Cronache al femminile. Tesi sui diari della guerra in Bosnia, ora in e-book

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ph. Mikhail Evstafiev - Wikipedia

La cafoscarina Martina Morossi, iscritta alla Laurea Magistrale in Filologia e letteratura italiana, si è laureata in Lettere nel 2014 con una tesi sulla testimonianza diaristica della guerra in Bosnia Erzegovina. Adesso la sua tesi Cronache al femminile. La dimensione fisica della guerra in Bosnia Erzegovina è pubblicata in formato e-book dalla casa editrice Infinito Edizioni.

Martina è nata nel 1992, l’anno in cui è scoppiato il violento conflitto civile che ha coinvolto la Bosnia e i tre principali gruppi nazionali (serbi, croati e musulmani), con effetti disastrosi sulla popolazione civile e sul territorio. Martina di quel conflitto però conosceva poco o nulla fino a quando, durante il percorso di Laurea Triennale, si è recata a Sarajevo per uno stage di archeologia. Lì si è trovata davanti alle testimonianze ancora visibili del conflitto armato e ha iniziato a informarsi e documentarsi. Coltivando la sua passione per la letteratura di viaggio, in particolare letteratura femminile, ha scelto di raccontare il conflitto in chiave letteraria.

Cronache al femminile propone la lettura critica di tre diari che raccontano la fisicità della guerra in Bosnia Erzegovina vissuta dal punto di vista delle donne. Tre sono le autrici: Zlata Filipović, la ‘Anna Frank’ della guerra in Bosnia, che è una bambina e racconta l’assedio di Sarajevo vissuto nella città messa in ginocchio dai bombardamenti; Tatjiana Ibraimović, all’epoca un’adolescente, che riesce a scappare dalla Bosnia Erzegovina, abbandonando tutto ciò che aveva rappresentato la sua infanzia; e infine Slavenka Drakulić, una giornalista che ricostruisce il diario di un’autrice immaginaria, raccontando l’atroce crudeltà del fenomeno tristemente noto come stupro etnico. Questa ultima testimonianza, che potrebbe provenire da qualsiasi donna in tempo di guerra, pone al centro della narrazione il martirio subito dal corpo femminile durante i conflitti armati.

“Ho cercato di lasciar parlare il più possibile i testi originali - spiega Martina. - Nei primi due casi, in particolare, non ci sono filtri, le autrici hanno scritto i diari per sé stesse ed era giusto lasciare loro la parola. Ne ho approfittato per approfondire alcuni aspetti storici e sociali degli eventi bellici, esplorando il campo della geografia culturale. Può sembrare una banalità, ma durante il lavoro ho scoperto quanto sia bella la Bosnia, dal punto di vista naturalistico e culturale. Lo stupro etnico – la freddezza di come è stato concepito ‘a tavolino’ e portato a termine - mi ha sconcertato. Vorrei approfondire questo argomento, che è stato un tabù anche per questioni religiose.”

Federica SCOTELLARO