Verso Incroci: intervista a Takoua Ben Mohammed

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Takoua Ben Mohamed

Una chiamata veloce all’aeroporto appena prima di partire per l’Indonesia, è così che si è svolta quest’intervista sfuggente e al tempo stesso interessante quanto la sua protagonista. Takoua Ben Mohammed parteciperà all’incontro di Verso Incroci del 25 marzo, presso la libreria all'interno del chiostro di M9 “Il libro con gli stivali” di Mestre, in conversazione con la scrittrice Igiaba Scego per parlare di uno dei generi probabilmente più recenti ed al tempo stesso intriganti della letteratura contemporanea, il graphic journalism. Per Takoua, classe 1991, è passato dall’essere una passione iniziata da adolescente ad un vero e proprio lavoro. Ma prima di incontrarla di persona ecco un assaggio della sua prorompente personalità…

Tu stessa puoi definirti come un incrocio di civiltà, di culture. Come hai vissuto il viaggio e l'arrivo in Italia nel 1999? E ora quali credi che siano i vantaggi - se ci sono - nel rappresentare più culture e quale - se c'è - la difficoltà?

Ho sempre vissuto il fatto di essere un Incrocio di Civiltà come un qualcosa di totalmente positivo, prima di tutto nasci bilingue, che al giorno d’oggi rappresenta un grande vantaggio. È anche vero che le persone che non sono mai uscite dal proprio Paese d’origine, riescono secondo me a provare empatia fino a un certo punto. Aver vissuto in due realtà diverse ti permette di conoscerle entrambe, comprendere meglio aspetti della realtà in cui viviamo e crescere in un contesto multiculturale.
Mi è successo di incontrare persone che vivono tutto questo come un difetto che non gli permette di sentirsi completi, in questo le discriminazioni giocano un ruolo fondamentale e bisogna saperle affrontare e difendersi.

Dato che è l'8 marzo: come hai vissuto l'essere donna nel corso della tua carriera?

Naturalmente ho dovuto affrontare molte difficoltà decidendo di lavorare in un ambito dominato da autori uomini. Le autrici solitamente si occupano delle questioni femminili come la violenza domestica, alle storie personali viene dato poco risalto.
Nel mondo editoriale odierno gli editori non valutano più il portfolio degli autori, il loro progetto, ma spesso gli autori emergenti vengono selezionati sulla base dei follower sui social network. Anche a me è capitato di entrare in contatto con editori che non sapevano cosa volessero da me, non avevano seguito il mio lavoro, volevano solamente pubblicare. Con BeccoGiallo è stato diverso, loro hanno seguito il mio lavoro sin dagli inizi.

Hai realizzato un nuovo fumetto edito da BeccoGiallo edizioni "La rivoluzione dei gelsomini". Tratta anche argomenti legati all'attualità, magari alla crisi riguardante i migranti? Credi ci sia stata un'evoluzione dal tuo primo lavoro "Sotto il velo"?

Verso la fine de “La rivoluzione dei gelsomini” c’è un collegamento con quella che è la parte meno ironica di “Sotto il velo”. Questo mio nuovo lavoro racconta una storia molto personale che in realtà non parte con l’intenzione di collegarsi a qualche tema di attualità in particolare, come la crisi migrante. È anche vero che può essere collegata a qualsiasi storia e di conseguenza può essere interpretata anche in questo senso.

Il lavoro di Marjane Satrapi, in particolare il fumetto Persepolis, ha esercitato qualche influenza sul tuo lavoro di autrice?
A dire la verità non la conoscevo, ho iniziato i miei primi lavori a 14 anni, dunque molto prima della pubblicazione di Persepolis. Per me era una passione, scrivevo e disegnavo senza avere un quadro preciso di cosa stessi facendo, poi col tempo ho capito che si trattava di graphic journalism.

In un'intervista hai parlato del fumetto come un mezzo che permette la comunicazione e il dialogo, pensi che anche il cinema (magari d'animazione) possa giocare un ruolo importante in questo ambito? Ti potrebbe interessare in un prossimo futuro?

Sì, in realtà il mio lavoro principale è all’interno del settore cinematografico. Ho da poco fondato insieme ad altri amici una società indipendente che si occupa di creare progetti documentari, che vengono poi proposti ai canali televisivi stranieri.
Credo che il cinema svolga un ruolo fondamentale nel dare informazioni complete, influenzando un pubblico molto più ampio rispetto a quello che può raggiungere il fumetto. Può, infatti, trasmettere sia elementi fantasy, che elementi tratti da storie vere, reali o realistici; ciò lo rende a mio parere un mezzo di comunicazione molto più efficace rispetto ad altri, giornalismo in primis.
 


A cura di Sveva Buttazzoni