Una giovane restauratrice veneziana al British Museum

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Anna De Stefano in un momento dell'attività di restauro

Anna De Stefano è una giovane restauratrice veneziana, laureata a Ca’ Foscari in Tecnologie chimiche per la conservazione ed il restauro, che ha avuto lo scorso maggio l’”onore” di presentare il suo lavoro al British Museum di Londra.  Si tratta dell’applicazione di una tecnica innovativa con l’utilizzo del laser che ha appreso durante la sua specializzazione in Svizzera. Ci siamo fatti raccontare la sua esperienza e l’iter di studio e professionale che l’ha portata a essere un’esperta nel suo settore dopo la laurea a Ca’ Foscari.

Dalla laurea in Tecnologie chimiche per la conservazione e il restauro ad esperta restauratrice chiamata dal British Museum. Ci racconti il tuo percorso?

Il mio sogno è sempre stato quello di diventare una restauratrice. Quindi dopo aver conseguito la laurea triennale in Tecnologie chimiche per la conservazione ed il restauro sentivo la necessità di completare il percorso formativo approfondendo l’aspetto pratico e la conoscenza delle tecniche esecutive. Dopo aver conseguito un master presso l’Istituto Europeo del Restauro di Ischia sulla conservazione delle pitture murali ho completato il mio percorso di studi presso la SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana) di Lugano ottenendo il diploma Master of Arts in Conservazione e restauro. della durata di due anni che equivale alla laurea specialistica in Italia e sancisce una formazione quinquennale.

Durante questo periodo ho avuto modo di lavorare su diverse opere di una certa qualità artistica come per esempio i dipinti murali di scuola giottesca nella cripta del Castello Aragonese di Ischia o le statue in terracotta policroma del Sacro Monte di Varallo (sito UNESCO) dove la SUPSI ha svolto diversi cantieri didattici. Ed è stato proprio durante un cantiere didattico che ho iniziato a studiare con alcuni compagni di corso le pitture murali cinquecentesche del coro nell’Oratorio di San Rocco a Ponte Capriasca (Ticino-Svizzera) una delle quali, raffigurante San Rocco, riconducibile alla scuola di Bernardino Luini, come è emerso dalla ricerca bibliografica ed archivistica. L’intervento di restauro, che ha previsto sostanzialmente la rimozione di uno strato di calce che occultava la superficie dell’opera, è stato condotto da me e da alcuni ex compagni di corso (Greta Acquistapace, Lucia Regazzoni in collaborazione con Francesco Maria Wiesner) principalmente con la strumentazione LASER.
Per la sua complessità questo lavoro è stato presentato al British Museum lo scorso 30 maggio in occasione del BM Mellon Symposium "A closer look at Murals", incentrato sulle recenti ed innovative metodologie per la conservazione e sulle tecniche di indagine scientifica per lo studio delle pitture murali.

Come è stata l'esperienza al British Museum? In dettaglio che tecnica sei andata a presentare e qual è l'aspetto innovativo?

Il British Museum è probabilmente uno dei più maestosi ed importanti musei al mondo: è stato quindi un onore per me poter presentare il nostro lavoro in quel contesto, che in quell’occasione è stato luogo di scambi e di incontri tra le diverse figure professionali che ruotano attorno al mondo del restauro e della conservazione.
Nello specifico, il lavoro che è stato presentato consisteva nell’intervento di descialbo di una pittura murale, ossia di rimozione dello strato di calce, realizzata in un'unica giornata, dipinta con una tecnica pittorica mista: un disegno preparatorio realizzato ad affresco, e strati pittorici eseguiti con una tecnica a secco.
Il dipinto è stato occultato all'inizio del XX secolo con l’applicazione di uno strato di calce e la materia pittorica sottostante si presenta molto corposa e, a dipendenza delle campiture, polverulenta.
Nel 2012 la SUPSI ha iniziato lo studio dell’opera e la valutazione delle possibili metodologie per un sicuro intervento di descialbo. Sono state condotte prove meccaniche e chimiche ottenendo differenti risultati senza però delineare una metodologia di intervento definitiva.
Nel 2017 è stato possibile testare diversi sistemi LASER (Nd:YAG 1064 nm, modalità: QS, LQS, SFR) ottenendo ottimi risultati per la messa in luce di quasi tutta la superficie, mentre alcune aree (sulle campiture più chiare che definivano gli incarnati e le lumeggiature bianche realizzate a calce) è stata impiegata la combinazione di metodi di pulitura meccanici, chimici e LASER. Il trattamento LASER ha di fatto consentito la rimozione dello strato di scialbo sia da aree stabili sia da strati di pellicola pittorica che si presentavano polverulenti.
Questo lavoro ha consentito di dimostrare l’efficacia della combinazione tra alcune strumentazioni LASER e metodi di pulitura più tradizionali per un sicuro intervento di descialbo delle pitture murali.

L'intervento di restauro su San Rocco. Oratorio di San Rocco a Ponte Capriasca (Svizzera) presentato al British Museum e realizzato con il laser nel maggio 2018

Di cosa ti occupi ora?
Al momento lavoro come restauratrice specializzata in pitture murali, pietra e stucchi, per la ditta di restauro Lares Restauri S.r.l. di Venezia, che opera nel campo del restauro e del recupero dei beni culturali in tutta Italia.
Mi occupo inoltre dello studio delle metodologie e dei materiali per il restauro attraverso una costante ricerca ed un continuo aggiornamento.

Quali sono le prospettive in questo ambito professionale e cosa ti senti di dire a chi intraprende una carriera simile alla tua?

La professione di conservatore-restauratore permette di lavorare in proprio oppure di prestare la propria abilità come dipendente di una ditta di restauro.
Innanzitutto consiglio di valutare e quindi di strutturare bene il percorso formativo che si vuole intraprendere, infatti il tipo di lavoro cambia molto in dipendenza dell’ambito di specializzazione prescelto. Consiglio quindi per iniziare e finire bene il percorso di studi di valutare quelle che sono le proprie reali attitudini per comprendere se si potranno effettivamente soddisfare le proprie aspettative. Un modo per farlo è per esempio quello di visitare i cantieri di restauro, i laboratori, ecc. (quando/se possibile per esempio durante le giornate aperte) per conoscere gli ambienti di lavoro.
E’ un mestiere che presuppone passione, devozione ed un’instancabile voglia di capire e di conoscere l’oggetto che ci sta davanti. Per fare ciò si necessita di un continuo aggiornamento. Non stancatevi quindi mai di informarvi.
La figura del conservatore-restauratore inoltre presuppone conoscenze teoriche in chimica, in storia dell’arte, nelle tecniche artistiche, ma anche abilità manuali e pratiche. Non smettete quindi mai di ripassare queste materie e non accontentatevi mai di un lavoro mediocre perché impegnandovi potrete sicuramente ottenere un risultato migliore.

FEDERICA FERRARIN