Rigo nuovo Presidente dell’Associazione Internazionale di Studi Bizantini

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E’ il prof. Antonio Rigo il nuovo Presidente dell’Associazione Internazionale di Studi Bizantini, dopo essere stato già Presidente dell’Associazione Nazionale. 

In occasione del XXIV Congresso, il 26 agosto l’Assemblea Generale dell’AIEB, costituita dai Presidenti dei diversi comitati nazionali, lo ha eletto quale Presidente dell’Association Internationale. 

La missione dell’associazione è di promuovere gli studi in queste discipline, di coordinare le ricerche e i progetti di bizantinistica e di organizzare ogni cinque anni il Congresso Internazionale.

Il prof Rigo, docente di Filologia Bizantina è diventato così il primo italiano ad avere mai assunto tale incarico. All’inizio del suo mandato egli ha riaffermato la volontà di restare fedele alle linee guida tradizionali dell’Associazione, già espresse nello statuto al momento della fondazione, ma allo stesso tempo ha espresso la necessità di dover affrontare due sfide che appaiono decisive per il presente: 1. le opportunità e le risorse per i giovani ricercatori, che tra l’altro rappresentano dal punto di vista numerico la grande maggioranza dei bizantinisti; 2. La questione del patrimonio nei suoi molteplici aspetti e implicazioni. A tal fine l’AIEB opererà con uno strumento finalizzato a tal scopo (quale la Commission for Development) e con un’opera di networking e di progettazione specifica. 

Il 27 agosto scorso si era infatti concluso nel campus di San Giobbe, dopo una settimana di lavori tra Venezia e Padova, il XXIV Congresso Internazionale di Studi Bizantini. Dal 1924, quando a Bucarest si tenne il primo, la tradizione dei congressi nei quali ogni cinque anni studiosi di tutto il mondo si riuniscono per confrontarsi sui risultati delle ricerche e su progetti nel campo della bizantinistica non si è mai interrotta per quasi un secolo, se non negli anni della Seconda Guerra Mondiale. L’Italia era stata per due volte sede di tali congressi, a Roma nel 1936 e a Palermo nel 1951. Il Congresso appena concluso è stato quindi soltanto il terzo svoltosi in Italia, ben settant’anni dopo l’ultima edizione nel nostro paese. Anche in questa occasione, forse per strane coincidenze offerte dal destino, ciò è avvenuto in una situazione non ordinaria per l’organizzazione e, più in generale, per il contesto storico mondiale. Così nel 1936 il Congresso a Roma si svolse in condizioni politico-economiche tragiche, a seguito della sventurata avventura fascista della guerra d’Etiopia e della firma dell’Asse Roma-Berlino, e nel 1951 il Congresso di Palermo prese il posto di quello previsto a Vienna, che non si tenne a causa delle vicende politiche e diplomatiche successive al secondo conflitto mondiale. Anche lo scenario in cui si è svolto il XXIV Congresso è stato difficile, e per molti bizantinisti addirittura tragico dal punto di visto storico, politico e persino esistenziale. 

"Il XXIV Congresso è stato di per sé un considerevole successo – spiega il prof. Rigo - sia per la perfetta logistica e organizzazione a Venezia e a Padova, come è stato sottolineato da più parti, sia per i contributi e i risultati offerti dai circa 1500 interventi che si sono succeduti nel corso della settimana. Va aperta una breve parentesi e va opportunatamente ricordato che lo studio di Bisanzio interessa un’area che va dall’Europa Orientale e i Balcani, alla Russia, al Caucaso e al Vicino Oriente, attualmente una delle zone “di frattura” sicuramente più visibili. La conoscenza del passato storico, culturale e religioso di quest’area fornisce in primo luogo gli strumenti indispensabili per la lettura e un’effettiva comprensione del presente”. 

“I diversi contributi al Congresso Internazionale – aggiunge il docente - hanno saputo illustrare in modo incisivo il crescente ampliamento del concetto stesso di 'studi bizantini', con una forte attenzione all'interdisciplinarità e ai rapporti incrociati tra i diversi campi della disciplina, in primo luogo l’archeologia e la storia dell'arte e la loro interazione con le cosiddette scienze dure e con le nuove tecnologie per la ricerca contemporanea. L’importanza evidente della scienza e della tecnologia per l'archeologia è così anche applicata fecondamente alla storia con lo studio dei cambiamenti climatici e l'impiego di software specifici agli studi storici ma anche a quelli storico-artistici, filologici e letterari che stanno producendo un decisivo rinnovamento delle conoscenze".

Il prossimo Congresso Internazionale si svolgerà a Vienna nel 2026.

Federica Ferrarin