria di Romania. La Regina contribuì in maniera importante a sollevare il morale dei feriti e s’impegnò a organizzare il servizio di ambulanza che doveva trasportare i feriti dal fronte. Una delle sue attività abituali era visitare i feriti, compresi i malati di tifo esantematico, correndo rischi immensi, accompagnata da uno dei suoi figli o figlie. Così descrive, lei stessa, le sue compatriote:
«Le donne di Romania, questo coraggioso secondo esercito [...], le incontravo dovunque andassi, queste piccole luci di amore e dedizione [...]. Al freddo, nella neve e nel fango, al caldo e nella polvere, a camminare, a prescindere da quanto fossero lunghe e difficili le strade, andavano nei campi di prigionia, mantenendo vivo il coraggio di chi aveva la sorte più triste. In quell’inverno del 1917 vidi donne lavorare giorno e notte negli ospedali senza riscaldamento, medicare la più tremenda delle infezioni, sgobbare, curare, confortare. Tendo le mani a voi, oh!, donne della Romania, madri, mogli e sorelle degli eroi, perché anche voi siete delle fondatrici, ognuna ha messo la propria pietra per alzare il maestoso edificio della nostra grande Romania, rinforzata con il sangue dei nostri caduti, consacrata attraverso le migliaia di sacrifici, purificata dalle lacrime che avete versato».

Tra i volti in mostra a CFZ ci sono: Elena Caragiani, prima donna aviatore romena e una delle prime donne laureate in Giurisprudenza. Dopo l’entrata in guerra chiese il permesso di arruolarsi come aviatore, ma le fu negato. Si iscrisse allora come infermiera nella Croce Rossa; Calypso Botez, professoressa e leader del movimento femminista che durante la Prima Guerra Mondiale ricoprì la carica di presidente della Croce Rossa di Galaţi e fondò, assieme a diverse attiviste per i diritti delle donne, l’Associazione per l’Emancipazione Civica e Politica delle Donne Romene; la principessa Olga Sturdza, che nel 1918 fondò un orfanotrofio nel palazzo della sua famiglia a Miroslava e, naturalmente, la Regina Maria, presente per portare conforto nelle file più avanzate tra i combattenti nelle trincee, negli ospedali, tra i feriti e i malati.

Centenario della Grande Guerra e dell’Unità della Romania
Donne in guerra
(1916–1918)

Dal 3 al 19 luglio 2018
Presso: CFZ- Cultural Flow Zone - Zattere al Pontelungo, Dorsoduro 1392, Venezia
Vernissage: 3 luglio ore 18.00
Orari
Lun/Sab 10.00 - 19.00
Dom 15.00 - 19.00

Ingresso libero