Afropean Bridges 2019: Africa-Europa tra economia, attualità e identità

condividi
condividi
Afropean Bridges 2019
Afropean Bridges 2019

Si è svolta a Ca’ Foscari la seconda edizione del workshop internazionale Afropean Bridges. Africa e Europa: sfide, identità, rappresentazione (21 - 22 marzo 2019) organizzato dal Center for the Humanities and the Social Change diretto da Shaul Bassi - docente di letteratura inglese a Ca’ Foscari - con la collaborazione del giornalista Vittorio Longhi e l’apporto di Igiaba Scego, scrittrice e Fellow del Center HSC. Afropean Bridges è stato un momento d’incontro per riflettere sulla diaspora africana, sulle dinamiche sociali e culturali post-coloniali, sull’identità degli afro-discendenti europei, su stereotipi e pregiudizi ancora radicati, su filosofia ‘Afropolitan’ e femminista, infine sui legami economico-imprenditoriali presenti e futuri tra Africa e Europa.

I temi di Afropean Bridges si collocano in un periodo storico significativo: ricadono infatti all’interno del Decennio Internazionale per le Persone di Discendenza Africana (2015 - 2024) promosso dalle Nazioni Unite; rientrano in un anno determinante per l’Europa in vista delle elezioni di maggio 2019 e in un momento critico per quanto riguarda il tema immigrazione.

Durante una tavola rotonda, divisa in due giornate, si è discussa la necessità, ora più che mai, di creare un ponte economico e culturale tra il continente africano e quello europeo. In questo contesto si inseriscono la ricerca umanistica promossa dal Center for the Humanities and the Social Change e gli interventi dei relatori che hanno partecipato all’evento.

Tra gli speaker: il presidente di Uniafrica - Unione per lo Sviluppo delle Relazioni fra Italia e Africa Anco Marzio Lenardon; il rappresentante di OHADA - Organization for the Harmonization of Business Law in Africa avvocato Mario di Giulio; il professore trevigiano e Cittadino Europeo dell’anno 2018 Antonio Calò; il fotografo e scrittore Johny Pitts; le docenti di letteratura inglese Annalisa Oboe - Università degli studi di Padova e Alessandra Di Maio - Università degli Studi di Palermo; l’artista Theo Imani; l’attrice di teatro, cinema e televisione Esther Elisha; la già citata Igiaba Scego; la giornalista e autrice del blog MsAfropolitan Minna Salami.

Ca’ Foscari da lungo tempo si impegna a costruire una connessione con l’Africa: dal 2016 l’ateneo promuove tirocini e iniziative legati alla cooperazione e allo sviluppo in America Latina, Africa e subcontinente Indiano; dallo scorso febbraio all’offerta linguistica di ateneo si è aggiunto il corso di Amarico, la lingua ufficiale dell’Etiopia, tenuto dal professor Mellese Gelaneh Alemu della Bahir Dar University, anche lui tra i relatori di Afropean Bridges.

Durante le giornate di dibattito è emersa l’importanza e la necessità di sfatare quel pregiudizio piuttosto diffuso che si ha sull’Africa, vista come sinonimo di arretratezza e patria di quei migranti che “invadono” le coste europee e non come un alleato alla pari: l’Africa è da considerare, non più come luogo del bisogno, ma come partner economico e culturale con cui intrattenere scambi e opportunità imprenditoriali.

Uniafrica, come spiega il suo presidente Anco Marzio Lenardon, si propone come ponte di dialogo economico tra l’Africa subsahariana e l’Italia, fornendo gli strumenti giuridici e normativi necessari per creare uno sviluppo sostenibile reciproco. Per raggiungere l’obiettivo di creare un ‘ecosistema’ in grado di condividere mezzi e strumenti giuridico-finanziari a sostegno degli investimenti nel continente africano, nel 2017 Uniafrica è diventata la sede italiana dell’OHADA - Organization for the Harmonization of Business Law in Africa, organizzazione internazionale che ha introdotto un codice di diritto commerciale comune in 17 stati africani.

Il professor Antonio Calò, cittadino europeo dell’anno 2018 e Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, dall’8 giugno 2015 assieme alla moglie e i quattro figli ospita nella propria casa sei profughi provenienti da Gambia, Ghana, Guinea Bissau e Costa d’Avorio (6 + 6). E’ iniziata così un’esperienza di convivenza diventata oggi un modello: il ‘6 + 6 x 6’, una proposta rivolta ai comuni italiani ed europei per un’accoglienza condivisa che prevede l’inserimento di un nucleo di sei rifugiati in una comunità di cinquemila persone a cui si aggiunge un ‘x 6’, ovvero l’equipe di professionisti a sostegno del nucleo (medici, insegnati, psicologi, ecc). Un graduale inserimento dei profughi, ma soprattutto un incontro paritetico con l’Africa. Antonio Calò ha portato la sua esperienza raccontando anche le difficoltà incontrate lungo questo percorso, come la diffidenza e gli insulti subiti dalla sua famiglia per il loro atto civile, sottolineando infine la necessità di diffondere il principio di tolleranza, senza il quale non ci può essere cultura.

Mentre la prima giornata dell’evento è stata dedicata all’area economica, la seconda è stata il contenitore di una riflessione e di un dibattito aperto sulla rappresentazione e sull’identità afro-europea ed europea. I relatori hanno sottolineato come l’identità delle persone afro-discendenti sia parte dell’identità europea stessa e di come sia necessario pensare all’Europa come ad un qualcosa di sempre più ampio, più globale. Attraverso le arti visive, il teatro, la musica, il cinema e la letteratura, ma anche tramite una filosofia ‘Afropolitan’, ‘Afropean’ e femminista - come ci racconteranno Johny Pitts e Minna Salami nelle loro video-interviste - è possibile creare un ponte culturale tra i due continenti, fonte di uno scorrere fluido di pensieri e arricchimento reciproco.

La corrente Afrofuturista, ‘Kwezi’ il primo fumetto sull’omonimo supereroe teenager ambientato in Sud Africa di Loyiso Mkize, Black Panther il film di Ryan Coogler vincitore di tre Oscar, i dipinti dell’americano Kerry James Marshall, il murales di San Benedetto il Moro a Palermo di Igor Scalisi Palminteri, fino al progetto fotografico di Theo Imani visibile su Instagram (https://www.instagram.com/theoimani/?hl=it), sono tutti esempi di come la cultura africana e quella degli afro-discendenti, figli della diaspora, non sia una cultura ‘altra’ ma una cultura in cui chiunque può identificarsi.

Le due giornate hanno lasciato aperto un importante dibattito sull’identità, dove le barriere più grandi da superare sembrano essere ancora quella ideologica e quella culturale. E’ vitale continuare a studiare, approfondire e diffondere i temi trattati ad Afropean Bridges, soprattutto in relazione all’attuale momento storico che stiamo vivendo in Italia e in Europa, per evitare di dover ascoltare ancora una volta tristi marcette propagandistiche come ‘Faccetta Nera’. Igiaba Scego nel suo intervento ha parlato proprio di questo tema, lasciando intendere quanta strada ci sia ancora da percorrere per arrivare ad un rapporto paritetico Africa-Europa e quanto sia importante non ricadere in vecchi schemi e semplificazioni.

Nella nuovissima sede del Center for the Humanities and the Social Change a Ca’ Bottacin abbiamo intervistato Johny Pitts, Esther Elisha e Minna Salami, di seguito le loro video-interviste.

Johny Pitts è un fotografo, scrittore, conduttore televisivo inglese che a giugno di quest’anno pubblicherà il suo libro ‘Afropean. Notes from Black Europe’, un reportage fotografico che traccia una ‘mappa alternativa’ del continente attraverso il volti degli europei afro-discendenti, evidenziando come questi e la cultura che trasmettono siano una parte fondamentale della definizione di ‘identità europea’. Un documentario frutto di cinque mesi di viaggio partendo da Sheffield, la città natale di Pitts, passando tra le altre città per Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Berlino, Stoccolma, Mosca, Roma, Marsiglia, Madrid e Lisbona. Uno sguardo anche all’Italia dunque, dove secondo Pitts
si deve ancora lavorare molto sugli effetti del nostro passato coloniale.

Esther Elisha è un’affermata attrice italiana di teatro, cinema e televisione. Nata a Brescia da madre italiana e padre beninese, durante il suo intervento ha raccontato la sua esperienza attoriale e di come nel cinema italiano ci sia l’esigenza di promuovere non solo la presenza femminile, ma anche progetti e idee coraggiose che dimostrino come l’Italia sia ormai un paese multiculturale.

Minna Salami è una giornalista Finlandese, Nigeriana e Svedese, fondatrice del premiato blog MsAfropolitan che unisce il femminismo alla cultura contemporanea da una prospettiva ‘Africa-centered’. Minna Salami è stata inserita dalla rivista ELLE nella lista delle ‘12 donne che cambieranno il mondo’ assieme ad Angelina Jolie e Michelle Obama. Nell’intervista ci racconta come il termine ‘Afropolitan’ sia una filosofia globale e femminista.

Il Center for the Humanities and the Social Change di Ca’ Foscari è un centro di ricerca nato nel 2017 dalla collaborazione tra l’università e la Humanities and Social Change International Foundation con sede ad Amburgo. L’obiettivo del centro di Venezia e degli altri tre centri di Santa Barbara - Università della California, Berlino - Hurmboldt-Universität zu Berlin e Cambridge - University of Cambridge, è quello di promuovere gli studi e la ricerca umanistica sulla base di temi e questioni di attualità.

Uniafrica - Unione per lo Sviluppo delle Relazioni fra Italia e Africa è un’associazione indipendente nata nel 2013 con sedi a Padova e a Cotonou in Benin, con l’obiettivo di unire le esperienze imprenditoriali e competenze italiane con le opportunità di sviluppo del mercato e dell’impresa in Africa, dialogando con soggetti pubblici e privati impegnati nello sviluppo economico e sociale dell’Africa Sub-Sahariana.

A cura di Sofia Pistore