Ricerca e 'Brexit': da Warwick per studiare antichi testi magici

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Il suo progetto ERC partirà dal prossimo 1 febbraio e lui sarà a Ca’ Foscari nei prossimi mesi per iniziare una nuova vita di studio e ricerca nel nostro ateneo: Joseph E. Sanzo, americano, proveniente dall’Università di Warwick in Gran Bretagna contribuirà allo studio sulla magia nell'area del Mediterraneo e nelle relazioni giudeo-cristiane durante il periodo tardo antico (III - VII sec. d.C.), fornendo una prima analisi comparativa di antichi testi magici e oggetti di origine ebraica e cristiana (es. amuleti, ciotole per incantesimi).

Si tratta di un progetto ERC Starting Grant da 1 milione e 300 mila euro che vedrà lavorare insieme a lui al Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, per cinque anni, anche un team interdisciplinare composto da 4 persone.

Il suo arrivo segue quello del prof David Gentilcore, prestigioso ERC Advanced Grant che era approdato a Ca’ Foscari lo scorso novembre dal Regno Unito, e avviene anch’esso “in tempo di Brexit”.

La prospettiva dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha influenzato la sua decisione di cambiare università?

Prendere la decisione di cambiare istituzione è stato molto difficile, perchè stimo moltissimo i miei colleghi dell’Università di Warwick. In verità, la decisione finale si è basata soprattutto sull’idea di poter spostare il mio finanziamento a Ca’ Foscari; ad ogni modo, la Brexit - e specialmente la possibilità di una Brexit no-deal - è stata uno dei fattori decisivi. Quando ho saputo di aver vinto un finanziamento ERC la scorsa estate, l’uscita dall’Unione Europea senza accordo era una possibilità concreta. Ero particolarmente preoccupato che il mio progetto non potesse più far parte dell’European Research Council, di cui condivido pienamente missione e obiettivi. Quindi credo che la Brexit mi abbia spinto a cercare università fuori dal Regno Unito che potessero ospitare il mio grant.

Perché ha scelto Ca’ Foscari?

Ci sono diversi motivi per i quali ho pensato che Ca’ Foscari sarebbe stata la scelta ideale per il mio progetto ERC. Ad esempio, sono rimasto piacevolmente impressionato dall’altissima qualità del corpo docente, in particolare al Dipartimento di Studi sull’Asia e Africa Mediterranea. Mi ha colpito anche l’enfasi che Ca’ Foscari pone nell’attrarre ricercatori ERC e Marie Curie. In altre parole, Ca’ Foscari sta chiaramente investendo in giovani studiosi di alto calibro. Inoltre, ho potuto constatare di persona - durante il mio colloquio nell’Agosto 2019 - l’incredibile gentilezza, accoglienza e generosità sia dei professori che del personale amministrativo. In breve, ho trovato un’istituzione eccezionale in termini di eccellenza accademica, investimento nel futuro e collegialità.

Potrebbe descrivere brevemente il suo progetto ERC?

Il mio progetto EJCM (Early Jewish and Christian Magical Traditions in Comparison and Contact) prende in analisi oggetti materiali, che gli antichi maghi  Ebrei e Cristiani (III-VII sec. d.C.) creavano per guarire, proteggere da attacchi demoniaci o per assistere una persona nell’arrecare danno ad un altro individuo. Questi oggetti includono amuleti con iscrizioni, che si indossavano sul corpo, e ciotole per incantesimi, che venivano sepolte sotto le case.  Su questi oggetti sono riportati testi in diverse lingue e dialetti antichi (ad esempio Greco, Copto, Siriaco, e Aramaico giudaico babilonese) e contenenti spesso passi della Bibbia, nomi divini e illustrazioni (raffiguranti ad esempio, demoni o Gesù). Sono oggetti che rivelano molto sulle interazioni tra antichi ebrei e cristiani in questioni relative alla quotidianità come salute, amore, affari e spiriti molesti. Sfortunatamente, gli oggetti ebraici e quelli cristiani vengono spesso trattati separatamente e di conseguenza non hanno mai giocato un ruolo significativo nello studio accademico delle relazioni tra Ebrei e Cristiani nel periodo antico. Mettendo assieme lo studio dell’antica magia ebraica e di quella cristiana agli studi sull’antichità giudaico-cristiana, il mio progetto riempirà degli importanti vuoti nella letteratura accademica.

Perché questi cosiddetti oggetti “magici” su cui si concentra la ricerca sono così importanti?

Questi cosiddetti oggetti “magici” rivelano moltissimo sulle interazioni tra antichi Ebrei e Cristiani nelle loro vite quotidiane. A volte i risultati sono inaspettati. Per esempio, siamo in possesso di una ciotola per incantesimi di origine ebraica (con incisioni in aramaico) che presenta un riferimento alla Trinità cristiana. Viceversa, abbiamo anche molti amuleti curativi cristiani (con incisioni in greco e copto) che fanno riferimento a nomi ebraici di Dio, come Iaô Sabaôth. Allo stesso tempo, le invocazioni presenti su una serie di amuleti e libri cerimoniali cristiani, maledicono gli ebrei per aver ucciso Gesù. Questi oggetti sollevano diversi quesiti importanti che il mio progetto affronterà: Gli esperti di rituali Ebrei e Cristiani collaboravano tra di loro o condividevano le tecniche per i rituali? Come hanno fatto i vari modi per indicare Dio, originariamente Ebraici o Cristiani, a cambiare significato nel tempo e in regioni diverse? Come hanno fatto guaritori, esorcisti e altri praticanti di riti ad adattarsi nel mondo tardo antico, nel quale Cristiani ed Ebrei vedono aumentare le distanze e hanno anche interazioni violente? Questi oggetti “magici” rendono evidente il bisogno di rivalutare l’accuratezza nell’interpretazione delle fonti letterarie cristiane, le quali giudicavano duramente i fedeli che partecipavano a rituali di guarigione, infrangendo così i confini religiosi. A un livello più generale, questi oggetti mettono in discussione l’opinione diffusa nella storia antica e nell’archeologia che tradizioni culturali condivise o comuni indichino necessariamente relazioni interculturali amichevoli o il superamento dei confini culturali/religiosi.

Un ultimo riferimento alla situazione attuale. La ricerca e lo studio si arricchiscono anche grazie all’interazione con altri paesi e altri sistemi universitari. Lo scambio di studenti e personale docente risulta quindi indispensabile. Cosa ne pensa del fatto che, a causa della Brexit, verrà molto probabilmente posto fine al programma Erasmus?

Da Americano, che ha ricoperto posizioni accademiche in Israele, Germania, Regno Unito e ora Italia, posso garantire personalmente l’importanza degli scambi intellettuali che avvengono con il flusso libero di persone attraverso i confini nazionali. Sono quindi molto preoccupato dalla possibilità che la Brexit possa avere risvolti devastanti o addirittura fatali per questo programma importantissimo.

FEDERICA FERRARIN