Guerra e Balcani raccontati in fumetti: conversazione con Aleksandar Zograf

condividi
condividi

Da un diario abbandonato che racconta i bombardamenti di Belgrado durante la seconda guerra mondiale a un graphic novel esposto nella biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America a Washington. Questo è solo uno degli esempi dei lavori di Aleksandar Zograf, fumettista serbo che trasforma in vignette gli episodi anonimi e dimenticati di storie individuali, per raccontare gli eventi storici che hanno segnato l’Europa, in particolare l’Europa dell’est.

Aleksandar Zograf, pseudonimo di Saša Rakezić, nato nel 1963 a Pančevo in Serbia, è uno dei maggiori esponenti internazionali del graphic journalism e sarà ospite a Ca’ Foscari il 7 Dicembre alle 17.30 in Aula Baratto per la presentazione del suo ultimo lavoro tradotto in lingua italiana, ll quaderno di Radoslav e altre storie della II guerra mondiale (001 edizioni, Torino 2021). L’evento è promosso da “Incroci di civiltà - Writers in conversation” e “Venezia legge i Balcani”, iniziativa volta a promuovere la conoscenza delle culture e delle lingue legate all’area dell’ex Jugoslavia, con il coordinamento di Marija Bradaš, professoressa di letteratura serbo-croata. L’incontro sarà guidato dal curatore del libro Eugenio Berra e dall’autore della prefazione Marco Abram (Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa). L’evento si svolgerà esclusivamente in presenza ed è necessario prenotarsi qui.

Attraverso trenta fumetti e un lungo racconto autobiografico dedicato a suo nonno, membro del movimento clandestino di resistenza e internato in un campo per prigionieri politici, il libro racconta le vicende tragiche della seconda guerra mondiale a partire da microstorie di persone che hanno tentato di opporsi al proprio destino. Due esempi sono il poeta ebreo-magiaro Miklos Radnoti, che ha composto poesie durante il suo internamento in un campo di lavoro in Serbia, e la giovane ebrea Hilda Dajč, le cui lettere mandate di nascosto da un campo di concentramento belgradese in cui operava come infermiera volontaria sono state ritrovate da Zograf. La raccolta offre uno spaccato sulle vicende che hanno segnato l’Europa negli anni 1941-1945, in particolare in una regione spesso trascurata dalla memoria collettiva come quella dei Balcani, e ha il merito di avvicinare il lettore agli eventi del conflitto attraverso una prospettiva umana e personale.

Con otto libri tradotti in italiano, Zograf è un autore molto presente nel nostro panorama editoriale: collabora infatti da quasi vent’anni con «Internazionale»e «Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa». I suoi fumetti appaiono in Serbia sulla rivista belgradese «Vreme». Zograf è diventato noto al pubblico italiano attraverso le sue “Lettere dalla Serbia. Un fumettista sotto le bombe” del 1999, che racconta i bombardamenti NATO sulla Serbia. Al centro dei suoi fumetti ci sono per la maggior parte avvenimenti storici, anche tragici. Zograf crea i suoi racconti illustrati a partire da piccoli oggetti come libri, diari, foto e ritagli di giornale trovati in mercatini delle pulci, che colpiscono la sua attenzione, ma anche a partire da ricerche storiche e di archivio. Il focus è sempre sulle storie dimenticate o trascurate della piccola gente, che sfuggono alla memoria collettiva. 

L’abbiamo intervistato per cafoscariNEWS.

La storia che dà il titolo al volume, ll quaderno di Radoslav, è esemplificativa del suo modo di procedere. Come è nata?

“Dopo il bombardamento di Belgrado da parte degli alleati nel 1944, un certo Radoslav (non sappiamo neppure il suo cognome) decide di scrivere la storia della sua vita, probabilmente solo per sfogarsi, senza nemmeno sapere che qualcuno l’avrebbe mai letta, figuriamoci illustrarlo in una forma di fumetto! Durante la guerra Belgrado fu bombardata prima dai nazisti e poi dagli alleati che bombardarono i nazisti, mancando la maggior parte degli obiettivi militari, e uccidendo invece i civili. Non è mai stato veramente spiegato, ma gli americani (anche alcuni inglesi) furono mandati dalle basi in Italia meridionale fino alla Romania, dove bombardarono i campi petroliferi controllati dai nazisti. Se non buttavano tutte le bombe, lanciavano le rimanenti sulle città jugoslave, per fare danni alle truppe naziste. Erano bombardamenti a tappeto, quindi nelle zone cittadine densamente popolate, come Belgrado, a morire erano soprattutto i civili. La gente si trovava in una situazione kafkiana: aveva la sensazione di essere messa in pericolo sia dalle truppe di occupazione naziste, sia dagli aerei degli alleati. Gli scritti personali come quello di Radoslav offrono uno sguardo su come la gente comune si sentiva in quella condizione. Quando ho trovato questo diario semi-anonimo in una bancarella di libri ho pensato che fosse una testimonianza perfetta da trasformare in un fumetto”. Questa storia è stata inclusa in una mostra all’interno della biblioteca nazionale della Serbia e ha girato diverse città e istituzioni come la Biblioteca del Congresso a Washington, la più grande al mondo. 

Di seguito una vignetta tratta da "Il quaderno di Radoslav"

Come mai ha deciso raccontare soprattutto eventi storici attraverso i fumetti?

“Il mondo di oggi è stato plasmato da ciò che è successo negli anni ‘40 sia in senso negativo che positivo: questo si vede soprattutto nei Balcani, un luogo segnato da fin troppi eventi drammatici. La situazione di questo territorio negli anni ‘90, durante la scissione della Jugoslavia, è stata plasmata da ciò che è successo 50 anni prima. Alcune persone sono state vittime per la seconda volta o hanno cercato di vendicarsi di qualcosa che le loro famiglie hanno vissuto. Non abbiamo del tutto superato ciò che è successo in passato, la seconda guerra mondiale è stata un periodo molto traumatico, e quindi importante a livello di massa, soprattutto in Europa. Questo guardarsi indietro, attraverso il racconto, è stato anche un tentativo da parte mia di capire cosa è successo e, da un punto di vista personale, di approfondire quello che è successo ai miei nonni, che erano membri del movimento di resistenza clandestino e che hanno rischiato la loro vita per aiutare gli altri.”

Quali sono le difficoltà e i vantaggi di raccontare eventi storici attraverso i fumetti rispetto ad altri mezzi di comunicazione? Quali elementi attraggono il lettore?

“C’è qualcosa di molto diretto nel modo in cui il fumetto colpisce nostra attenzione. In passato, era di solito un mezzo dedicato allo "spettacolo" e all'"azione", a volte anche intese in modo infantile. Ma negli ultimi decenni abbiamo scoperto che i fumetti possono trattare diverse questioni, anche serie. Oggi non è più considerato uno scandalo parlare di storia, scienza, filosofia sotto forma di fumetti. Anzi, la combinazione di illustrazioni e testo sono un ottimo strumento se si vuole raccontare fatti storici: arriva in modo rapido al lettore, che può facilmente scorrere avanti e indietro tra le tavole. Il fumetto può risultare più agevole di un libro o un filmato di lunga durata e non c’è nulla di male in questo. Due delle storie della mia raccolta sulla Seconda Guerra Mondiale che presenterò a Ca’ Foscari sono state acquistate dal Museo della Jugoslavia a Belgrado. Questo mi sembra un segno importante, visto che le istituzioni scientifiche o culturali raramente prendevano in considerazione fumetti nei loro fondi, almeno in Serbia. Qualsiasi forma di espressione è valida per diffondere le proprie idee e raccontare storie.”

Le sue illustrazioni non riguardano però solo eventi storici o autobiografici, ma anche sogni, o meglio, visioni ipnagogiche ovvero quelle allucinazioni che appaiono alla mente al momento dell’addormentamento o del risveglio. Quali sono le sue fonti di ispirazione? 

“Trovo ispirazione nelle cose più marginali, e mi piace viaggiare e incontrare altre persone e conoscere le loro opinioni, a volte invece studio sui libri o in archivio. Inoltre, continuo a scrivere i miei sogni: credo che ci sia molto potere nel sognare - alcune delle esperienze più intense che ricordo sono accadute in diversi stati di sogno.”

Foto di Saša Rakezić, in arte Aleksandar Zograf

Federica Biscardi