Dall'e-learning nuova vita all'estinto cuneiforme

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Foto: particolare della Tavoletta del Diluvio, Ninive, VII secolo a.C. ©Trustees of the British Museum

Nuova vita all’estinta scrittura cuneiforme. Grazie alla didattica online oggi si contano forse più iscritti a un singolo corso introduttivo prodotto a Ca' Foscari che specialisti in grado di decifrare le tavolette conservate al Louvre o al British Museum. Ne parliamo con Paola Corò, assiriologa e docente a Ca’ Foscari, ideatrice del Cunei-Lab offerto gratuitamente online dalle piattaforme MOOC ok.unive.it ed eduopen.<wbr />org.

In due anni, 400 alunni desiderosi di conoscere una scrittura estinta. Si è fatta un’idea di dove nasca tale curiosità?

Quando abbiamo progettato questi primi corsi MOOC l’obiettivo era quella di dare vita a prodotti promozional-culturali di alta qualità, aperti a tutti e capaci di offrire una panoramica delle potenzialità (anche quelle più ‘particolari’) dell’offerta formativa cafoscarina. Pensavo che Cunei-Lab sarebbe stato destinato a un bacino di potenziali studenti cafoscarini, alle prese con la compilazione del piano di studi e con il problema di capire cosa si sarebbe fatto in un corso di Assiriologia e come prepararsi ad affrontarlo. Il risultato è stato invece assolutamente sconcertante: tra i corsisti di Cunei-Lab c’erano casalinghe, un ingegnere spazialeappassionato di tutto ciò che è scoperta ed espressione umana’, insegnanti, e anche ‘solo un vecchio curioso’.

Ad accomunarli il desiderio di conoscere … “ho visto il titolo, e mi sono scritta d’impulso!” ha scritto una studentessa. Forse lo stesso ‘impulso’ che ha fatto scegliere anche a me di dedicare i miei studi a questa disciplina tanti anni fa. Forse anche, come ancora i corsisti hanno detto nei forum, la voglia di mettersi in gioco e imparare qualcosa di cui si sente molto parlare in questi anni e si conosce poco: “Della Mesopotamia, prima di iniziare questo corso, sapevo che vi erano due fiumi e una torre. Ora ho scritto il mio nome in cuneiforme. Forse mi sono fatto una vaga idea di come è nata la scrittura. Di sicuro per quattro settimane mi sono divertito e impegnato, la mia bimba ha già deciso che da grande vuole fare "Il Sumero”… C’è  stata anche una notevole partecipazione di insegnanti di scuola (dalle elementari alle superiori) e questo significa che forse nelle scuole se ne parlerà di più.

Utilizzata per tremila anni e poi sepolta nei secoli. Come è stato riscoperto e decifrato il cuneiforme?

La decifrazione del cuneiforme è storia tutto sommato recente e risale al 1857 quando i quattro principali studiosi del tempo sottoposero alla Royal Asiatic Society ciascuno la propria traduzione di un lungo testo cuneiforme che recava la narrazione delle gesta militari di uno dei re assiri; le 4 versioni furono talmente concordi da decretare l’atto ufficiale della decifrazione.

Ma anche gli assiriologi hanno la loro ‘stele di Rosetta’ che è rappresentata dall’iscrizione rupestre di Behistun nell’attuale Iran, una trilingue in antico persiano, babilonese ed elamico, del re achemenide Dario I: sir Henry Rawlinson, arrampicandosi rocambolescamente sulla rupe che lo ospita, ne copiò il testo nel 1835 e la versione antico-persiana, in particolare i nomi propri e la titolatura ufficiale del sovrano, hanno funto da guida per la lettura dei segni cuneiformi.

Quali gli interrogativi aperti? Cosa potrebbero rivelare i documenti ancora non decifrati e tradotti?

Le collezioni cuneiformi nei Musei europei e del mondo contano centinaia di migliaia di tavolette cuneiformi in attesa di essere lette, per non parlare di quelle che ancora sono da scavare. Si spazia dalla letteratura, alla matematica, dalla contabilità spiccia e i documenti giuridici ai testi astronomici e alla medicina: c’è moltissimo ancora da scoprire sulle civiltà che hanno fatto uso del cuneiforme.

Ad esempio, al momento sto studiando un gruppo di tavolette cuneiformi inedite conservate al British Museum che ci raccontano aspetti della vita dei ‘sacerdoti’ del tempio di Uruk, una città del sud della Mesopotamia, al tempo in cui ormai i Seleucidi già regnavano sulla Babilonia. Incontriamo individui che, non troppo diversamente da oggi, facevano affari vendendo e comprando terreni edificabili e case in città, con un occhio attento ad accaparrarsi quelli che si affacciavano sui corsi d’acqua o sulla via processionale, e vere e proprie famiglie che detenevano il monopolio dell’esercizio di particolari cariche.

Le tavolette sono ricche di particolari: delle proprietà in vendita, ad esempio, sappiamo con precisione le dimensioni, le caratteristiche (ad esempio, “una casa edificata, con architrave e serratura installata”) l’orientamento, il quartiere della città in cui erano collocate, e perfino i nomi dei proprietari dei lotti confinanti. L’importanza della parola scritta è sottolineata dal fatto che in caso di reclamo avverso a un titolo di proprietà fosse richiesto di esibire come prova i documenti (scritti) che ne attestavano la legittimità.

In ottobre alla World Conference on Online Learning porterà il Cunei-Lab come caso di studio sull’innovazione nella didattica. Cosa rende speciale questo metodo di insegnamento?

Il mio lavoro nel gruppo e-learning di Ateneo, in particolare per i rapporti con EduOpen, mi ha dato l’opportunità di parlare delle iniziative di e-learning di Ca Foscari sia alla multiconferenza sull’e-learning che in varie altre occasioni di confronto con i rappresentanti di piattaforme europee e non solo.

A Roma, l’anno scorso, i miei ‘esperimenti di didattica innovativa’ hanno attirato l’attenzione di Contact North Ontario e sono stati pubblicati nella loro Pocket of Innovation Series come esempio di best practice worldwide. Sulla scorta di questo, ad ottobre a Toronto porterò la mia esperienza cafoscarina di blended e online (MOOC) alla conferenza mondiale sull’e-learning che si intitola Teaching in a Digital Age!

L’aspetto davvero speciale di questo modo di fare di didattica è che è una sfida che ti impone di ripensare radicalmente obiettivi, finalità, modalità dell’interazione con la classe e di rimettere al centro i bisogni educativi dello studente secondo un’ottica nuova. Da un paio d’anni emergeva con forza, dai questionari di valutazione della didattica compilati dagli studenti l’esigenza di colmare alcune lacune pregresse e dalle chiacchierate in classe risultava la fatica di imparare una lingua e un nuovo sistema di scrittura in poco tempo, senza riuscire a sedimentare, piano piano, le conoscenze acquisite.

Bisognava intervenire in qualche modo. L’ho fatto aderendo alla call di Ateneo per il blended, prima, e poi partecipando al bando per i MOOC. Ora gli studenti hanno un ruolo molto più centrale nel processo di apprendimento: la maggior parte degli argomenti di cui discutiamo in classe partono dalle esercitazioni individuali e collaborative che svolgono nella fase di ‘aula virtuale’, che ha una tempistica più elastica rispetto alle due ore frontali di lezione; hanno a disposizione in Moodle un’area dedicata esclusivamente al gruppo classe, in cui possono confrontarsi liberamente, nei tempi e spazi che preferiscono. Il tempo aula in presenza è ridotto ma l’aula virtuale si dilata ben oltre il tempo stimato e gli studenti mi hanno anche raccontato di avere creato gruppi whatsapp o Facebook autogestiti per confrontarsi sui temi del corso.

Tutto questo poi ritorna in classe, secondo un approccio decisamente di tipo più bottom-up, con domande, suggerimenti, confronto; anche la valutazione, sul fronte del docente, ne trae giovamento, perché non si basa più esclusivamente sulla prova scritta finale ma include tutto il percorso formativo, le esercitazioni fatte di volta in volta, i contributi al dibattito sui temi del corso.

Ciò che all’inizio mi preoccupava di più, ‘non vedere la mia classe’, insomma, la sfida della classe ‘virtuale’ è risultato l’elemento più arricchente di questo nuovo modo di fare didattica, in cui gli studenti sono molto più attivi e partecipi nel processo di apprendimento. E non dimentichiamo che l’Ateneo ha recentemente attivato un progetto pilota di formazione dei docenti sull’innovazione didattica.