Letteratura per l’infanzia in chiave ‘food’: Alice, Pinocchio e i classici

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Chi pensa che la letteratura per l’infanzia sia un prodotto culturale di ‘serie B’ dovrebbe parlarne con Anna Gasperini, ‘Marie Curie’ a Ca’ Foscari, esperta di letteratura popolare – inclusa quella per bambini – e storia della medicina.

“Con popolare – ci spiega - non intendo semplicemente letteratura di largo consumo, ma anche letteratura che, non allineandosi coi criteri di generi vastamente studiati come il romanzo, viene ignorata in quanto poco colta. Alcuni campi di analisi letteraria stanno al momento rivedendo la contrapposizione di letteratura colta e non colta e io contribuisco a questa tendenza riesaminando generi cosiddetti non colti nel loro contesto culturale e storico. Così facendo, metto in luce il dialogo che essi intrattenevano con questioni di grande rilevanza per il loro pubblico, in particolare problemi riguardanti la salute e il corpo fisico”.  

Anna Gasperini
Anna Gasperini

Appena arrivata con una delle prestigiose fellowship intitolate a Marie Skłodowska-Curie al dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati di Ca’ Foscari, sotto la supervisione della professoressa Laura Tosi, Anna si occuperà del progetto FED, che in inglese vuol dire “nutrito” ed è l’acronimo di Feeding, Educating, Dieting: a Transnational Approach to Nutrition Discourses in Children’s Narratives (Britain and Italy, 1850-1900).

Dopo un dottorato in letteratura Vittoriana alla National University of Ireland, Galway (NUIG), studierà il rapporto tra cibo e letteratura per l’infanzia attraverso un’analisi comparata transnazionale tra l’Inghilterra Vittoriana e l’Italia post-Risorgimentale. I children’s books, secondo un filone di ricerche piuttosto recente, sono infatti preziosi veicoli di informazioni e consigli alimentari utili a formare le future generazioni.

Il principio teorico fondamentale che sostiene lo studio di Gasperini è che la letteratura per bambini sia veicolo di cultura, anche del cibo. A fine ‘800 la società comincia a prestare maggiore attenzione alle abitudini alimentari e ha bisogno di veicolare informazioni e consigli su cibo e salute (Artusi ha pubblicato il suo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene nel 1891). Sotto la lente della studiosa ci sono titoli come Alice nel Paese delle Meraviglie, Le Avventure di Pinocchio, il Libro Cuore e il Piccolo Lord.

“Il modo in cui una società gestisce e discute della salute delle persone include una moltitudine di 'discorsi', da dinamiche politiche, di potere, e di distribuzione delle informazioni, a questioni sociali e di genere. Studi recenti hanno dimostrato che la letteratura assorbe ed elabora questi temi e li fa circolare tra i lettori. Quindi, leggendo i testi letterari parallelamente ad altri tipi di testi come quotidiani, riviste, e fonti d’archivio, possiamo comprendere il ruolo della letteratura nella discussione sulla salute di una società, e quali scopi (politici, sociali o culturali) essa intendeva raggiungere o supportare”.

Come si svolgerà la tua ricerca?

"Comparerò narrative di mal/nutrizione, ossia immagini di personaggi che mangiano o digiunano in racconti per bambini italiani e inglesi tra il 1850 e il 1900. In questo periodo, tanto la Gran Bretagna, che era ormai un impero, quanto l’Italia, che invece era appena nata come nazione, stavano identificando l’infanzia come una categoria a sé con necessità specifiche in termini di educazione, salute, letteratura e nutrizione, e stavano iniziando ad affrontare la malnutrizione infantile come un problema nazionale. In più, sull’onda del Positivismo la scienza penetrò in campi domestici quali la cucina, mescolandoli col concetto nascente di 'cultura nazionale', di cui il cibo è un aspetto importante. Esplorerò autori come Lewis Carroll, Frances Hodgson Burnett e Charles Dickens nell’area inglese, e Collodi, De Amicis e Capuana in Italia, assieme a testi non letterari. Il mio scopo è stabilire il ruolo della letteratura nella circolazione dei discorsi sulla corretta nutrizione infantile, mettendo in risalto questioni di salute, genere, e classe, in un momento cruciale per la formazione degli stati nazionali e in cui la nutrizione infantile cominciava a divenire una questione di carattere sia nazionale che scientifico.

Qualche esempio? Accanto ai pudding indignati e ai cosciotti di montone immangiabili di Alice ci sta benissimo la mancata cena di Pinocchio: all'inizio delle sue avventure, il burattino è già riuscito a far incarcerare il padre e ha steso con una martellata il grillo parlante che cercava di avvisarlo contro la pigrizia e la mancanza di amore filiale. Solo nella povera casetta di Geppetto, comincia a sentir fame ma, come nel banchetto di Alice, il cibo in casa di Geppetto è assente, oppure immangiabile, e ‘anarchico’. E così, quella che sembrava essere una pentola che bolle allegramente su un focolare acceso risulta essere un disegno dipinto sul muro del camino spento, e un uovo miracolosamente integro trovato su una pila di spazzatura, una volta rotto per cuocerlo produce, invece di un tuorlo, un uccellino che ringrazia Pinocchio di averlo liberato e vola via. Durante tutte le sue avventure, il cibo elude Pinocchio, specialmente quando ha fame, e anche quando sarebbe a portata, come nel caso della cena all'Osteria del Gambero Rosso col Gatto e la Volpe, Pinocchio non mangia perché è troppo preso a fantasticare sul Campo dei Miracoli".

Parallelamente all’indagine letteraria condurrà ricerche d’archivio su testi non- narrativi, come manuali e riviste di cucina e di puericultura, e registri di ospedali infantili e collegi per identificare discorsi medici e culturali relativi alla mal/nutrizione infantile. Da un primo passo in questa direzione ha già fatto alcune scoperte interessanti, come il ‘beef tea’ che veniva somministrato per dare vigore ai giovani pazienti del Great Ormond Street Hospital di Londra.

A NUIG Anna Gasperini ha studiato la connessione tra i penny bloods – letteratura sensazionalistica a puntate creata per la classe lavoratrice in epoca Vittoriana, scartata dagli accademici per anni in quanto “trash” - e l’Atto di Anatomia del 1832, legge controversa che imponeva a chiunque fosse troppo povero per pagare il proprio funerale, o quello di un familiare, di consegnare il corpo alle scuole di medicina per essere dissezionato dagli studenti durante le lezioni.  

“La mia ricerca - spiega - ha dimostrato che i 'poco sofisticati' penny bloods discutevano apertamente l’Atto di Anatomia nei loro racconti, con diversi scopi: dal fornire strategie di adattamento, alla denuncia, alla semplice circolazione di informazioni sul funzionamento della legge. La mia tesi è che questo tipo di analisi getti luce sul ruolo che i generi 'popolari' ricoprivano nel loro ambiente culturale in quanto mezzo per far circolare discorsi sulla salute che riguardavano specificatamente i loro lettori”.

Ora con FED, si sposta verso un genere diverso, ma pur sempre 'popolare', quello della letteratura per l’infanzia.

Federica SCOTELLARO