Euroscetticismo e sfide politiche dell'Europa. Intervista a Vito Borrelli

condividi
condividi
vito borrelli commissione europea

Vito Borrelli è attualmente Vice-Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea. Laureatosi a Ca’ Foscari nel 1988, ha poi proseguito la sua carriera a Bruxelles inizialmente come traduttore ed insegnante e in seguito all’interno della Direzione Generale di Istruzione e Cultura, dove si è occupato del programma Erasmus Mundus e delle attività Jean Monnet. Dal 2017 è Vice-Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, una posizione che gli ha permesso di confrontarsi con importanti situazioni e politiche non solo dell’Unione Europea, ma anche dell’Italia. 

In cosa consiste l’attività della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea? 

Fondamentalmente siamo gli occhi, le orecchie e la bocca delle Commissione Europea sul territorio. La nostra funzione è triplice: in primo luogo ci occupiamo di analizzare la situazione politica in Italia, per poi inviare dei rapporti alla Commissione Europea – il nostro paese sta indubbiamente vivendo una situazione complessa a imprevedibile a livello politico e come Rappresentanza ci siamo trovati a dover decifrare nuovi movimenti e tendenze. Un altro dei nostri ruoli è anche quello di facilitare l’incontro e il dialogo tra rappresentanti Europei ed italiani, cioè fare da organo intermediario tra le istanze di Roma e quelle di Bruxelles. Ultimo ma non ultimo, la Rappresentanza si occupa di presentare politiche e programmi Europei ai cittadini e alle istituzioni del territorio.

Quali sono le prossime sfide politiche che l’Europa dovrà affrontare?

Attualmente l’Unione Europea sta concentrando i suoi sforzi su 4 settori:

  • Le politiche di sicurezza e di difesa comune, sottolineando l’importanza della creazione di un esercito europeo e la collaborazione tra le forze di polizia dei paesi membri
  • La salvaguardia dell’ambiente, con l’idea di arrivare ad un Europa ad emissioni neutre entro il 2030
  • Il settore digitale, soprattutto attraverso l’attuazione del progetto “WiFi4EU” che porterà al libero accesso alla connettività Wi-Fi per i cittadini negli spazi pubblici di tutti i comuni europei
  • La politica commerciale estera 

La grande sfida dell’Europa, in sintesi, è quella di completare l’unione economica e finanziaria, idealmente anche attraverso la creazione di un Ministro del Tesoro europeo che possa gestire la fiscalità e il debito dell’Unione. Tutte queste sono prove da affrontare uniti, soprattutto se vogliamo sperare di rimanere rilevanti all’interno del panorama mondiale nel giro di 30 anni.

Parliamo delle ondate di euroscetticismo che si sono recentemente osservate in diversi paesi membri. Come nasce questo sentimento di sfiducia verso l’Europa?

Questi movimenti derivano di base da una crisi economica e dalla paura delle minacce esterne (siano esse la migrazione o il terrorismo), fattori che hanno portato molti stati a chiudersi in sé stessi, nell’illusione che ritirarsi nei propri confini sia la soluzione a questi problemi. Trent’anni fa nessuno metteva in questione l’Europa, perché quest’ultima aveva un impatto quasi nullo sulla vita politica degli stati membri. Oggigiorno invece, qualsiasi scelta politica fatta dal proprio paese viene sempre associata alle direttive dell’Unione Europea, che ha quindi assunto un ruolo imprescindibile. L’Europa è vista perciò come il nemico, perché identificata come principale artefice di tutte le scelte politiche.
Io credo che comunque questa tendenza possa cambiare. Per quanto possa sembrare strano, secondo l’Euro Barometro, l’Italia sta vivendo un momento di ripresa per quanto riguarda la percezione dell’Europa: in un anno, la percentuale di italiani favorevoli alla partecipazione all’Unione Europea è passata dal 49% al 64% - un aumento notevole che fa sperare. Il motto dell’Unione Europea è “Uniti nella Diversità” e riassume perfettamente il messaggio che vogliamo far passare.

Si è Laureato in Lingue e Letterature Straniere qui a Ca’ Foscari. Ci può raccontare qualche aneddoto sulla sua esperienza di studente? 

La scelta di iscrivermi alla facoltà di Lingue fu accolta con non poche riserve dalla mia famiglia, che si chiedeva quali prospettive lavorative ci potessero essere per un laureato in questo settore. Inizialmente anche io mi feci prendere da questi dubbi, ma per fortuna continuai nel mio percorso. Sono state proprio le lingue che ho studiato (Inglese, Russo e Spagnolo) ad aprirmi la strada verso la carriera europea.
Ho avuto l’onore di poter frequentare le lezioni del prof. Baratto, che era il mio docente di Letteratura Italiana, nello specifico seguii un corso monografico sui Promessi Sposi. Sono lezioni che mi sono rimaste molto impresse e ancor oggi rimangono uno dei ricordi più belli della mia esperienza universitaria.  Dopo 30 anni dalla mia laurea, poter visitare l’Aula Magna in suo nome è stata una grande emozione. Inoltre sono stato anche studente del prof. Strada, uno dei grandissimi studiosi di Cultura e Letteratura Russa, che è stato in grado di trasmettermi un grande amore per la materia.

Francesca Favaro