Cambiamo paradigma: la cultura dell’inclusione

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Photo by Yomex Owo on Unsplash

Lo studente ‘ideale’ non esiste. Nel senso che non esistono stereotipi ma persone con caratteristiche ed esigenze diverse, alle quali l’Università deve rispondere in modo adeguato. Ci sono studenti stranieri, studenti con disabilità o studenti lavoratori. La sostenibilità passa attraverso equità e inclusione, ed è compito degli Atenei proporre un ambiente universitario inclusivo, dove studenti e studentesse di ogni tipo si sentano al centro.  

Nella pagina web di Ca’ Foscari Sostenibile è stata appena pubblicata una dichiarazione sull'impegno di Ca' Foscari nel promuovere azioni e comportamenti volti all'accessibilità, all'equità e all'inclusione, dove si afferma che “l’Università abbraccia e promuove i valori fondamentali dell’inclusione, nel rispetto di tutte le forme di diversità umana: fisica, psicologica, sociale, linguistica e culturale. L’Ateneo accoglie e valorizza l’unicità e quindi la diversità di ogni persona, come occasione di crescita personale, confronto, arricchimento, relazione e rispetto dei punti di vista diversi dai propri. L’Ateneo riconosce inoltre che la conoscenza, la cultura superiore e la partecipazione alla ricerca favoriscono il pieno sviluppo umano, l’ingresso nel mondo del lavoro e la realizzazione delle libertà, intese come opportunità di concretizzare le aspirazioni personali”.

Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Giulia Bencini, Delegata del Rettore alle Iniziative a supporto dell'assistenza, integrazione e benessere delle persone con disabilità, che presiede un tavolo di lavoro permanente sull’accessibilità, l’equità e l’inclusione costituito a Ca’ Foscari da settembre 2018, al quale partecipano membri del personale degli uffici tecnico amministrativi coinvolti, con la collaborazione di tutte le componenti universitarie - docente, personale e studentesca. 

“Ca’ Foscari si impegna costantemente e da anni - spiega la prof.ssa Bencini - per offrire un modello centrato sulla persona, dove le persone e l’ambiente fisico, ma anche culturale, interagiscono e dove nessuno si sente escluso o considerato con minor attenzione”. 

Punto di partenza del tavolo cafoscarino è l’approccio basato sull’Universal Design, riconosciuto nella Convenzione Onu 2006 come il modello operativo per creare contesti inclusivi. Dove possiamo agire? Sull’ambiente fisico, ma anche sull’ambiente didattico, formativo, culturale, sportivo e comunicativo. In tutti questi ambiti è possibile pensare a soluzioni che faciliteranno la vita a persone con bisogni specifici, ma che in realtà saranno utili a tutti e tutte. “Prendiamo ad esempio le porte automatiche che si aprono con il badge – Fa notare Bencini. - Permettono alle carrozzine di passare, ma sono utili e adatte a tutti. Se pensiamo al nuovo coronavirus, che resiste sulle superfici, si confermano essere la soluzione più sicura per tutta la comunità universitaria”.

Per poter abbracciare questa prospettiva complessa e applicare agli ambienti i principi dell’Universal Design, servono competenze multidisciplinari. In questa ottica si è mossa Ca’ Foscari, sia cooperando internamente con diversi soggetti, sia facendo rete con le altre Università.

“Per le Università è il momento di agire insieme – continua Bencini. -  Ho da poco preso parte alla riunione della RUS - Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile promossa dalla CRUI dove è stato inaugurato un nuovo tavolo su inclusione e giustizia sociale. La sostenibilità sociale, l’inclusione, è al centro del dibattito. Significa ancora una volta pensare che negli ambienti ci sono le persone e progettarli per essere inclusivi. Un ambiente, e non parliamo solo di ambiente fisico, è inclusivo se al suo interno le persone possono muoversi, realizzarsi e scegliere. Bisogna porre grande attenzione alle variabili immateriali che provocano esclusione. Accanto alle dimensioni ‘storiche’ - genere, etnia, appartenenza sociale - sono sorte nuove criticità, per esempio economiche, in aumento in seguito alla crisi da Covid-19”.

Parliamo di Covid. In molti ambiti si dice che ‘abbiamo un’opportunità’ e questo vale anche per l’inclusione. ASVIS  - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha effettuato un’analisi sull'impatto della crisi sullo sviluppo sostenibile e ha avanzato delle proposte per rilanciare il Paese secondo l'Agenda 2030. Ca’ Foscari sintetizza le best practice messe in atto in questo periodo, che contribuiscono alla realizzazione di uno o più obiettivi dell'Agenda 2030.

“Durante l’emergenza sanitaria, come per tutte le altre attività, Ca’ Foscari e gli altri atenei hanno dimostrato grande capacità di trasformarsi per rispondere alle nuove esigenze. Ricerca e didattica non si sono fermate. Questo vale anche per i servizi agli studenti con disabilità che nel nostro Ateneo sono oltre 300. Abbiamo prestato particolare attenzione alle situazioni più vulnerabili, attraverso l’ufficio disabilità abbiamo contattato tutti gli studenti per verificare la loro situazione e le eventuali esigenze. In alcuni casi particolari abbiamo per esempio ritenuto di organizzare esami in presenza, in sicurezza. Se pensiamo al prossimo anno accademico dobbiamo considerare che il desiderio degli studenti con disabilità è uguale a quello dei loro colleghi: è apprezzata la possibilità di scegliere di frequentare da remoto ma è forte il desiderio anche tornare in aula e tornare in contatto con la vita universitaria. Questo si evince dalle risposte al questionario sulla didattica on line. La didattica on line deve quindi essere pensata come un’opportunità, un’occasione di scelta in più e non come una barriera aggiuntiva”.

Federica SCOTELLARO