Mou Sen, nato nel 1963, rappresenta quella che si puó definire come la seconda fase dello sviluppo del teatro d'avanguardia (xianfeng xiju o qianwei xiju) in Cina, una forma di teatro che prosegue, rielabora e in un certo senso estremizza il lavoro di precursori come Gao Xingjian e Lin Zhaohua, e precede (rifiutandola) l'apertura popolare e il ricongiungimento postmoderno tra cultura d'elite e di massa che caratterizza la produzione di Meng Jinghui dalla metà degli anni Novanta sino ad oggi.

 

MOU SEN

 

 


Mou Sen, nato nel 1963, rappresenta quella che si puó definire come la seconda fase dello sviluppo del teatro d'avanguardia (xianfeng xiju o qianwei xiju) in Cina, una forma di teatro che prosegue, rielabora e in un certo senso estremizza il lavoro di precursori come Gao Xingjian e Lin Zhaohua, e precede (rifiutandola) l'apertura popolare e il ricongiungimento postmoderno tra cultura d'elite e di massa che caratterizza la produzione di Meng Jinghui dalla metà degli anni Novanta sino ad oggi.

Durante gli anni di studio all'Università Normale di Pechino (Beijing shifan daxue), Mou fonda la Compagnia Sperimentale "Rana" (Wa shiyan jutuan), insieme a Meng Jinghui ed altri attori semi-professionisti e amatoriali, con cui realizza versioni "povere" e sperimentali di opere di Ionesco, O'Neill, ed altri autori, che restano comunque appannaggio di un pubblico estremamente ristretto. Insieme a Meng Jinghui, viene invitato ad intraprendere un addestramento professionale all'Accademia Teatrale Centrale di Pechino (Zhongyang xiju xueyuan) ma, contrariamente al primo, rifiuta, deciso a restare indipendente e ad operare al di fuori delle istituzioni artistiche tradizionali.

Nel 1993, insieme al poeta Yu Jian, procede ad un esperimento di recitazione e training della durata di quattro mesi con quattordici studenti dell'Accademia Cinematografica di Pechino (Beijing dianying xueyuan) che diverrà una sorta di esperienza mitico-mistica, o comunque un punto di svolta, nell'immaginario teatrale contemporaneo. Il training duro e incessante, l'enfasi sul corpo e sulla liberazione dell'istinto, la segretezza, il rapporto di estrema comunione (talvolta idolatria) tra attori e regista, e la povertà dei mezzi ricordano senza dubbio il teatro-laboratorio di Jerzy Grotowski, mentre altri hanno paragonato l'esperimento al teatro della crudeltà di Artaud. L'esito dell'operazione è, infatti, una (s)composizione ispirata all'opera di Gao Xingjian L'altra riva (Bi'an, 1986) intitolata Una discussione grammaticale dell'Altra riva (Guanyu Bi'an de hanyu cixing taolun), "dramma in versi postmoderno" (Houxiandai shiju), un tripudio di grida, gesti, e movimenti eseguiti tra labirinti intricati di funi e ammassi di fogli di giornale basata principlamente sull'improvvisazione, l'istintualità e il coinvolgimento emotivo degli interpreti. Sul processo di realizzazione della performance è stato anche girato un documentario, L'altra Riva (Bi'an/The Other Bank, 1993/94), di Jiang Yue.

Successivamente Mou fonda l'"Officina Teatrale" o "Teatro-Garage" (Xiju chejian), la prima (ed unica) compagnia cinese completamente indipendente, ed inizia a collaborare con videoartisti come Wu Wenguang e Jiang Yue, e la coreografa Wen Hui del Laboratorio "Danza di Vita" (Wudao Shenghuo Gongzuoshi), realizzando opere incentrate sul linguaggio fisico, la confessione, lo shock emotivo e l'improvvisazione, che si avvicinano sempre più a forme come l'happening o la performance art (xingwei yishu).


Esempi di questa tendenza sono A che fare con l'Aids (Yu Aizi youguan, 1994), che in realtà con l'Aids non ha quasi nulla a che fare, e soprattutto il successo internazionale File Zero (Ling dang'an, 1994), dall'omonimo poema di Yu Jian, co-prodotto e presentato per la prima volta al Kunsten Festival des Artes di Bruxelles. Nonostante Mou tenda sempre a negare ogni affiliazione o motivazione politica, e soprattutto qualsiasi interpretazione del testo come metafora della violenza insensata e meccanica di Tian'anmen, File Zero rappresenta indubbiamente un'aperta denuncia alla tendenza della macchina statale cinese, o forse universale, alla robotizzazione dell'essere umano, alla catalogazione dei propri cittadini come anonimi e sterili file-zero, appunto, da sacrificare all'occorrenza (vedi la scena "vegetal-gore" che conclude la performance, con pomodori e mele lanciati dentro a un enorme ventilatore industriale che li riduce in poltiglia, ne spruzza i succhi e ne scaglia i pezzi in tutte le direzioni). Di conseguenza, la "storia della nascita", la "storia della crescita", la "storia dell'amore romantico" e la "vita quotidiana" di un individuo qualunque diventano soltanto un incessante susseguirsi di pensieri sconnessi, ripetizioni, frasi mozzate, inventari spersonalizzati ed alienanti di oggetti, emozioni, dati, informazioni, dettagli assurdi e insignificanti.

Nel 1995 Mou presenta L'aringa rossa (Hong feiyu), da un testo di Jean-Jacques Varoujean, al Tiny Alice Festival di Tokyo, grazie ad un finanziamento della Japan Foundation, e nel 1996 L'ospedale (Yiyuan) al Festival Theater der Welt di Dresda. Ironicamente, nonostante il crescente successo internazionale soprattutto dovuto alla fama di "artista dissidente" che Mou si è creato all'estero, in patria le sue produzioni estremamente "oscure" riscuotono sempre meno consensi (A che fare con l'Aids è un fiasco clamoroso). Dopo Qingshu/Tell yourself free! del 1997, il regista interrompe la propria attività teatrale, anche se una recente collaborazione con Lin Zhaohua fa pensare, forse, ad un ritorno.

Bibliografia
Mou Sen, "File 0: A Theatre Poem" (trd. Cheung Fai), Theatre Forum, Winter-Spring, 1996, pp. 11-21.
Salter, Denise, "China's Theatre of Dissent: A Conversation with Mou Sen and Wu Wenguang", Asian Theatre Journal, 13: 2, 1996, pp. 218-228.
Wu Wenguang, "Ling dang'an: Cong shi dao xiju. Fangwen Yu Jian he Mou Sen" (File Zero: Da poesia a teatro: intervista a Yu Jian e Mou Sen), in Meng Jinghui (ed.), Xianfeng xiju dang'an (Files di teatro d'avanguardia), Beijing, Zuojia chubanshe, 1999, pp. 338-346.
Yu Jian, "Guanyu Bi'an de yihui hanyu cixing taolun" (Una discussione grammaticale dell'Altra riva), Jinri xianfeng, 1, 1994, pp. 65-83.

Rossella Ferrari