Una Gioventù bruciata all'iraniana: una coppia di antieroi, due giovani disadattati, Mansur e Kamrân, apatici e privi di interesse alla vita, trovano la via della morte l'uno smettendo di nutrirsi fino a morire di fame, l'altro in un assurdo incidente [a cui in realtà scampa, anche se il critico non sembra essersene accorto, ndr]. E la società iraniana, tra compassione, indifferenza e repressione, non sempbra interessata a capire i fermenti e la spinta all'autodistruzione dei suoi figli.

 

NALAS-E AMEEGHDeep Breath di Parviz Shahbazi

Una Gioventù bruciata all'iraniana. Un pizzico di novità rispetto ai soliti film iraniani preda del neorealismo campagnolo e populista. Qui siamo piuttosto di fronte all'inedito tentativo di un noir urbano su una coppia di antieroi, due giovani disadattati, Mansour e Kamran, apatici e privi di interesse nella vita. Kamran abbandona l'università e poi smette addirittura di nutrirsi, fino a morire di fame in una pensioncina; il compare si trastulla con atti di piccolo vandalismo, ma poi sembra riscattarsi quando incontra la studentessa Ayda. È amore vero, ma come in ogni noir che si rispetti il Fato è in agguato e la catastrofe finale s'impone (peraltro gia anticipata nella sequenza d'apertura).

Vettore del dramma è un bacino d'acqua delimitato da una diga, trasparente metafora di intrappolamento e di no way out per questi giovani ribelli senza causa. La società adulta iraniana, tutt'attorno, un po' compatisce un po' se ne frega un po', quando si scoccia, interviene per reprimere (l'ottuso padrone della pensioncina che non vuole grane, le autorità scolastiche che espellono Ayda). Comunque non è interessata a capire i fermenti e la spinta all'autodistruzione dei suoi figli, e anzi, come Saturno, sembra volerli divorare. Membri dell'upper class di Teheran, capelli lunghi e cellulare, i due non comunicano coi genitori, e per divertimento rapiscono una donna sulla sua auto. La notte brava si copre di sfumature ironiche, quando un ladro (un ladro vero, un poveraccio) ruba il telone dell'auto dove stanno dormendo. Il road movie ha come meta allegorica di speranza e liberazione una montagna tra le nevi: ma la diga è in agguato.

Ci sono anche inediti sottintesi omosessuali: nella stanza vicino a quella dei due amici abitano due gemelli chiaramente effeminati, coi capelli lunghi e senza baffi. La contestazione ad una società maschilista e autoritaria passa anche per questi tratti fisionomici. E d'altronde, per poter vedere finalmente la chioma sciolta di Ayda, Mansour deve diventare matto, entrare di nascosto in una casa, perché il tabù sessuale è totale.

Gli unici momenti di solidarietà e comprensione riguardano del resto, come in un film di Nick Ray, i giovani, giovani perlopiù di fattezze femminili. E se la morte per media di Kamran si colora di sfumature inquietanti nel rifiuto radicale che dimostra della società, la meccanica assurda dell'incidente finale che chiude tragicamente la storia della coppia in fuga non è invece privo di (involontaria) ironia: ci si mettono di mezzo una cassetta musicale (simbolo nel film di ribellione e di identità giovanile — Ayda la ascolta di continuo) che cade sul tappetino dell'auto e un tunnel bricconcello. Più interessante forse da un punto di vista sociologico che artistico, è comunque un film insolito nel monotono panorama iraniano.

A.M