Cambiamento climatico: scienziati vs negazionisti

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La città di Venezia ci spinge a riflettere sul cambiamento climatico ogni giorno: è una città che è sempre stata esposta a fenomeni naturali singolari come l’acqua alta, e vi si è sempre adattata, superandoli facilmente; il cambiamento climatico è, però, un “threat multiplier”, un moltiplicatore di minacce: non produce nuovi terrificanti fenomeni, semplicemente rende molto più potenti e devastanti quelli che già esistono: l’acqua alta quindi, che nell’antichità non ha mai rappresentato un pericolo per Venezia, potrebbe rivelarsi una catastrofe nei prossimi decenni.

Michael E. Mann, climatologo e geofisico statunitense, direttore dell'Earth System Science Center presso la Pennsylvania State University, è stato recentemente ospite a Ca’ Foscari, in conversazione con Carlo Barbante, Presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima, CNR - IDPA Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali, Università Ca' Foscari Venezia, e Jaroslav Mysiak, direttore del dipartimento “Risk Assessment and Adaptation Strategies”, dell’”Euro-Mediterranean Center on Climate Change Foundation”.

Oggi la negazione del cambiamento climatico, specialmente nell’ambiente politico degli Stati Uniti, è sempre più rilevante, e l’elezione del Presidente Donald Trump ha dato un enorme slancio a questa corrente negazionista.
Mann è categorico nell'affermare che la realtà è una sola: il cambiamento climatico esiste e non ci può essere nessun dialogo con chi si ostina a negare l’evidenza. Certo, nel mondo della scienza nulla è sicuro al 100% ed esiste sempre una componente di incertezza nelle ricerche sperimentali, ma ormai gli esempi sono così numerosi che secondo lo scienziato ritenere false queste teorie è equivalente a ritenere falsa la teoria della gravità.

In un solo anno, il 2017, gli Stati Uniti hanno subito la più devastante inondazione della storia del Paese, provocata dall’uragano Harvey, in Texas, e sono stati colpiti dalle più potenti tempeste mai formatasi nell’Oceano Atlantico e in quello Pacifico, gli uragani Irma e Patricia.
Nello stesso anno Porto Rico è stato devastato dall’uragano Maria, uno dei più violenti della storia dell’isola che ha causato numerose vittime e ha privato moltissimi cittadini di acqua ed elettricità per mesi. La spiegazione di questi fenomeni, sempre più pericolosi e potenti, può essere racchiusa in un semplice principio di termodinamica: più calore si accumula sulla superficie dell’Oceano, più energia hanno le tempeste.

Inoltre gli stravolgimenti climatici non sono un problema isolato: la scarsità di risorse, provocata da siccità e disastri naturali, crea competizione e conflitti, che possono degenerare in problemi di carattere internazionale. Secondo Mann non si può parlare di crisi migratoria senza tener conto dei problemi ambientali, dato che moltissime persone che arrivano in Europa sono rifugiati climatici, o scappano da zone in cui la povertà è acuita da condizioni climatiche estreme. Paesi stravolti da disastri naturali inoltre avranno meno risorse per contrastare minacce all’ordine pubblico o associazioni terroristiche, creando situazioni di tensione e pericolo a livello di sicurezza internazionale.

Negli Stati Uniti, in particolare, il negazionismo climatico è dovuto anche a interessi economici. Uno degli esempi più allarmanti è Scott Pruitt, Repubblicano e “General Attorney” dell’Oklahoma: da anni nega l’impatto dei gas serra sul riscaldamento globale, smantellando lentamente la struttura di leggi a tutela dell’ambiente che le amministrazioni precedenti avevano costruito. Tutta la sua carriera politica è stata supportata dalle Koch Industries, una delle multinazionali del petrolio più potenti al mondo.
In altri casi, ugualmente allarmanti, i politici dichiarano che il cambiamento climatico è irreversibile - inutile tentare di combatterlo sforzandosi di produrre energie sostenibili - e che tassare le industrie più inquinanti provocherà solo disagi economici senza creare benefici concreti.

Di fronte alla portata e moltitudine di questi “fatti alternativi” gli scienzati, secondo Mann, hanno una grandissima responsabilità. Dovranno diffondere le loro teorie non solo nelle università, ma anche negli spazi pubblici, rivolgendosi anche a coloro che le reputano false per avere un impatto ben maggiore di quello attuale. È necessario agire a livello politico, e anche riuscire a diversificare le voci che promuovono il pensiero ambientalista: attori, imprenditori e religiosi possono unirsi al movimento, usando la loro influenza per convincere e stimolare più persone possibile a far sentire la loro voce, e ad agire concretamente per il bene del pianeta.

A cura di Teresa Trallori