Huang Zuolin (1906-1994) è, insieme a Jiao Juyin, uno dei registi teatrali piú importanti nel teatro moderno (huaju) del ventesimo secolo. Dopo le prime esperienze negli ambienti teatrali amatoriali di Tianjin, la città natale, nel 1925 parte per Birmingham, dove intraprendere studi commerciali.

HUANG ZUOLIN

 

 


Huang Zuolin (1906-1994) è, insieme a Jiao Juyin, uno dei registi teatrali piú importanti nel teatro moderno (huaju) del ventesimo secolo. Dopo le prime esperienze negli ambienti teatrali amatoriali di Tianjin, la città natale, nel 1925 parte per Birmingham, dove intraprendere studi commerciali. In Inghilterra scrive alcune commedie umoristiche e dopo l'incontro-rivelazione con George Bernard Shaw, che definirà sempre "il maestro del mio illuminismo", decide di abbandonare gli studi e di dedicarsi esclusivamente alla carriera teatrale. Nel 1936, durante gli anni di dottorato a Cambridge, Huang legge la traduzione inglese del saggio di Bertolt Brecht "Effetti di straniamento nell'arte scenica cinese", composto dal drammaturgo tedesco dopo aver assistito ad un'esibizione di Mei Lanfang, il celebre attore di Opera di Pechino, a Mosca nel 1935. L'incontro con Brecht sarà decisivo per la carriera di Huang.

Dopo i primi anni di insegnamento a Chongqing, presso l'Accademia Nazionale, dove introduce il sistema Stanislavskij, nel 1940 il regista si trasferisce a Shanghai e, soprattutto negli anni della Compagnia del Duro Lavoro (Kugan jutuan, fondata nel 1942), inizia gradualmente ad avvicinarsi a metodi di rappresentazione non-realisti e non-stanislavskiani.

Con l'avvento della Repubblica Popolare (1949), Huang partecipa alla fondazione del Teatro d'Arte del Popolo di Shanghai (Shanghai renmin yishu juyuan), di cui nel 1960 diverrà direttore. Nel 1951 introduce per la prima volta in maniera ufficiale il teatro epico-documentaristico di Piscator e Brecht al personale del teatro, ed inizia ad applicarne le tecniche narrative e "stranianti" nella regia di alcune opere.


Nel 1959 realizza la prima produzione cinese di un testo brechtiano, Madre Coraggio e i suoi figli (Danda mama he ta de haizimen), e nel 1962, ad una conferenza a Canton, pronuncia un discorso-spartiacque (Sulla visione teatrale/Mantan xijuguan) in cui mette per la prima volta in discussione la supremazia del modello realista e stanislavskiano proponendo, in alternativa, il modello brechtiano e la rivalutazione del patrimonio nazionale, in particolare l'arte di Mei Lanfang. Questa proposta si svilupperà in seguito in una teoria detta "sintesi dei tre sistemi" (san jiehe).

Negli anni successivi, Huang continua a pubblicare saggi relativi al teatro epico e alle sue possibili applicazioni, meritandosi di conseguenza il nomignolo di "Brecht cinese", e alterna produzioni realiste e "ortodosse" ad esperimenti con tecniche anti-illusioniste. Inizia anche ad interessarsi a Goldoni e alla Commedia dell'Arte italiana.


Nel 1978, dopo le persecuzioni subite durante la Rivoluzione Culturale (1966-1976) a causa delle sue tendenze "esterofile e moderniste", Huang realizza Il poema simbolico della nuova lunga marcia (Xin changzheng jiaoxiang shi), la sua centesima regia, e l'anno successivo, insieme a Chen Yong, presenta a Pechino una versione di Vita di Galileo (Jialilüe zhuan) che riscuote un successo senza precedenti e provoca intensi dibattiti, a causa degli espliciti riferimenti alle tragedie del decennio rivoluzionario e dell'uso dell'opera brechtiana come strumento di decostruzione del mito di Mao Zedong. Il motivo della "caccia alle streghe" e della persecuzione degli intellettuali sarà ripreso, inoltre, nel 1981, con una produzione del Crogiuolo di Arthur Miller (che il regista aveva incontrato due anni prima) dal titolo Le streghe di Salem (Saleimu de nü wu).


In questi anni Huang si interessa anche ad altri modelli sperimentali, come il teatro povero (kugan xiju) di Grotowski e la eukinetics (youdong xue) di Kurt Jooss, che applicherà nel Sogno cinese (Zhongguo meng, 1987), una delle sue ultime regie. Si assiste, inoltre, ad un recupero delle ricerche compiute sul teatro shakespeariano sin dai tempi di Cambridge nella regia della Leggenda delle Mani Insanguinate (Xueshou ji, 1986), una versione kunqu (uno stile di opera tradizionale) di Macbeth, che sarà presentata l'anno seguente al Festival di Edimburgo.

Negli ultimi quindici anni di carriera, inoltre, Huang sistematizza alcuni contributi teorici tuttora ritenuti fondamentali nella storia del teatro moderno: la già citata sintesi dei sistemi dei "tre grandi maestri del realismo" (Brecht, Stanislavskij, Mei Lanfang), il "teatro epico alla cinese" (Zhongguoshi de shishiju) e soprattutto il concetto di teatro xieyi (xieyi xijuguan), un termine derivato dalla pittura tradizionale cinese, spesso tradotto, in campo teatrale, coi termini "simbolico", "intrinseco", "essenziale". L'estetica xieyi rappresenta il culmine di oltre cinquant'anni di esplorazione e combinazione delle forme drammatiche occidentali e dell'estetica tradizionale, e costituirà anche la base di esperienze posteriori tra cui quella di Gao Xingjian. Huang Zuolin è anche autore di una dozzina di lungometraggi (realizzati prevalentemente a Shanghai negli anni trenta e quaranta).

Bibliografia
Hsia, Adrian, "Huang Zuolin's Ideal of Drama and Bertolt Brecht". In Constantine Tung; Colin Mackerras (eds.) Drama in the People's Republic of China, Albany, State University of New York Press, 1997, pp. 151-162.
Huang Zuolin, Wo yu xieyi xijuguan (Io e il concetto di teatro xieyi), Beijing, Zhongguo xiju chubanshe, 1990.
Ferrari, Rossella. "Verso una nuova concezione teatrale: Huang Zuolin e la xieyi xijuguan", Asiatica Venetiana, 6, 2001/2002, pp. 111-138.

Rossella Ferrari