L'esperienza dei "Clabbers" di "Venezia Città Plurale"

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Le attività della 7a edizione del Contamination Lab, "Venezia Città Plurale", si avvicinano alla dirittura d'arrivo. Alcuni dei gruppi partecipanti hanno deciso di raccontarci la loro esperienza della didattica innovativa del laboratorio, che la pandemia da COVID ha reso necessario svolgere a distanza. 

Il gruppo "Canottiere" sta riprogettando Venezia cercando nuove narrazioni che rispettino la storia della città, ma senza paura di abbracciare nuove idee e soluzioni. Proprio a partire dal complesso equilibrio che caratterizza Venezia, dalla sua identità di mescolanze e stratificazioni, ne immaginano un futuro che combini il suo patrimonio culturale e il suo aspetto più vivo e vissuto.

Come influisce la composizione del gruppo sul vostro lavoro?


Noi membri del gruppo Canottiere proveniamo da ambiti di studio diversi tra loro, e questo ci permette di dare apporti differenziati al progetto. Ognuna di noi regala alle altre uno sguardo peculiare e distinto, anche se una base comune, ovvero l'ambito umanistico, ci lega. Proprio questa comunanza costituisce la nostra forza, il nostro linguaggio comune. Le idee non mancano mai, e la maggior parte delle volte ci troviamo a dover sfoltire e alleggerire il carico di input che siamo in grado di generare, piuttosto che "cercare l'ispirazione".

Quel che a volte ci manca, forse, è una controparte che bilanci in maniera netta le nostre competenze e il nostro modo di lavorare. A questo però rimediamo rivolgendoci ai tutor, che ci aiutano a sciogliere nodi per noi complessi, e a completare il nostro lavoro.

Qual è il valore della didattica innovativa del Contamination Lab?


Fondamentale! L'approccio partecipativo è diverso da ciò a cui siamo abituate, i metodi di lavoro sono stimolanti, e la strutturazione del lavoro in forma di obiettivi a breve termine ci permette di lavorare con maggior concentrazione. Gli interventi da parte di esperti non superano l'ora di durata e questo ci consente di tenere alto il livello di attenzione e riuscire a cogliere efficacemente ciò che più ci è funzionale in vista dell'ideazione del nostro progetto. Il lavoro in gruppi è stimolante e ci permette di considerare più punti di vista e avere complessivamente uno sguardo più oggettivo.

Come incide il rapporto diretto con dei professionisti?


Per prima cosa ci teniamo a sottolineare che apprezziamo la concretezza delle indicazioni fornite dai professionisti con cui abbiamo avuto l'opportunità di confrontarci, la loro precisione e chiarezza. Si instaurano così dinamiche orientate alla realizzazione di un obiettivo specifico e a breve termine che rendono questo rapporto un po' speciale, di sicuro differente da quello professore-studente. Grazie a questo confronto, lavorare insieme alla realizzazione di un progetto diventa più facile, divertente e stimolante: il contatto diretto con i professionisti ci permette di capire quali proposte potrebbero funzionare e quali meno, analizzarne i punti di forza e di debolezza e comprendere verso quale direzione andare.

La modalità  a distanza è una soluzione dettata dalla pandemia COVID. Che impatto ha sulla vostra esperienza?


Ovviamente ci sono pro e contro: gli strumenti scelti dai nostri tutor e dall'università  rappresentano ottime soluzioni per riuscire a lavorare insieme, parlare e confrontarsi anche a distanza. Ma purtroppo non potranno mai restituire il valore aggiunto di un'esperienza fatta dal vivo! Ci mancano la casualità che spesso accompagna le scelte più originali, quella creatività nata un po' per caso un po' per stanchezza, quella scintilla che si accende appena senti l'odore del caffè raggiungere il tavolo in cui stai progettando e discutendo dalla mattina. Tutto questo per ora ci tocca solo immaginarlo, con uno sforzo di immedesimazione non da poco, ma lo stesso anche attraverso uno schermo a volte fermiamo tutto per chiacchierare o ridere, distrarci e ricominciare con più energia.

Ora che il laboratorio è ormai ben avviato, cosa vi aspettate dalle prossime settimane?


Non siamo in dirittura d'arrivo, ma nemmeno troppo lontane. Nelle prossime settimane saremo in piena fase convergente, dobbiamo riuscire a individuare una soluzione che non dimentichi tutto il lavoro di esplorazione e ricerca svolto finora, ma che sappia anche distinguere ciò che realmente è fondamentale da ciò che può essere messo in secondo piano. Affineremo dunque la nostra risposta progettuale, daremo finalmente forma concreta al nostro progetto, e seguiremo i consigli di un attore di teatro per trasmettere in modo efficace al pubblico dell'ultima giornata il valore di cui siamo convinte sia carico il nostro progetto. Guardiamo con fiducia a quella giornata, sperando di vedere il nostro impegno riconosciuto.

 

 

Il gruppo “Gondolab” sta riprogettando il futuro di Venezia a partire dall’idea della lettura, per una città più accogliente sia per chi la visita, sia per chi la abita. Il loro progetto è rivolto a tutte le età, cui offre un’occasione di aggregazione e la possibilità di approfondire l’identità multiculturale della città.

Come influisce la composizione del gruppo sul vostro lavoro?

Il gruppo è composto da sette persone, sei provenienti da un background di stampo umanistico e uno studente di economia. Le idee certo non mancano, e spesso si instaurano dialoghi e dibattiti da cui emergono le nostre diverse visioni di Venezia. In un gruppo abbastanza ampio che lavora sempre online sono necessari diversi step e molta organizzazione per arrivare ad un punto d’incontro e di sintesi. Tuttavia, abbiamo progressivamente imparato a dividerci i compiti in maniera efficace, in modo tale che ognuno possa apportare il proprio contributo ai vari output che ogni settimana siamo stati chiamati a presentare.

Qual è il valore della didattica innovativa del Contamination Lab?

La didattica innovativa del Contamination Lab rappresenta per noi un mondo completamente diverso rispetto all’ambiente accademico che abbiamo conosciuto fino ad ora. Innanzitutto, abbiamo compreso come la multidisciplinarietà sia di fondamentale importanza per formulare le idee ed i progetti più promettenti. Abbiamo potuto applicare le diverse conoscenze e sensibilità che ci contraddistinguono nel processo creativo attraverso il quale abbiamo ideato il nostro progetto finale. In più, non solo abbiamo appreso e rafforzato le competenze trasversali richieste così spesso dal mondo del lavoro, ma abbiamo anche imparato ad integrare queste con le conoscenze acquisite tramite la didattica  più “tradizionale”. Il Contamination Lab ci ha dato lo spazio per implementare ed approfondire il sapere pratico, le capacità di dibattito e, soprattutto, la creatività, competenza che spesso viene scarsamente valorizzata in una normale aula universitaria. Il CLab è infatti un vero e proprio laboratorio di sperimentazione, ci ha resi indipendenti nella gestione del gruppo e nella produzione dei risultati, ma al tempo stesso ci ha fornito le linee guida necessarie per lavorare in modo efficiente ed efficace.

Come incide il rapporto diretto con dei professionisti?

Il rapporto diretto con i professionisti è un aspetto fondamentale di quello che il Contamination Lab rappresenta. I tutor ci trasmettono la passione e la curiosità per tutto ciò che riguarda la progettazione, il design, lo studio etnografico ed il business, mentre i facilitatori ci accompagnano nel nostro percorso mostrandoci le strade più efficaci ed efficienti da perseguire. Inoltre, grazie alle diverse aree accademiche e lavorative che caratterizzano ognuno degli esperti, da loro apprendiamo quali sono le diverse e complesse sfaccettature che compongono un progetto e che contribuiscono al suo sviluppo. Gli spunti, i commenti e anche le piccole osservazioni che i professionisti ci offrono sono ciò che spesso aiuta a sbloccare il processo creativo del gruppo, anche quando ci sembra di essere giunti ad un vicolo cieco. La presenza dei professionisti è dunque essenziale per la didattica innovativa che il Contamination Lab porta con sé, e offre a noi studenti un saggio di ciò che significhi far parte del mondo del lavoro.

La modalità a distanza è una soluzione dettata dalla pandemia COVID. Che impatto ha sulla vostra esperienza?

La modalità a distanza è stata la soluzione ideale per poter svolgere il Contamination Lab in sicurezza, promuovendo al contempo, per quanto possibile, l’incontro fra gli studenti. Le prime tre plenarie si sono svolte in presenza, e questo ha permesso di creare un'atmosfera di familiarità fra studenti, facilitatori, e tutor. Il tutto si è poi spostato online, così che i singoli gruppi potessero lavorare autonomamente. Questa modalità presenta sia aspetti positivi che negativi. Da un lato, ci permette di avere maggiore flessibilità nell’organizzare gli incontri settimanali con il gruppo, poiché ci possiamo incontrare pur non vivendo tutti nella stessa città. Inoltre, abbiamo imparato ad utilizzare diversi strumenti innovativi realizzati appositamente per il brain storming e la progettazione. D’altro canto, abbiamo notato che la modalità online comporta una notevole dilatazione dei tempi di lavoro, mentre la produttività aumenta nel momento in cui ci incontriamo di persona. Dialogare diventa più difficile per via della connessione spesso lenta, ci si distrae molto più facilmente ed e possibile che la videoconferenza fatichi ad incentivare una partecipazione attiva e costante alle varie attività. Tuttavia, ci rendiamo conto che senza questa modalità di lavoro sarebbe stato impossibile svolgere il Contamination Lab, poiché questa ha garantito le condizioni di sicurezza necessarie a fronteggiare la pandemia. Ci auguriamo che le prossime edizioni possano svolgersi interamente in presenza, magari sfruttando gli strumenti più utili che abbiamo conosciuto nel lavoro online.

Ora che il laboratorio è ormai ben avviato, cosa vi aspettate dalle prossime settimane?

Dalle prossime settimane ci aspettiamo sicuramente molto lavoro, poiché stiamo definendo tutti i dettagli della nostra idea progettuale, per poterla poi presentare davanti ai tutor e ai partner del Contamination Lab. Dovremo riuscire a collaborare in maniera efficace, in modo che il nostro progetto risulti interessante ed innovativo.

Ci auguriamo di acquisire nuove conoscenze e competenze per trasportare la nostra idea dalla fase di progettazione alla realtà. Speriamo di poter portare a termine il lavoro che abbiamo svolto fino ad ora nel migliore dei modi, e non vediamo l’ora di confrontarci con l’operato degli altri gruppi, quando tutte le idee verranno esposte durante l’assemblea finale. 

Ci piacerebbe poter vincere il primo premio per avere l’incredibile opportunità di condurre la nostra idea ad uno stadio di sviluppo successivo, poiché vi è ancora molto su cui potremmo lavorare e, soprattutto, perché abbiamo fiducia nei valori che ci proponiamo di comunicare tramite il nostro progetto. Abbiamo l’obiettivo di realizzare un servizio che sia apprezzato dai partner e accolto dai potenziali utenti, e speriamo di poterne continuare la progettazione anche in seguito al Contamination Lab. 

In ogni caso, qualunque sia il risultato finale, porteremo sempre con noi questa meravigliosa esperienza, che ci ha fornito conoscenze e competenze alle quali potremo sicuramente fare riferimento anche in contesti accademici e lavorativi futuri.

Il gruppo “Dynamica” sta riprogettando Venezia a partire da una dimensione più comunitaria, cercando di creare un nuovo spazio di aggregazione virtuosa che recuperi alcune realtà in crisi da tempo e le trasformi in un centro di servizi e di incontro tra le diverse comunità che vivono la città.

Come influisce la composizione del gruppo sul vostro lavoro?

La composizione del gruppo sicuramente favorisce il dialogo ed il confronto fra i diversi componenti, con una continua produzione di idee, osservazioni, soluzioni e stimoli. Avendo ciascuno il proprio background formativo ma accomunati da un approccio più sociale che imprenditoriale, a volte il rischio può essere quello di mettere idee differenti in tavola e quindi perdere il filo. Tuttavia, a turno, interviene un componente ad invitare gli altri a tornare all’obiettivo centrale.

Non è mancato qualche sporadico momento di scontro, che però si è sempre risolto con un passo in avanti per il gruppo stesso. 

Qual è il valore della didattica innovativa del Contamination Lab?

È indubbiamente utile e stimolante poter ascoltare differenti voci di esperti e professionisti, che da un lato ampliano la visione della realtà su cui dobbiamo concentrarci, e dall’altro ci mostrano il lato pratico, reale, applicato del Lab. Avere un obiettivo finale concreto è uno stimolo ulteriore ad ampliare i campi di studio, a fare ricerca, ad osservare la realtà con un occhio imprenditoriale. Infine, il fatto di essere studenti provenienti da corsi differenti rappresenta un arricchimento reciproco costante: per ogni argomento trattato, c’è sempre un componente che può far conoscere agli altri qualcosa di utile ed applicabile al progetto, grazie alle differenti materie che ciascuno ha studiato.

Il CLab sicuramente è una sorta di palestra preparatoria al mondo del lavoro che ci permette di valorizzare e far sviluppare le soft skills che possediamo e che sono oggi sempre più richieste dal mercato del lavoro. L’approccio innovativo ci ha permesso di conoscere nuove metodologie di risposta alle soluzioni come l’utilizzo delle system maps, brain storming e design thinking

Come incide il rapporto diretto con dei professionisti? 

Alle soglie del mondo del lavoro, per ciascuno di noi è importante aver modo di svolgere attività pratiche che ci permettano di confrontarci e di imparare da chi ha già maturato esperienze lavorative significative. Anche a scopo orientativo, per il nostro futuro percorso formativo e di inserimento nel mondo del lavoro. Senz’altro il plus che comporta il contatto diretto con dei professionisti è la concretezza, l’abilità nel riportare le nostre idee alla realtà dei fatti ed ai suoi limiti, al fine di comprenderne la prospettiva progettuale. 

La possibilità di discutere con i professionisti delle nostre idee è stata decisamente utile, perché ci ha permesso di riflettere in modo più concreto e di verificare come le nostre idee possano essere percepite in un ambito lavorativo, e quali sono invece i punti su cui migliorarci.

La modalità a distanza è una soluzione dettata dalla pandemia COVID. Che impatto ha sulla vostra esperienza?

Se da un lato questa modalità permette una maggior elasticità di gestione del progetto, un risparmio di tempo per gli spostamenti ed uno snellimento della logistica, dall’altro la mancata possibilità di stare fisicamente insieme spesso è percepito come un limite. Senz’altro, la mancata possibilità di incontrarsi con i propri compagni di percorso ha l’effetto di rendere la didattica a distanza alle volte meno efficace e stimolante rispetto alla didattica classica, rendendo talvolta difficile mantenere alta la concentrazione durante un’intera giornata di lavoro progettuale di gruppo davanti allo schermo di un computer. 

D’altro canto, seguire il laboratorio da casa permette di evitare lo sforzo del viaggio e la stanchezza derivante dal passare una giornata intera fuori casa. Gli strumenti tecnologici, infine, pur permettendo un metodo di lavoro più agile, al contempo non garantiscono le medesime e più ampie possibilità di scelta in riferimento alle attività proposte.

Ora che il laboratorio è ormai ben avviato, cosa vi aspettate dalle prossime settimane?

Nelle prossime settimane ci aspettiamo di riuscire a delineare al meglio il nostro progetto e di dargli la veste imprenditoriale e realizzabile migliore possibile. Siamo fiduciosi nel nostro progetto e nei suoi possibili sviluppi.

Ci aspettiamo di poter trasmettere, grazie agli strumenti ottenuti, un progetto efficace e all’altezza delle aspettative, in grado di entusiasmare il pubblico allo stesso modo in cui ha entusiasmato noi. Ci aspettiamo anche di poter dare un vero e proprio contributo alla città di Venezia, e che il nostro non sia un mero lavoro di ideazione che rimanga solo a livello di “carte”. Ci aspettiamo di poter concretizzare il nostro progetto in chiave imprenditoriale ma anche sociale al fine di restituire una nuova identità alla città di Venezia.

Il gruppo Foresti sta riprogettando Venezia a partire dall’acqua, tenendo ben presente la sostenibilità ambientale e puntando ad includere diversi gruppi di persone e creare un nuovo spazio cittadino rinsaldando il rapporto simbiotico tra città e laguna.

Come influisce la composizione del gruppo sul vostro lavoro? 

Il nostro gruppo è formato da componenti vari ed eterogenei per percorso di studio, età ed esperienze. Provenendo da sei ambiti di studio differenti, che vanno dall’economia, alla grafica, all’arte, alla cooperazione internazionale e allo studio della letteratura italiana, apportiamo al progetto sei differenti punti di vista sulle problematiche e sulle possibili soluzioni da attuare, il che ci permette di lavorare progettando un’idea a tutto tondo.

Qual è il valore della didattica innovativa del Contamination Lab?

Un progetto di didattica innovativa stimola gli studenti a mettersi in gioco e a sperimentare le metodologie di ideazione del mondo del design. Questo approccio sicuramente ci permette di imparare attraverso l’azione e tramite il confronto con un team di lavoro, e ci spinge ad abbandonare i metodi tipicamente accademici di affrontare un problema e ad attuare un pensiero divergente e creativo nella risposta alle domande progettuali.

Come incide il rapporto diretto con dei professionisti?

La presenza di professionisti è fondamentale tanto nell’ideazione che nella progettazione del nostro lavoro. Confrontarsi con chi utilizza quotidianamente questa metodologia di progettazione nella propria professione ci ha permesso di avere un punto di vista più concreto sulle cose, e ci ha permesso di portare la nostra idea da una dimensione teorica a una dimensione pratica e di fattibilità reale

La modalità a distanza è una soluzione dettata dalla pandemia COVID. Che impatto ha sulla vostra esperienza? 

Questa modalità ha sicuramente influito in modo significativo sull’esperienza e sull’ideazione del progetto. L’impossibilità di lavorare in presenza ha causato una difficoltà nella gestione del lavoro e nelle occasioni di scambio e di riflessione. Tuttavia, gli strumenti messi a disposizione da Ca’ Foscari ci hanno permesso di affrontare il Contamination Lab in maniera efficace nonostante la grave crisi sanitaria in corso. 

Ora che il laboratorio è ormai ben avviato, cosa vi aspettate dalle prossime settimane?

Dalle prossime settimane ci aspettiamo la possibilità di affinare la nostra idea progettuale e di renderla appetibile per i partner a cui la proporremo. Le prossime fasi progettuali saranno la definizione della value proposition e la creazione di uno storytelling in grado di rendere al meglio i valori che sottostanno alla nostra idea e le possibili applicazioni di essa.

Il gruppo de “I Provinciali” sta riprogettando Venezia come città autentica a partire da un cambio di ritmo: invece di uno sfruttamento serrato, un passo più lento e consapevole, non solo per chi vive la città quotidianamente, ma anche per chi la visita.

Come influisce la composizione del gruppo sul vostro lavoro? 

La diversificazione degli ambiti da cui proviene ogni componente del gruppo ci permette di lavorare su un’ampia gamma di punti di vista e riflessioni. Questa combinazione mista inoltre ci permette di sviluppare approcci di lavoro nuovi, utili alla crescita professionale di ognuno di noi, ma anche allo sviluppo personale stesso. La multidisciplinarità del nostro gruppo – che è poi l’aspetto peculiare delle attività del Contamination Lab – favorisce un reciproco scambio di competenze: tra di noi c’è chi sta seguendo un percorso accademico umanistico, chi proviene dall’ambito economico, chi ancora ha avuto una formazione in materie artistiche e archeologiche. Dal punto di vista accademico, dunque, la maggior parte di noi deriva dal campo umanistico, anche se i metodi che abbiamo acquisito sono molto diversi.  Questi diversi background sono una risorsa nei momenti di lavoro di gruppo: permettono di sperimentare approcci diversi, di ampliare le proprie conoscenze e di aprirsi a metodi di pensiero nuovi e diversi. Fortunatamente abbiamo caratteri molto diversificati e modalità differenti attraverso cui affrontare le questioni. Forse, molto spesso, siamo troppo d’accordo nelle linee di pensiero: qualche discussione in più all’inizio del laboratorio avrebbe aiutato in certi aspetti. Il lavoro all’interno del gruppo però si svolge bene e in maniera lineare. In quest’ultimo periodo ci siamo scontrati con delle difficoltà di progettazione che tuttavia stiamo tentando di affrontare e risolvere. 

Qual è il valore della didattica innovativa del Contamination Lab? 

L’offerta educativa proposta da laboratori innovativi come il Contamination Lab è una risorsa preziosa da cui ogni studente, neolaureato o laureato potrebbe trar vantaggio. Il punto di forza di esperienze formative come il CLab poggia proprio sull’opportunità di sperimentare in maniera pratica metodologie innovative, a stretto contatto con esperti, docenti e professionisti. L’approccio interattivo spesso risulta limitato nel corso della carriera accademica e le possibilità di confronto diretto con metodi di pensiero e di lavoro diversi sono, a volte, circoscritte. In tal senso, la didattica del CLab permette di aprire occasioni di confronto e consente di mettere a frutto la propria creatività attraverso strumenti nuovi. Gli incontri con enti partner, ospiti o istituzioni offrono l’importante vantaggio di arricchire il proprio bagaglio culturale, scoprire nuove realtà e ampliare la propria rete sociale; allo stesso modo, l’approccio alla progettazione attraverso metodologie come il design thinking e strumenti digitali innovativi consente di testare e allenare la capacità creativa presente in ognuno di noi, giungendo all’elaborazione di idee inedite e originali. Proprio in ciò è racchiuso il valore di questa didattica innovativa: nella dimensione pratica del fare creativo. Risultano molto utili anche le pillole dei tutor, particolarità che implementano le conoscenze che già si possiedono, e le modalità attraverso cui queste vengono spiegate, in un ambiente meno formale rispetto a quello che tradizionalmente caratterizza il rapporto tra “studente e professore”. Ciò contribuisce molto ad alimentare la discussione dei temi affrontati e si rispecchia anche nelle dinamiche del gruppo: si è molto più creativi, meno concentrati sulle scadenze o sulla presentazione del classico “compitino” per il professore.

Come incide il rapporto diretto con dei professionisti? 

Poter lavorare direttamente con esperti e professionisti offre un enorme vantaggio all’attività di progettazione e di lavoro. Poter fare affidamento sull’aiuto e sul supporto di persone con un bagaglio di esperienze ampio contribuisce anche a creare un maggior spirito di fiducia nelle metodologie di lavoro e nelle scelte progettuali intraprese. Essere affiancati da qualcuno che possiede una lunga conoscenza degli strumenti di cui facciamo uso e che ha già percorso la strada progettuale che ora -  come gruppo - stiamo percorrendo noi, è fonte di stimolo e ispirazione. Ne deriva uno scambio reciproco, da cui è possibile trarre in maniera sempre nuova spunti, conoscenze e arricchimento personale. Il professionista infatti non è solo un teorico, ma può aver affrontato delle difficoltà e aver trovato metodologie utili a risolverle: ha esperienza, può aiutarti a capire come suddividere, distribuire e ordinare il lavoro, suggerirti se sia il caso o meno di consultare qualcuno che ne sappia di più sulla questione affrontata. Pertanto, dal punto di vista tecnico, la relazione diretta con professionisti e cultori della materia è di fondamentale importanza nel processo di sviluppo del nostro lavoro: dai confronti che ne derivano, scaturisce una maggiore consapevolezza delle nostre idee progettuali e della loro fattibilità pratica. Inoltre, l’opportunità di discussioni e raffronti diretti permette di cogliere tutta una serie di insegnamenti utili al proseguimento non solo delle attività strettamente associate al laboratorio, ma applicabili anche a contesti esterni a quello della progettazione. Si può dire dunque che questo rapporto diretto di mentoring implica un processo di apprendimento a trecentosessanta gradi e contribuisce in modo incisivo a delineare le direttive del nostro lavoro. 

La modalità a distanza è una soluzione dettata dalla pandemia COVID. Che impatto ha sulla vostra esperienza?

Senza dubbio, come per ogni attività didattica, lavorativa o sociale, la pandemia ha profondamente inciso sulla nostra esperienza e sul nostro lavoro. La modalità a distanza, tuttavia, ha svolto una sorta di azione tampone per tutte le attività previste per queste settimane e con il recente decorso della situazione epidemiologica si è rivelata risolutiva. Percepiamo la mancanza della dimensione fisica e sociale che la modalità classica avrebbe garantito: ovviamente avremmo preferito lavorare in presenza. Spesso, lavorare per diverse ore in maniera digitale, risulta problematico dal punto di vista mentale. Le pause caffè sono in solitaria: può sembrare stupido, ma molto spesso avere delle discussioni non inerenti al proprio lavoro, in una dimensione sociale concreta, può portare a trovare soluzioni altrimenti inaspettate e contribuire alla costruzione di un’unità di gruppo maggiore, utile anche quando si vogliono esprimere opinioni diverse. Con questa modalità, inoltre, possono emergere problemi anche dal punto di vista tecnico: non tutti hanno una connessione stabile e spesso l’applicazione gioca qualche brutto scherzo con disconnessioni improvvise. Siamo tuttavia consapevoli della difficile situazione che sta attraversando l’intero pianeta e al momento quindi non possiamo che guardare al risvolto positivo della didattica a distanza: assicura il proseguimento delle attività e, seppur in maniera inedita, contribuisce ad accorciare un po’ le distanze. Dal punto di vista organizzativo, comunque, ogni attività è gestita in maniera ottimale, sia dal punto di vista qualitativo che di quello temporale: gli incontri, le lezioni e le attività seguono un calendario prestabilito e ben organizzato, dove ogni tempistica è ben calcolata. Gli interventi stessi di ospiti o esperti sono ben gestiti e l’opportunità di interazione è sempre assicurata. In altri termini, ognuno è confinato a casa propria, ma la modalità a distanza permette comunque di percepire – seppur in maniera nuova – uno spirito partecipativo e di squadra. 

Ora che il laboratorio è ormai ben avviato, cosa vi aspettate dalle prossime settimane?

Ora che abbiamo superato metà del percorso e ci avviamo verso le settimane conclusive, ci auguriamo di vedere la maturazione di tutto il lavoro compiuto in queste settimane, di poter proseguire nella stessa atmosfera di lavoro, di assistere ad una crescita della nostra dinamicità e chissà, magari di poter trarre ulteriore ispirazione dalla pillola di qualche esperto, così da poter gettare maggior luce sulle nostre idee progettuali. Ognuno di noi cova in sé la curiosità e lo stupore di poter osservare tutti i progressi raggiunti e condivisi insieme in questa esperienza: dai primi passi che abbiamo intrapreso nelle prime settimane di attività – con l’abbozzo delle radici del nostro progetto - fino alla forma finale di tutto il nostro lavoro. Gli obiettivi che ci proponiamo per le prossime settimane si focalizzano sulla messa a punto della nostra idea progettuale e sulla preparazione della presentazione finale di fronte ai partner e ai clabbers. Il lavoro delle prossime settimane avrà quindi un focus specifico sulle modalità di esposizione, affinché la presentazione della nostra idea risulti chiara ed efficace. L’obiettivo di base sarà dunque pensare non solo al contenuto ma anche a come rendere bello il contenitore.

 

 

Rachele Svetlana Bassan