#edizioniCF: ‘Donne in fuga’, una energia nomade verso il cambiamento

condividi
condividi
Suffragette in abiti carcerari dopo il rilascio. Ph. di V. Davis, 1908, Heritage Images / A.G.F.
Suffragette in abiti carcerari dopo il rilascio. Ph. di V. Davis, 1908, Heritage Images / A.G.F.

Donne in fuga - Mujeres en fuga, un doppio titolo attraente e provocatorio per un libro che parla di donne. Pubblicato da Edizioni Ca’ Foscari (ECF) all’interno della serie Diaspore - Quaderni di ricerca, il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi tenutosi a Venezia nel novembre 2017 e organizzato dall’Archivio Scritture Scrittrici Migranti di Ca’ Foscari, in collaborazione con la Sorbonne Université di Parigi. Questa raccolta di articoli e saggi bilingue – a cura di Monica Giachino, docente di Letteratura italiana di Ca’ Foscari, e da Adriana Mancini dell’Universidad de Buenos Aires – offre una visione della condizione femminile attraverso la sua ‘energia nomade’ nel corso della storia.

Il concetto di ‘energia nomade’ femminile è il fil rouge che collega i diciannove saggi contenuti nel volume, quell’impulso alla fuga che, come ci spiega Monica Giachino, è da intendersi nell’accezione più positiva: è motore primo, e forse imprescindibile, di cambiamento. Dagli scritti si delineano i profili delle ‘donne in fuga’: “narratrici, poetesse, artiste - chiarisce Monica Giachino - che nella biografia o nell’opera, più spesso in entrambe, si sono confrontate con fughe di diverse tipologie: reali o metaforiche, subite o cercate e scelte”.

Questi saggi diventano dunque essenziali per comprendere la condizione femminile nel momento in cui questa viene messa in discussione, mossa dall’impulso alla fuga. Fuga da un avvenimento, da una condizione o dalla realtà stessa: “fuggono dagli stereotipi, da condizioni di emarginazione, da posizioni subalterne - continua la curatrice del volume - fuggono dalla violenza nelle sue varie declinazioni. O ancora, in altri casi la fuga è, o diventa, una condizione dell’anima”. Attraverso i contenuti degli scritti si può tracciare una mappa dall’Europa alle Americhe, fino alla Cina e al Medio Oriente, da cui si evince il ‘potere in movimento’ delle donne, che nel corso della storia hanno sempre saputo mettere in pratica la loro ‘energia nomade’.

E’ il caso di Lore Terracini - raccontata da Camilla Cattarulla, Università degli Studi Roma Tre - critica letteraria, ispanista e ispano-americanista, costretta ad allontanarsi dall’Italia per via delle leggi razziali promulgate da Mussolini nel 1938. Lore Terracini fu parte, assieme alla sua famiglia, della diaspora ebraica, migrando verso l’Argentina, dove visse mantenendo una doppia identità: quella italiana e quella argentina, senza però dimenticare mai le sue origini ebraiche.

Diversa è la fuga-esilio di Mayy Ziyāda - descritta da Ida Zilio Grandi, Università Ca’ Foscari Venezia - scrittrice e poetessa libano-plaestinese tra i primi rappresentanti delle ‘poesia in prosa’ nel mondo arabo, intellettuale di alto profilo che fuggì dal mondo e dalle emozioni per realizzarsi nell’esilio.

In “Versi sovversivi” di Bruna Bianchi, Università Ca’ Foscari Venezia, la fuga si incarna nelle poetesse della Prima Guerra Mondiale: suffragette, pacifiste, infermiere, ma anche donne comuni usarono la poesia per espiare il lutto, come grido di dolore, infine come atto di ribellione e di battaglia contro gli orrori della guerra. Un esempio è la poesia “il grido di battaglia delle madri” della scrittrice americana Angela Morgan, scritta per ridare senso alle parole rispetto al loro uso distorto nella propaganda. Questi “versi sovversivi” erano dedicati sia alle sofferenze delle donne, sia a quelle di tutte le vittime civili della guerra, e lamentano il sacrificio dei giovani, gli abusi nei confronti degli obiettori, celebrando infine il senso di fratellanza che univa i soldati delle opposte trincee.

Ancora, nel saggio della curatrice Monica Giachino “«l’anima altrove»: due scrittrici dell’esodo giuliano-dalmata” si legge la storia di due scrittrici, Anna Maria Mori e Nelida Milani nate a Pola nel 1936 e nel 1939, che hanno vissuto il forzato esodo istriano dopo la Seconda Guerra Mondiale da due prospettive diverse: chi parte e chi resta. Il lavoro di entrambe è segnato da questa tragica esperienza, sia individuale che collettiva: Nelida Milani spesso racconta l’esilio interno, linguistico e la fuga interiore di chi rimase; Anna Maria Mori attraverso i suoi scritti ripercorre invece l’esodo dalla sua terra. La loro fuga “è dal proprio passato - spiega l’autrice - dalla piaga aperta dalla Storia nelle storie individuali, ossia la cessione di parte dell’Istria e della Dalmazia alla Jugoslavia sancita dai trattati di pace della Seconda Guerra Mondiale”. Una fuga finita dopo cinquant’anni con un ritorno, grazie alle radici comuni delle due scrittrici: dopo aver condotto vite parallele accomunate dal quel segno indelebile lasciato dall’esodo, riescono finalmente ad aprirsi l’una con l’altra. Dal confronto delle loro esperienze, simili e diverse allo stesso tempo, e dal recupero delle loro memorie scrivono a quattro mani “Bora. Istria, il vento dell’esilio” - pubblicato nel 1998 per Frassinelli - un libro coraggioso che affronta i trascorsi ancora dolorosi delle due autrici. A distanza di quattordici anni (nel 2012) Anna Maria Mori pubblica “L’anima altrove” in cui scrive anche Nelide Milani. Si tratta di un libro legato alla memoria degli oggetti, al senso di estraneità e all’esilio, sentito e vissuto come condizione esistenziale.

Diaspore - Quaderni di ricerca è una serie nata dal desiderio di investigare la dimensione diasporica dell’essere umano, nelle sue varie forme. All’interno dei processi di globalizzazione che tendono a fondere le diversità, la diaspora e la migrazione possono essere paradossalmente l’elemento in grado di salvaguardare un individuo e una cultura nel nuovo territorio. Le aree di ricerca della raccolta sono principalmente culturale, letteraria e produzione artistica in territori inclusi Europa e Africa, il Mediterraneo, i Balcani e le Americhe, ovvero quelle regioni dove identità culturalmente composite o con basi eterogenee rivelano la vitalità delle culture in movimento.

A cura di Sofia Pistore