Clima, 4 cafoscarini nella lista Reuters dei 1000 scienziati più influenti

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Photo by Marco Verch, CC-BY 2.0 license

L’Università Ca’ Foscari Venezia è l'istituzione di ricerca italiana maggiormente rappresentata nella Reuters “Hot List”, la lista delle scienziate e degli scienziati più influenti al mondo nel campo degli studi sui cambiamenti climatici, pubblicata in questi giorni su reuters.com. Su 1000 studiosi che operano a livello globale e 20 in istituzioni con sede in Italia, tra cui la FAO e il centro della Commissione europea JRC di Ispra, l’ateneo è rappresentato da ben quattro docenti di Economia ambientale.

Al 591° posto troviamo Enrica De Cian, professoressa al Dipartimento di Economia, coordinatrice del dottorato in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici e principal investigator del progetto ERC Energy-a.

Carlo Carraro, professore al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, vice-presidente del gruppo di lavoro sulla mitigazione dei cambiamenti climatici dell’Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC, e membro del comitato strategico del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici - CMCC, è al 609° posto.

Francesco Bosello, professore al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica, coordinatore della divisione su impatti e politiche del CMCC e co-direttore dello European Institute on Economics and the Environment è 874°.

Carlo Giupponi, professore al Dipartimento di Economia, 941°, è dean della Venice International University e co-coordinatore del Research Institute for Complexity di Ca’ Foscari.

Inoltre, gli scienziati Silvio Gualdi (837°) e Antonio Navarra (841°) del CMCC sono membri del collegio didattico del dottorato del master di ricerca in Scienza e Gestione dei Cambiamenti Climatici di Ca’ Foscari.

La lista, come chiarisce Reuters, non pretende di identificare i “migliori” o i “più importanti”, ma tenta di misurare e costruire un ranking basato sull’influenza degli studiosi che si occupano di cambiamenti climatici.

Per farlo, combina tre graduatorie. La prima prende in considerazione la quantità di articoli scientifici prodotti sul tema, esaminando titoli e abstract delle pubblicazioni. Il secondo aspetto è legato alle citazioni, con un meccanismo che tiene conto della performance relativa alla media nella disciplina di riferimento.
L’aspetto innovativo è rappresentato dalla terza dimensione presa in esame, volta a misurare la risonanza che lo studio ha ottenuto sia in ambito accademico che politico e sociale. Ogni lavoro, infatti, ottiene un punteggio, chiamato Altmetric, relativo ai risultati in termini di visibilità mediatica, documenti di policy, riscontri sui social media. Questa metrica, spiega Reuter, intende misurare l’influenza del lavoro scientifico nel mondo non accademico, di tutti i giorni.