Università e aziende: stampa 3D per la conservazione dei beni culturali

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Come coniugare scansione 3D e foto-modellazione digitale con la conservazione del patrimonio culturale e l’accessibilità museale?  Due laureande del corso di laurea magistrale in Conservation Science and Technology for Cultural Heritage dell’Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con due importanti aziende stanno studiando come rendere più resistenti e duraturi manufatti prodotti attraverso stampa 3D e quindi consentirne un utilizzo più estensivo nell’ambito del restauro e della produzione di copie per percorsi didattici.

Federica Biasiolo e Veronica Monti, seguite dalla prof.ssa Elisabetta Zendri e dalla dr.ssa Dafne Cimino, collaborano con FabLab Venezia e con Nadir s.r.l., due importanti aziende che stanno sviluppando e sperimentando nuove applicazioni nell’ambito della manifattura additiva/stampa 3D. Nel corso del loro progetto di tesi affrontano il tema della durabilità dei manufatti stampati e di trattamenti che ne possano migliorare le performance.

Nell’officina creativa di FabLab Venezia (VEGA – Parco Scientifico Tecnologico) sono stati creati dei campioni combinando i processi di stampa additiva Fused Filament Fabrication (FFF) con il trattamento con plasma freddo a pressione atmosferica, tecnologia sviluppata in anni di ricerca dall’azienda Nadir s.r.l (Venezia).

Questa tecnica, assolutamente innovativa, è in grado di migliorare l’adesione tra gli strati di acido polilattico (PLA) utilizzato nella stampa 3D e di depositare un coating protettivo durante la fase di stampa, consentendo la creazione di oggetti molto più resistenti agli agenti atmosferici e all’usura. Questo progetto offre l’opportunità di estendere il tema del Hybrid Additive Manufacturing, recentemente affrontato da Nadir nell’ambito di progetti europei, integrando più tecnologie in un’unica piattaforma per la stampa 3D.

In altre parole, si dà concretezza alla possibilità di integrare e restaurare opere d’arte esposte all’ambiente esterno e produrre copie di manufatti resistenti all’usura e utilizzabili nei percorsi museali, in particolare rivolti agli ipovedenti

La ricerca include anche un’attenzione particolare all’utilizzo di materie prime a basso impatto ambientale e per questo viene studiato e confrontato il comportamento di manufatti ottenuti da stampa 3D con PLA di sintesi e PLA di origine naturale, derivato dalla fermentazione della canna da zucchero. 

 “L’utilizzo della stampa 3D nel campo dei Beni Culturali è un argomento che ci ha sempre affascinato e quando ci è stata offerta la possibilità di collaborare con diverse realtà per sperimentare queste nuove tecnologie, l’abbiamo accolta con grande entusiasmo ed interesse. Questa esperienza ci dà inoltre l’opportunità di operare in un team multidisciplinare e di confrontarci con esigenze e conoscenze diverse”, dicono Federica e Veronica, già al lavoro presso FabLab Venezia e nei laboratori di ricerca del gruppo di Scienze per la Conservazione del Campus Scientifico di Mestre.

 “Questa progettualità è stata un’occasione interessante per sviluppare una virtuosa collaborazione tra un’azienda indipendente, uno spin-off e la realtà accademica. Le competenze tecniche sviluppate da Fablab Venezia hanno raccolto l’interesse e l’intraprendenza delle giovani studentesse e della loro relatrice traducendosi in una ricerca applicata di alto livello con ricadute concrete nei settori dell’Heritage e della manifattura additiva e tornando a porre l’attenzione sull’importanza del dialogo tra impresa e università”, racconta Andrea Boscolo, lab manager e co-fondatore del laboratorio.

Elisabetta Zendri, coordinatrice del corso di laurea in Conservation Science and Technology for Cultural Heritage aggiunge: “L’introduzione di nuovi materiali e nuove tecnologie nell’ambito dell’arte e della conservazione deve essere sostenuto dalla ricerca scientifica. Il nostro corso di laurea prepara gli studenti ad affrontare l’innovazione e a dirigerla per rendere la conservazione del nostro patrimonio sempre più efficace. Possiamo anche andare oltre con lo sguardo e pensare che questa occasione sia un modo per coinvolgere gli artisti e i designer nella ricerca, proponendo e studiando con loro e con Aziende innovative come FabLab Venezia e Nadir nuovi materiali e nuove tecniche di produzione delle opere d’arte.”

Federica Scotellaro