Un nuovo tassello della vita di Marco Polo: inedito ritrovato all'Archivio

condividi
condividi
La riproduzione fotografica del documento è stata fatta grazie alla collaborazione dell’Archivio di Stato di Venezia

Una nuova scoperta su Marco Polo si fa strada attraverso i secoli fino a noi grazie al lavoro di un’equipe di giovani studiosi dell’Università Ca’ Foscari Venezia (Progetto BIFLOW guidato dal prof. Antonio Montefusco, Dipartimento di Studi Umanistici) che hanno ritrovato all’Archivio di Stato di Venezia un documento, finora ignoto e inedito, che fornisce nuove informazioni sulla biografia di Marco Polo, dopo il suo ritorno a Venezia, e un anno prima della morte. Una scoperta importante perché aggiunge un nuovo tassello alla sua vita e ai suoi rapporti con gli ordini religiosi.

Marcello Bolognari, da poco laureato a Ca’ Foscari e borsista dell’ateneo veneziano nel quadro del progetto “Biflow”, ha rinvenuto un nuovo documento in cui compare il nome di Marco Polo. Il documento è datato al 1323, si trova nell’Archivio di Stato di Venezia (dove si conserva gran parte del patrimonio documentario prodotto dagli organi istituzionali della Repubblica di Venezia) e riguarda l’accettazione di alcuni lasciti testamentari di Giovanni dalle Boccole da parte dei frati predicatori del convento veneziano di SS. Giovanni e Paolo, riuniti in capitolo. Tra i testimoni di questa accettazione vi è il famoso viaggiatore «Marco Paulo de confinio Sancti Iohannis Grisostomi»: si tratta senza ombra di dubbio del Marco Polo conosciuto, che, come noto, risiedeva in quella zona della città, dove il padre Nicolò e lo zio Maffeo avevano acquistato una casa. A riprova dell’identità, bisogna ricordare che, nel lungo elenco dei frati riportati, figurano Benevenuto e Centorio, ossia i domenicani di SS. Giovanni e Paolo espressamente nominati da Marco Polo nel suo testamento dell’anno seguente, recentemente riedito per le cure di Attilio Bartoli Langeli.

Il protagonista del sensazionale ritrovamento, Marcello Bolognari, si è diplomato nel 2017 alla Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica annessa all'Archivio di Stato di Venezia e frequenta da tempo la Sala di studio dell'Archivio. I funzionari archivisti ispettori di Sala studio sono stati i primi a esserne messi a parte, insieme ai membri del gruppo di ricerca; sono stati di conseguenza realizzati gli opportuni riscontri bibliografici, raggiungendo così la certezza che non si trattasse di un documento già noto.
Il rapporto tra il testo di Marco Polo e la sua ricezione negli ambienti religiosi e cittadini è infatti l’oggetto delle ricerche del Prof. Antonio Montefusco e del suo team di studiosi, che lavorano sulla traduzione medievale dal punto di vista storico-sociale e culturale (nel quadro di un progetto ERC StGrant 675333 “Biflow” finanziato dalla Comunità europea).

La scoperta del documento nell’ambito di questo progetto si rivela particolarmente importante, per almeno due ragioni.

In primo luogo la pergamena offre informazioni nuove sulla vita, poco o nulla documentata, di Marco Polo dopo il ritorno a Venezia: ci offre il disegno, sommario ma significativo, di un uomo non solo attivo nella gestione delle attività commerciali di famiglia, ma pure coinvolto nella vita religiosa contemporanea, in particolare quella dell'ordine domenicano (che tra XIII e XIV secolo agiva nel cuore delle vicende della società urbana italiana, specie in ambito simbolico-culturale).

In secondo luogo essa offre un appiglio documentario all’affascinante ipotesi che, dopo il rientro a Venezia dalla prigionia genovese, Marco Polo si sia dedicato alla revisione dell'opera (redatta a Genova con Rustichello da Pisa, negli anni intorno al 1298), lavorando in collaborazione con i Domenicani di SS. Giovanni e Paolo; tale revisione è testimoniata dalla fisionomia della redazione latina cosiddetta Z, che numerose testimonianze suggeriscono prodotta a Venezia, in ambito appunto domenicano.

«Una delle caratteristiche più affascinanti (e forse meno note al grande pubblico) della diffusione de Il Milione di Marco Polo consiste nelle diverse traduzioni latine a cui il testo venne sottoposto» dice Antonio Montefusco, che guida l’équipe di studiosi. «Una di queste venne redatta all’inizio del Trecento dal domenicano Francesco Pipino, forse su richiesta dell’Ordine, ed ebbe un notevole successo, garantendo la fortuna del libro su scala europea. L’interesse dei frati per il testo di Marco fu però immediato: il Milione fu una preziosissima fonte di informazioni sugli itinerari di viaggio nonché sulle credenze del mondo orientale, e per questo motivo i domenicani, grandi missionari e viaggiatori, lo lessero, trasformarono e riutilizzarono nelle loro opere fino all’età moderna. Il documento rinvenuto ha il valore enorme di confermare l’idea che questo interesse nacque all’interno di un rapporto diretto tra il viaggiatore e i domenicani di Ss. Giovanni e Paolo, che ci induce a pensare che i frati veneziani forse collaborarono alla revisione dell’opera da parte di Marco, quasi come dei moderni editori».

Su questo terreno è stata avviata una stretta collaborazione con il team coordinato dal prof. Eugenio Burgio e dalla dott.ssa Samuela Simion che lavorano all’edizione integrale de Il Milione in ambiente digitale (dopo aver prodotto l'edizione de Il Milione di Giovanni Battista Ramusio) che ha portato all’organizzazione di un seminario i cui atti sono stati raccolti nel volume sulla ricezione del Milione presso gli Ordini Mendicanti che uscirà nel 2020 per la casa editrice Edizioni Ca’ Foscari.
Il documento verrà pubblicato nel volume, insieme ad altri interventi tutti focalizzati sulla fortuna e le trasformazioni de Il Milione nei testi dei frati mendicanti.

E’ stato proprio nella prospettiva di preparare il volume, che si era pensato di sondare nuovamente la possibile presenza di documentazione che certificasse il rapporto tra l’autore de Il Milione e l’ordine domenicano. La pista si è rivelata fruttuosa ed è stato così rinvenuto il documento presso l’Archivio di Stato di Venezia.

Proprio in questi giorni, l'Università Ca' Foscari Venezia e l'Archivio di Stato stanno per sottoscrivere un accordo quadro di collaborazione ad ampio spettro, sicuramente foriero di nuovi stimoli per la ricerca scientifica.

 

 

FEDERICA FERRARIN