A tu per tu con gli Alumni del Collegio Internazionale #1

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In una serie di interviste, alcuni membri del Club Alumni del Collegio Internazionale Ca' Foscari raccontano il ruolo giocato dal Collegio nel loro percorso. Oggi conosciamo Giovanni Montanari, della primissima coorte di collegiali.

Mi chiamo Giovanni Montanari, mi sono laureato a Ca’ Foscari in Economia e Commercio nel novembre 2015, e sono entrato in Collegio nel 2012, l’anno in cui è stato istituito. Ci sono arrivato quasi per caso, in Collegio: per quanto l’idea e la struttura mi affascinassero, avevo deciso di prenotare le vacanze post-maturità e di non candidarmi; l’esame d’ingresso mi pareva troppo impegnativo e non ero sicuro ne valesse la pena. Alla fine mi hanno trovato loro, e al termine del processo di selezione mi son ritrovato inaspettatamente a San Servolo. A posteriori, è stato un bel colpo di fortuna. Erano i primissimi tempi e si cercava di costruire il Collegio vicendevolmente, tanto noi studenti quanto la direzione. Il percorso era meno strutturato di ora, non c’erano minor o scelte particolari da effettuare. Eravamo una ventina di studenti, credo tutti con una borsa di studio, e l’offerta multidisciplinare era unica: cultura mediorientale, storia economica, alfabetizzazione finanziaria, un incentivo allo studio delle lingue straniere e allo sviluppo delle cosiddette competenze trasversali. Rispetto ad altre scuole superiori —e forse parzialmente di proposito— l’offerta non era molto organica e mancavano ancora dei corsi di approfondimento nelle nostre aree di formazione.

Cos'è stato per te il Collegio? Quali aspetti dell’esperienza d’eccellenza collegiale sono stati più significativi per te e per il tuo percorso?

Il Collegio per me è stato prima di tutto un’esperienza umana. Ha contribuito a rendere l’esperienza universitaria molto più ricca rispetto a una mera sequenza di corsi ed esami, facendomi scoprire una moltitudine di eventi, presentazioni e mostre che caratterizzano un lato spesso meno conosciuto dell’università, una maniera più completa di vivere l’accademia, una spinta a investire in scambi all’estero e scuole estive. Poi, chiaramente, c’è stata l’esperienza di vita comune, sull’isola, con studenti in aree completamente diverse dalla propria. È stato divertente e formativo, l’isola ti accomuna e ti definisce, devi fronteggiare problemi inaspettati che mai ti saresti nemmeno immaginato, c’è bisogno di mediazione. E c’era Venezia, da vivere dal privilegiato punto di vista di San Servolo. Personalmente ho un bellissimo ricordo della mia triennale anche grazie al Collegio. Tanti rapporti di allora sono diventati amicizie che durano inalterate a dieci anni di distanza, insensibili al tempo e alla distanza. Sono grato a Ca’ Foscari per questa bella esperienza.

Che impatto ha avuto su di te la multidisciplinarietà che caratterizza il Collegio?

La multidisciplinarietà del Collegio è duplice: tanto le lezioni si collocano a cavallo di più discipline, quanto gli studenti che le seguono provengono da aree di studio e interesse diverse. È stimolante e affascinante potersi confrontare su temi spesso diversi da quelli coperti in aula, parlare di Dostoevskij con uno studente di letteratura e cultura russa, partecipare a una mostra o frequentare la Biennale con una studentessa di storia dell’arte, o discutere di politica cinese con sinologi che hanno vissuto molteplici esperienze in Cina. C’erano anche gli studenti di filosofia, di chimica, informatica... Ovviamente le persone superficiali non scarseggiano nemmeno fra gli studenti con un ottimo libretto, eppure mediamente in Collegio ho trovato persone genuinamente appassionate e disposte a mettersi in discussione. Credo siano loro, gli appassionati e i curiosi, quelli che più possono beneficiare da questa esperienza e coloro ai quali sono rivolte le lezioni interdisciplinari. Trovo che l’università oggi prediliga l’iperspecializzazione e si siano parzialmente persi l’istruzione e il dialogo su temi culturali di più ampio respiro. Le lezioni del Collegio cercano di colmare queste lacune, di sensibilizzare gli studenti su temi di interesse generale integrando il curriculum di laurea più classico. 

E ora? Di cosa ti occupi?

Attualmente sto perseguendo un dottorato in Economia a New York, presso la New York University, focalizzandomi prevalentemente su temi di organizzazione industriale e sugli effetti dell’abbondanza di informazione nel nostro quotidiano quando l’attenzione a disposizione di ciascuno di noi è limitata. Dopo i primi due anni di triennale a Venezia, inframezzati dall’esperienza della Ca’ Foscari - Harvard Summer School, ho trascorso un anno in Erasmus in Inghilterra — un’esperienza arricchente che continuo a raccomandare a chiunque. Durante quell’anno in scambio mi fu chiara l’intenzione di intraprendere il percorso accademico. Dopo alcune schiette discussioni con i miei professori di Economia a Venezia (nonché l’allora Direttrice del Collegio) ho scelto di iscrivermi alla laurea magistrale in Economia dell’Università Bocconi, un programma di formazione collaudato che mi è servito come trampolino di lancio per il dottorato negli Stati Uniti. Per consolidare ulteriormente la mia candidatura —il PhD americano è un processo abbastanza laborioso e competitivo— tra la magistrale e l’inizio del dottorato ho lavorato un ulteriore anno come assistente di ricerca in università.

Perché secondo te un ragazzo/una ragazza oggi dovrebbe candidarsi al collegio?

Sarò parziale a causa del mio vissuto, ma credo che il punto di forza del Collegio, il suo vantaggio comparato se vogliamo, stia nella vocazione interdisciplinare che porta a stretto contatto studenti da molte aree diverse. Essere esposti a un percorso di formazione eclettico e variegato diventa sempre più fondamentale per differenziarsi in un contesto in cui sempre più persone conseguono la laurea, e le competenze che si sviluppano interagendo con persone con una prospettiva diversa dalla propria sono sempre più apprezzate. Allo stesso tempo, l’esperienza collegiale stimola a vivere in maniera più attiva e consapevole l’offerta universitaria, approfittando di ogni opportunità e con una preferenza per i percorsi internazionali. I corsi contano fino a un certo punto, l’importante è l’attitudine con cui si affronta l’istruzione. In questo, il Collegio è stata un’esperienza illuminante per distinguere con chiarezza il merito convenzionalmente identificato dai risultati accademici (forse necessari, certo non sufficienti) da una visione del merito più profonda, più orientata alla società, fatta di competenza ma anche di apertura mentale, di senso civico, improntata alla discussione e al confronto. Col senno del poi, la candidatura l’avrei inviata subito.

Per conoscere meglio il Collegio Internazionale di Ca' Foscari visita il sito web www.unive.it/collegiointernazionale
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Rachele Svetlana Bassan