Il ruolo di Rodi nella Grecia classica: gli studi del "Marie-Curie" Coward

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Thomas Coward è un classicista inglese specializzato in letteratura Greca antica, in particolare sulla lingua, storia e cultura Greca. La sua conoscenza in tragedia e lirica greche, storia intellettuale e frammenti letterari approdano a Ca’ Foscari grazie a un progetto di ricerca, vincitore di un Marie Curie Individual fellowship, per indagare la vita intellettuale di Rodi e ila sua influenza cardinale nella formazione dei Classici e della cultura greco-romana.

Cicerone, Torquato e Giulio Cesare, per citarne alcuni, hanno beneficiato di un periodo di studio (una mobilità studentesca ante litteram) in questa vivace località di interscambio, luogo di formazione e permeabilità tra la Grecia, la Siria, l’Asia Minore e l’Egitto, da un lato, e Roma. Il periodo in esame va dal 168 a.C. al 44 d.C, quando le identità greca e rodiese si stavano trasformando da potenze principalmente economiche e politiche a culturali, nel mondo greco e conseguentemente greco-romano.

Abbiamo approfondito questo “lato nascosto” della storia del Mediterraneo con Thomas Coward: dopo un dottorato al King’s College London ed esperienza lavorativa a Londra e negli States, ha scelto l’Università Ca’ Foscari per allargare gli orizzonti della sua ricerca supportata da una borsa Horizon2020 sulla “Vita intellettuale e apprendimento a Rodi (168 a.C-44 d.C.)” (“Intellectual Life and Learning on Rhodes (168BC-AD44)”- H2020-MSCA-IF-2017).

Per quale motivo ha scelto Venezia e la sua università per realizzare la Sua ricerca?

Ho scelto di fare domanda a Venezia per le mie esperienze pregresse presso l’università locale, e le rilevanti ricerche in campo filologico ed epigrafico in atto presso il Dipartimento di Studi Umanistici. Incontrai per la prima volta a Londra nel 2011 il Prof. Cingano, che più tardi supervisionò i miei lavori all’Advanced Seminar for the Humanities, presso la Venice International University, dove germogliarono le prime riflessioni su quello che sarebbe diventato il mio progetto Marie Curie. Fui invitato in seguito a Venezia come speaker in alcune conferenze: l’opportunità di ritornare per lavorarvi era quindi una prospettiva molto allettante.

Venezia occupa inoltre una posizione strategica rispetto ai viaggi studio che prevedo a Berlino, Copenaghen e Rodi per visionare reperti (epigrafi, tombe sepolcrali, papiri,…) e per instaurare fruttuose connessioni con gli studiosi locali. Se si pensa poi agli stimoli culturali che la città offre… Si può essere ricercatori Marie Curie in molti posti, ma… a Venezia è diverso. Spero anzi di avere più occasioni per incontrare la comunità accademica e in particolare gli altri ricercatori di questo programma europeo, così numerosi dati gli ottimi risultati raggiunti dall’Ateneo, per non trasformarla in un’esperienza isolante.

Che tipo di lavoro svilupperà qui?

Continuerò le mie ricerche sulla letteratura e l’erudizione antica greca e romana, ma approfitterò anche per sviluppare le mie competenze in epigrafia greca e nell’oratoria e filosofia greco-romana con il supporto dei colleghi e dei laboratori del Dipartimento. Il mio obiettivo è di analizzare ciò che rimane dell’archeologia, epigrafia, letteratura ed erudizione di Rodi e di tracciarne l’eredità e l’influenza nella storia del Mediterraneo. Città maggiori come Alessandria o Pergamo hanno goduto di maggiore e fortuna presso gli storici, invece sulla storia di Rodi mancano una storia letteraria continua e una raccolta di testimonianze. Analizzandone la vita intellettuale, in tutte le sue forme (filologia, storia, filosofia, retorica, sociologia e antropologia della conoscenza), sarò quindi in grado di ricreare ed esaminare un nucleo regionale di connessioni nell’economia del sapere dell’antico Mediterraneo e di dimostrare il ruolo di Rodi nella formazione dei Classici e delle scienze umane.

Potrebbe fornirci alcuni esempi dei fertili scambi intellettuali dell’epoca?

La filosofia e l’oratoria rodiota ebbero un’autorevole influenza su molti romani che visitarono Rodi per formarsi. Ad esempio, Apollonio Molone insegnò, tra gli altri, a Cicerone, Torquato e Giulio Cesare. Sappiamo che anche Bruto e Cassio vennero per studiarvi. Incontrò Apollonio Molone a Roma, sul finire dell’80 a.C.; due anni dopo frequentò le lezioni dell’eclettico Posidonio, siriano basato a Rodi, così come fece Pompeo tra il 67 e il 62 a.C. durante la sua campagna militare verso oriente. Cicerone cita i rodiesi come doctissimi homines nel consigliare il figlio sulla raccolta di prove e testimonianze. Tra gli esempi greci, invece,  Polemaios di Klaros (cc. 130-110 a.C.)che  lasciò la propria patria per formarsi presso i “migliori istruttori” che avevano appunto dimora a Rodi, come si legge nella sua iscrizione onoraria e biografia. Rodi era chiaramente una scuola di perfezionamento per l’élite romana.
Vi sono testimonianze simili in ingegneria, architettura e nelle scienze: Vitruvio citò e utilizzò le opere di numerosi ingegneri dell’isola, e la fonte principale per il suo secondo libro, il De Architectura, pare essere lo stesso Posidonio, letto di prima mano o dallo studioso latino Varrone.

Questi esempi dimostrano la mobilità di individui nell’Egeo e Mediterraneo, che viaggiavano verso Rodi per approfondire la propria erudizione e le proprie qualifiche di cittadini, ed evidenziano la trasmissione e l’impatto in altre terre di opere ivi create. Un utile paragone e, forse, d’ispirazione per simili questioni contemporanee, quali la mobilità di studenti e ricercatori, la formalizzazione e diversificazione delle discipline accademiche, delle lingue e multilinguismo e l’utilizzo del patrimonio culturale e del sapere come veicoli di identità e di rappresentazione.

Quali risultati e impatto si aspetta da questa ricerca?

Scriverò la prima storia intellettuale dell’isola di Rodi, che consisterà in due articoli e in una monografia divisa in capitoli tematici per disciplina. Intendo poi continuare i miei studi sugli studiosi antichi dei Classici in un nuovo progetto sulle edizioni critiche con traduzioni commentate dello studioso bizantino Giovanni Tzetzes, che è stato anche recente oggetto di una conferenza internazionale organizzata a Ca’ Foscari dal collega e amico Enrico Emanuele Prodi, anch’egli ricercatore Marie Curie presso il Dipartimento di Studi Umanistici. Prevedo inoltre molti eventi collegati al mio progetto: ad aprile 2019 un seminario a Ca’ Foscari su ‘Hellenistic Scholarship and Learning outside Alexandria’, da presentare poi alla Celtic Classics Conference nel 2020, e una conferenza internazionale sulla conoscenza pre-moderna (‘Learned Connections), che copra dall’antichità al Barocco, pensata per esaminare e dimostrare gli interscambi esistenti nell’era ante-digitale. Una mia interpretazione della politica di Ateneo “Aperto al Mondo” e una sorta di continuazione delle celebrazioni per il centocinquatenario cafoscarino.

 

 

HELENE DUCI