Il cosmo sciamanico: ontologie indigene fra Asia e Americhe

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IN-VISIBILE, Andrea Tagliapietra, 2019, acrilico su tela 50x50
IN-VISIBILE, Andrea Tagliapietra, 2019, acrilico su tela 50x50

Lo sciamanismo è forse la pratica religiosa più antica appartenente al genere umano. Diffusa pressoché in tutti i continenti, ha da un lato affascinato intere generazioni di studiosi, dall’altro ha colpito profondamente l’immaginario occidentale.

L’etimologia della parola sciamano è per certi versi ancora incerta, ma si fa canonicamente risalire al termine 'saman', utilizzato nella cultura tunguso siberiana per indicare ‘colui che conosce’. Infatti lo sciamano viene generalmente considerato come un guaritore e un mediatore tra il mondo dei vivi e il mondo degli spiriti, capace di operare in uno stato alterato di coscienza e influenzare il corso degli eventi.

L’incanto e il mistero dell’agire sciamanico, oltre alla difficoltà di circoscriverne il fenomeno, hanno attraversato il dibattito scientifico per decenni. Lo sciamano è un terapeuta, un mago, un esorcista? Oppure - com’è stato definito - un eroe culturale, un intermediario col mondo degli spiriti, o una sorta di psicoanalista ante litteram della collettività? E come interpretare gli sciamani moderni, ‘urbani’, che comunicano attraverso performance artistiche e social media?

È appena uscito, per la casa editrice Franco Angeli, con una evocativa copertina illustrata dall’artista veneziano Andrea Tagliapietra, il volume Il cosmo sciamanico: ontologie indigene fra Asia e Americhe. L’opera è a cura di Stefano Beggiora, direttore della collana S.t.r.a.d.e. - Spiritualità e tradizioni religiose: approcci, discipline, etnografie presso il medesimo editore e professore all’Università Ca’ Foscari di uno dei pochissimi corsi in Italia di etnografia dello sciamanesimo, nonché docente di Storia e Letteratura dell’India.

“Partendo dalle più aggiornate teorie scientifiche – si legge nella sinossi del volume - il libro ospita ventuno saggi a opera dei maggiori specialisti sul tema e propone una panoramica pressoché globale sugli studi sciamanici, apportando nuove testimonianze e ricerche sul campo, ove la percezione del cosmo sembra essere il cardine di un diverso modo d’interpretare l’alterità e la liminalità. Dalla foresta amazzonica alle giungle indiane, dalle steppe dell’Asia alle isole del Giappone, dalle vette andine alle vallate himalayane: lungo queste e altre rotte si snoda un viaggio affascinante fra tradizioni religiose, folklore e ontologie indigene”.

I ventuno autori partono dallo stato dell’arte, proponendo un’analisi nuova sui vari sciamanismi, distanziandosi dall’analisi eurocentrica dell’esperienza religiosa e spostando il cardine dello studio sul concetto di cosmo. I saggi contenuti spaziano da uno sciamanismo postmoderno e contemporaneo in Siberia centrale (Mihály Hoppál ) e Jakutia (Lia Zola), allo sciamanismo in Corea (Laurel Kendall), Giappone (Silvia Rivadossi), Mongolia (Elisabetta Ragagnin), Malesia (Diana Riboli), India (Stefano Beggiora, Giovanni Torcinovich), alle tradizioni dell’Himalaya (Davide Torri, Gian Giuseppe Filippi) e dei paesi scandinavi (Gianluca Ligi) fino a giungere al Nord (Enrico Comba), Centro (Sergio Botta) e Sud America (Emanuele Fabiano, Domenico Branca) e a paesi d'ambito islamico (Giovanni De Zorzi e Thomas Dahnhardt). La raccolta è conclusa da una nota etnopsichiatrica (Alessandro Norsa) e da un’Appendice che ripropone in traduzione i saggi di alcuni celebri studiosi (Ioan Lewis, Vladimir Basilov, Romano Mastromattei), scomparsi di recente, che collaborarono con l’Ateneo veneziano.

Beggiora presenta nel suo intervento il caso emblematico dei Saora, una popolazione dell’Odisha – uno stato dell'India Orientale sul golfo del Bengala - dove la vita della comunità si svolge sotto la guida di una serie di figure carismatiche: il gomango – il capo villaggio, il buyā, una sorta di sacerdote, e infine il kuḍān, lo sciamano. Quest’ultimo incarna tutte le caratteristiche del genere: rapimento iniziatico, funzione di psicopompo, conoscenza dei principi medicinali della foresta, esorcista. Spesso il kuḍān sperimenta durante la pubertà una serie di esperienze allucinatorie, interpretate come manifestazioni di uno spirito tutelare che cerca di mettersi in comunicazione con il prescelto. L’iniziato in alcuni casi viene ‘prelevato’ dallo spirito guida durante il sonno e affronta una serie di prove o esperienze propedeutiche al suo futuro ruolo. Nel classico caso del ‘rapimento sciamanico’, l’iniziato si trova a vagare nella foresta per alcuni giorni, in stato confusionale e di amnesia. In altri casi i kuḍān hanno anche descritto la sensazione di essere sollevati verso l’alto, librandosi nell’atmosfera (a volte vedendo e descrivendo il paesaggio sottostante) per poi essere precipitati nell’oscurità.

L’idea di riunire in un volume unico le ricerche attuali più approfondite in campo sciamanico è nata proprio a Venezia, a Ca’ Foscari, dove l’insegnamento di Etnografia dello Sciamanesimo è attivo dal 2014 all’interno del dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea e rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. Il riconoscimento del livello scientifico dell’opera ha valso al volume il prestigioso patrocinio dell’International Society for Academic Research on Shamanism (ISARS).

All’interno del corso, osserva il prof. Beggiora, è nata negli anni una sperimentazione di gruppo, una sorta d’osservatorio, “che per me e credo per tutti coloro che vi hanno finora partecipato è stata veramente entusiasmante: un’esperienza che non ha mancato di testimoniare l’esistenza di uno sciamanismo ancora vivente e dinamico, sui cui è ancora possibile sviluppare la ricerca. In taluni specifici casi è emerso un fenomeno che sembrerebbe conservare forme forse primordiali, aspetti culturali arcaici, d’un mondo ormai scomparso, viceversa in altri ambiti s’è delineata la manifestazione d’un approccio al sacro veramente versatile, duttile, capace con resilienza d’attraversare momenti di cambiamento sempre più complessi e radicali. Forse proprio per questo, da sempre refrattario a essere circoscritto in un paradigma teoretico unico, lo sciamanismo in ogni caso si conferma ancor oggi vivo e vibrante attorno al mondo, come il dibattito che su di esso si rinnova”.

D’altro canto l’insegnamento in aula cerca di stimolare un’attività di ricerca sul campo, incoraggiando i giovani ricercatori della nuova generazione a partecipare al dibattito mondiale sullo sciamanismo, ad andare in giro per il mondo a scoprire le realtà sciamaniche che stanno scomparendo e quelle che si stanno modificando e adattando.

Federica SCOTELLARO