Fucina Arti performative, al via il 28 febbraio con ‘1913. Un turco a Venezia’

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Fucina Arti performative, evoluzione del progetto Cantiere Teatro Ca’ Foscari, rappresenta un nuovo percorso aperto a tutti coloro che desiderano entrare nell’universo del teatro ed esplorare la propria creatività, guidati da giovani professionisti come Elettra Del Mistro e Paolo Mezzalira.

La prima esperienza della Fucina si lega ai 150 anni di Ca’ Foscari e consiste nella messa in scena di otto tesi di laurea provenienti dagli otto Dipartimenti odierni, per celebrare così la conoscenza che si è sempre sviluppata nell’Ateneo, ma anche per dare uno spaccato della vita accademica di vari periodo storici.

Ogni tesi avrà come regista uno degli studenti storici e già laureati del Cantiere, così che possano seguire e creare il proprio spettacolo, esponendosi e sviluppando un’opera in prima persona; durante questi spettacoli avremo inoltre la possibilità di intrecciare più linguaggi attraverso la collaborazione col Conservatorio Benedetto Marcello e con l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
«L’idea dietro a questo progetto è che in fondo l’Università Ca’ Foscari di oggi, con i suoi professori e i suoi studenti, è frutto della sua Storia e dei protagonisti del passato, e i testi che si metteranno in scena sono nostro patrimonio: senza di essi non avremmo nulla da raccontare», racconta la professoressa e regista Elisabetta Brusa, responsabile del progetto.

La prima tesi, essendo Ca’ Foscari nata come Scuola di Commercio, sarà quella riguardante le finanze turche elaborata dallo studente turco Yakir Behar, nel 1913. "1913. Un turco a Venezia' sarà curata da Gianni Morandini e andrà in scena mercoledì 28 febbraio alle ore 18 in Auditorium Santa Margherita (ingresso libero). « È una delle prime tesi scritte a Ca’ Foscari - spiega Elisabetta Brusa - e sarà rappresentata all’interno di una drammaturgia che permetterà all’Università stessa di raccontarsi, attraverso la visione degli studenti di ieri e di oggi; saranno portati in scena momenti quotidiani e allo stesso tempo importantissimi, come la lettura della tesi da parte di Yakir ai propri compagni, il confronto coi docenti, la verifica del proprio lavoro con l’allora professore Luigi Luzzatti, uno dei fondatori dell’Università».

Il secondo spettacolo riguarderà invece una tesi sulle leggende del Guatemala, e coinvolgerà quindi il dipartimento di Studi Linguistici e culturali comparati; Ca’ Foscari fu una delle prime università ad introdurre e promuovere studi di lingue e letterature postcoloniali ed ispano-americane, e nel 1972 lo scrittore e poeta premio nobel Miguel Angel Asturias ricevette dall’Ateneo la laurea da lui ribattezzata “ad honoris hombre”. Lo spettacolo sarà messo in scena proprio dove si svolse la cerimonia, in Aula Ca’ Dolfin, che grazie ai suoi specchi e alla sua particolare struttura ben si sposa con il realismo magico ed il mondo fantastico sudamericano.
Il fatto di recitare in luoghi diversi ed ogni volta significativi è anch’esso un omaggio all’Università, e un invito ad esplorarla, ad entrare in contatto i vari dipartimenti e le diverse realtà di studio e ricerca.


Elisabetta Brusa racconta così la nascita del progetto Fucina Arti performative: «La storia di “Cantiere Teatro Ca’ Foscari” inizia nel 2010 grazie alla collaborazione del Teatro Santa Marta, del professor Carmelo Alberti, e del Rettore Carlo Carraro; in quell’anno il corso di laurea TARS (tecniche artistiche e dello spettacolo) era in espansione, e abbiamo sentito la necessità di unire la realtà teorica con un esperienza reale e fisica, fondendo le voci dei docenti con esperienze pratiche di spettacolo e teatro. E’ stato un tentativo importante, che ha dato origine ad un percorso ricco ed entusiasmante: non solo sono stati portati in scena spettacoli che hanno ricevuto importanti riconoscimenti, come “Tamerlano il Grande” o “Il principe è in sala”, ma si è creata una comunità sorretta da amicizie significative.
Proprio grazie all’evoluzione dei progetti ed alla maturazione dei ragazzi è nata spontaneamente una nuova linea, quella della fucina creativa: il termine infatti va inteso nel senso di miniera, dove si lavora dal basso per costruire nuovi progetti; se il cantiere costruisce, la fucina forgia, e forgerà nuove materie prime.
Questa esperienza di mettere in scena tesi di Laurea, nel suo essere diversa dal teatro “tradizionale”, aiuterà a dimostrare che la bellezza del teatro non sta solo nello spettacolo finale, ma risiede nello studio, nella sperimentazione, nel relazionarsi con sfide e problemi.

Vorremmo svelare il lavoro che esiste dietro la performance: è infatti il momento della creazione, questo processo ricchissimo e complesso, che dà la possibilità di divertire, comunicare ed insegnare. In un periodo in cui il teatro è sempre più sensazionalista e legato al marketing, un progetto focalizzato sullo studio e sulla complessità ha ancora più significato, per poter lasciare una traccia, un seme che verrà raccolto in seguito continuando il racconto storico che noi tutti abitiamo.
E’ bene ricordare infine che la nostra Fucina è creata dagli stessi studenti, per permettere loro di esprimersi, di elaborare insieme nuovi progetti, di alimentare e regolare la loro creatività. La porta è sempre aperta per chiunque sia disposto a mettere in gioco i propri sentimenti».

A cura di Teresa Trallori