Acquacoltura di precisione per portare in tavola pesce sano e sostenibile

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L'impianto di troticoltura in cui sono stati installati i sensori per le sperimentazioni del progetto GAIN

Gran parte del pesce che consumiamo è allevato, metà proviene dall’Asia. Per l’Europa è strategico investire per aumentare la produzione da acquacoltura, salvaguardando il benessere degli animali e garantendo profitti adeguati agli operatori.

Per questo ha finanziato attraverso il programma Horizon 2020 il progetto europeo GAIN, coordinato da Ca’ Foscari, che sta mettendo a punto processi e modelli gestionali innovativi per eco-intensificare l’acquacoltura.

Il progetto sta considerando diversi aspetti della filiera produttiva: dalla produzione del mangime, al riuso degli scarti di produzione, senza trascurare gli aspetti normativi che, attualmente, pongono alcuni limiti alla messa in opera dei principi dell'economia circolare in questo settore nei paesi dell'Unione Europea.

A questa sfida partecipano 21 università e aziende da Europa, Canada, Cina e Stati Uniti, coordinati da Roberto Pastres, professore di Ecologia al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di Ca’ Foscari.

Un tassello importante verso l'intensificazione ecologica è rappresentato dalla messa a punto di modelli gestionali innovativi, basati sui principi dell'acquacoltura di precisione. Così come accade oggi in agricoltura e altri settori zootecnici, grandi insiemi di dati (Big Data), raccolti grazie a sensori o satelliti, vengono processati mediante modelli, fornendo agli allevatori, a distanza e in tempo reale, informazioni utili ad ottimizzare la gestione degli allevamenti: si ottiene così un aumento del benessere delle specie allevate, si riducono gli sprechi e al consumatore arriva un prodotto sano con un impatto ambientale minore.

Tra i primi banchi di prova, un allevamento italiano, in provincia di Trento. Gli scienziati di Ca’ Foscari, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di Trento e la Troticoltura Leonardi di Preore, hanno elaborato un sistema sperimentale di monitoraggio dell’allevamento basato sulla raccolta di dati legati sia alla qualità dell’acqua sia all’attività dei pesci.

Un dispositivo, sperimentato per la prima volta in troticoltura, monitora in tempo reale il peso dei pesci, senza bisogno di prelevarli, diminuendo quindi lo stress per gli animali. Due sensori rilevano ogni ora una serie di parametri dell’acqua, quali temperatura, ossigeno disciolto, pH, concentrazione di ammonio.

Dai dati vengono elaborati dei modelli di comportamento dei pesci (un po’ come dai nostri dati le piattaforme social desumono le nostre preferenze) che permetteranno di aiutare l'acquacoltore nella gestione del suo impianto. In particolare, nelle decisioni che deve prendere per la somministrazione del cibo e per l'aggiunta di ossigeno in acqua, due importanti voci di spesa.

“I primi risultati sono molto incoraggianti, - spiega il coordinatore, Roberto Pastres, - riusciamo a modellare la dinamica dei principali processi metabolici e quindi identificare margini di miglioramento del processo di allevamento. Rispetto a paesi quali la Norvegia, l’acquacoltura italiana è un settore fatto di piccole realtà, spesso familiari, che dispongono di una capacità limitata di investimento. Questo progetto può aprire la via alla messa a punto di sistemi di gestione innovativi a basso costo, indicando come, combinando sistemi di monitoraggio in continuo e modellistica, si possano aumentare i profitti e diminuire i carichi ambientali”.

Un altro tassello della intensificazione ecologica è la riduzione di componenti derivati da pesca industriale nei mangimi, sostituendoli con micro- e macro-alghe e materie seconde, quali gli scarti dell’industria alimentare.

La sperimentazione di mangimi innovativi, prodotti dalla ditta portoghese SPAROS, è in corso anche in Italia: i primi risultati indicano accrescimenti della trota iridea simili a quelli ottenuti con i mangimi ora in uso. Il quadro sarà completato mediante la determinazione di parametri fisiologici, in grado di evidenziare eventuali effetti negativi sul benessere dei pesci e, infine, da una valutazione dell’impatto ambientale dei nuovi mangimi, mediante l’Analisi del Ciclo di Vita.

Enrico Costa