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05 Set 2024 10:00

International conference COMPARATIVE AESTHETICS OF DICTATORSHIPS

Aula Baratto - Ca’ Foscari

La conferenza "Comparative Aesthetics of Dictatorships" (Estetica comparata delle dittature) esplora la relazione bidirezionale tra politica ed estetica: in che modo le dittature utilizzano l'arte/letteratura/cultura per affermarsi e perpetuarsi e, viceversa, in che modo l'arte/letteratura/cultura riflette le esigenze delle dittature?

I dittatori non governano solo con la forza. Si affidano anche alla propaganda, per diffondere il loro messaggio - la ragion d'essere ideologica della loro leadership - al popolo. Tuttavia, per raggiungere qualsiasi tipo di stabilità - continuità politica, legittimità giuridica e unità sociale - una dittatura richiede una trasformazione più profonda della società. Ciò che viene richiesto, non è un semplice indottrinamento ideologico (combinato con l'applicazione e la minaccia della violenza istituzionale), né semplicemente una nuova forma di organizzazione sociale, ma piuttosto la compenetrazione di entrambi: la costruzione di una nuova realtà in tutti i suoi aspetti materiali e ideativi. È necessario un nuovo modo di vivere collettivo. Un tale cambiamento culturale non è mai imposto unilateralmente dall'alto - semplicemente non funzionerebbe per un periodo di tempo prolungato - ma trova sostegno nelle speranze e nelle paure della popolazione. Le dittature giocano e manipolano gli affetti consci e inconsci preesistenti, cercando di cooptare la popolazione in una partnership creativa in cui il popolo è illuso da se stesso e dagli altri. Il risultato è la continua co-creazione delle dinamiche del regime.

Il processo in questione si fonda su un importante senso di natura estetica: è sostenuto da quello che si potrebbe definire un algoritmo narrativo, che rifonde le storie che la nazione racconta su se stessa e in tal modo trasforma l'autocomprensione della nazione. In altre parole, la nuova società - la sua politica, l'economia, il diritto, la scienza, l'educazione, l'arte e la letteratura - non è generata semplicemente da un modo diverso di fare le cose, ma anche dalla produzione e dalla riproduzione di un insieme di significati di nuovo conio, una nuova comprensione del passato, del presente e del futuro.
Questo nuovo sistema semiotico comprende praticamente tutti gli ambiti della vita; e quanto più viene socialmente messo in atto e psicologicamente interiorizzato, tanto più diventa potente. Intesa in questo modo, ogni dittatura è a suo modo un'opera d'arte totale, un Gesamtkunstwerk che integra tutta la vita sociale sottoponendola (o almeno cercando di sottoporla) alle regole di un unico campo semantico.

Con l'eccezione della Corea del Nord, nessuna delle dittature "classiche" è sopravvissuta nel XXI secolo. Tuttavia, vi sono molti regimi post-totalitari che presentano ancora molti dei tratti distintivi dei loro predecessori, come la Cina e la Russia. Inoltre, diverse strategie di messaggistica e dispositivi retorici tipici del totalitarismo - come il culto del leader, le teorie del complotto, il capro espiatorio e la critica all'establishment, nonché il nazionalismo etnico e la discriminazione razziale - hanno trovato spazio nella politica contemporanea mainstream, in particolare nel trumpismo e in altre varietà di populismo. Un'estetica comparata delle dittature promette quindi di generare intuizioni significative non solo sul passato, ma anche sul nostro presente.

Comitato organizzatore
Henk de Berg: h.de.berg@sheffield.ac.uk
Evgeny Dobrenko: evgeny.dobrenko@unive.it
Alessandro Farsetti: alessandrofarsetti@unive.it

Con la collaborazione di University of Sheffield e Thyssen Foundation
 

Lingua

L'evento si terrà in inglese

Organizzatore

Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, ProgettoEccellenzaDSLCC2023

Allegati

locandina/poster 814 KB
Programma/Programme 686 KB

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