Invent to Learn: Making, Tinkering, and Engineering in the Classroom

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“Gli studenti imparano facendo, eppure in tutto il mondo stiamo seduti in aula ad ascoltare persone che parlano”. Questo - per dirlo con le parole di Gary S. Stager - è stato il punto di partenza del convegno cafoscarino sui nuovi metodi di apprendimento attraverso l’uso delle nuove tecnologie, promosso dalla prof.ssa Giulia Bencini, delegata per le Iniziative a supporto dell'assistenza, integrazione e benessere delle persone con disabilità. Ospite, insieme a  Stager, Sylvia Libow Martinez.

Gary e Sylvia sono autori del libro  Invent to Learn: Making, Tinkering and Engineering in the Classroom  scritto per stimolare gli insegnanti a utilizzare in classe le nuove tecnologie.

Gary Stager lavora da 36 anni nel campo dell’istruzione cercando in particolare di rendere le nuove tecnologie accessibili e utili nell’insegnamento. Ha concluso un  dottorato sulla reazione di programmi diversi di insegnamento ai teenager e ha avuto esperienza con ragazzi con disabilità.
Sylvia Libow Martinez è laureata in ingegneria elettrica e sta viaggiando in tutto il mondo, insieme a Stager per aiutare le scuole a capire come utilizzare le nuove tecnologie.  Il suo discorso si apre con una breve ma significativa esperienza personale:
“Quando mi sono laureata ho fatto tanti colloqui di lavoro. Un’azienda mi ha detto di avere in progetto qualcosa che cambierà il mondo, mi dissero che questo dispositivo a cui stavano lavorando comunicherà l’esatta posizione in cui uno si trova in qualsiasi momento in ogni parte del mondo, c’erano solo un paio di problemi: i ricevitori che avevano non erano abbastanza veloci, non erano sicuri la matematica funzionasse perché si trattava solo di una teoria e ,infine,  il software e l’hardware non esistevano. Ma lo avrebbero fatto comunque. Mi chiesero se volessi far parte della squadra. Ho detto di sì, perché volevo cambiare il mondo, volevo un grande obiettivo e ci siamo riusciti. Abbiamo costruito il primo ricevitore di satellite gps”.

“Non aspettiamo che le aziende risolvano i problemi”, ha affermato Stager sottolineando uno dei concetti più cari al movimento dei ‘makers’, coloro che combinano creatività e competenze manuali insieme ai nuovi strumenti tecnologici.  Saranno infatti i nuovi studenti e futuri lavoratori a risolvere i problemi. Compito degli insegnanti è  incitare il “fare” degli studenti, aiutandoli a migliorare e sviluppare l’apprendimento.

Il volume Invent to Learn: Making, Tinkering and Engineering in the Classroom aiuta gli educatori a trasferire le opportunità del Maker Movement in ogni classe, unendo teoria e pratica.  I bambini sono pignoli per natura, il loro apprendimento deriva dall'esperienza diretta. Le nuove tecnologie possono essere considerate ‘estensioni’ dei giocattoli tradizionali che permettono di esplorare nuove realtà.

Gli autori esaminano ad esempio le fabbricazioni digitali che si possono creare in classe attraverso l’uso di stampanti 3D; l’esperienza pratica di physical computing - con Arduino, il piccolo microprocessore italiano più famoso al mondo - e di programmazione. Tra gli oggetti realizzati si spazia da un guanto che legge la lingua dei segni a un vestito che rileva l’inquinamento, o scarpine da danza che tracciano i movimenti del balletto. È facile intuire che attraverso questo metodo si possano anche creare strumenti di supporto per le persone a ridotta mobilità.

La tecnologia assume quindi un'importanza cruciale nel processo di apprendimento. Gli autori hanno dimostrato come i bambini possano imparare molto di più agendo manualmente e direttamente attraverso l’utilizzo di dispositivi e come si possa capire cosa stiano pensando quando li si guarda all’opera. Un insegnante, a loro avviso, capisce molto di più osservando direttamente l’agire di uno studente rispetto alla semplice correzioni di un test sulle competenze.
Il sapere è una conseguenza dell’esperienza, diceva Jean Piaget, e l’esperienza non si può sostituire.

A cura di Francesca Isotta