A tu per tu con le associazioni studentesche - Femminismi Contemporanei

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Le associazioni studentesche universitarie sono una parte importante della vita cafoscarina: si occupano non solo di formazione complementare, ma anche di rappresentanza, creazione di progetti imprenditoriali, sociali, politici, culturali, sportivi e di divertimento. Inoltre, svolgono un importante ruolo di aggregazione e di coinvolgimento degli studenti nella comunità universitaria, andando ad integrare le conoscenze che si acquisiscono in aula.

Attualmente, all’interno della comunità cafoscarina sono attive più di 10 associazioni studentesche, che si interessano di diversi temi e iniziative, dalla finanza alla diversità culturale, passando per il marketing e il femminismo intersezionale. Abbiamo quindi deciso di dedicare una rubrica a queste realtà studentesche, per scoprire assieme di cosa si occupano e i motivi per cui entrare a far parte di un’associazione a Ca’ Foscari. 

Oggi abbiamo intervistato Anna Lughezzani, studentessa del Corso di Dottorato interateneo in Studi storici, geografici, antropologici e membro fondatore dell’associazione Femminismi Contemporanei, ad oggi l’unica associazione studentesca transfemminista dell’Ateneo. 

Come è nata l’associazione?

L’associazione è nata nel gennaio 2019, poco prima della mia laurea. Ho visto la possibilità di creare un’associazione prima che scadesse il bando per i finanziamenti alle attività studentesche. Così ho contattato alcune studentesse e studenti che avevo conosciuto durante il corso di Storia del Genere della prof.ssa Malena. All’inizio ci riunivamo una volta a settimana per discutere di temi femministi e per progettare attività per coinvolgere il corpo studentesco. Nel giugno 2019 siamo poi diventati una vera e propria associazione. 

Quali sono i vostri obiettivi e chi può iscriversi?

Il nostro obiettivo principale è quello di produrre una riflessione originale sul femminismo intersezionale di oggi, prendendo quindi in considerazione tutte le minoranze marginalizzate in un’ottica transfemminista, e avvalendoci dei punti di vista di ogni genere e di chi non si identifica in un genere - il tutto coinvolgendo il corpo studentesco ma non solo, infatti chiunque può iscriversi alla nostra associazione e partecipare alle nostre attività. 

Che tipo di attività organizzate solitamente e come vi state muovendo in questo periodo così delicato?

Abbiamo iniziato con una serie di conferenze che facciamo ogni semestre, dal titolo “Caccia alle streghe”, che è sia un rimando allo slogan delle femministe negli anni ‘70 “Le streghe son tornate”, nel quale il termine strega viene riappropriato e inteso come una donna che sia ribella agli schemi, sia una riflessione sul clima politico e sociale in Italia, nel quale stiamo assistendo ad una sorta di caccia perenne all’intruso, al ‘diverso’, con un un irrigidimento di concetti di famiglia, nazione, uomo e donna. 

Le nostre attività sono poi aumentate ed ora comprendono un club del libro femminista, diversi workshop di autocoscienza femminile e maschile e un blog che contiene i nostri interventi. 

L’ateneo ci è venuto incontro nell’organizzazione dei nostri appuntamenti a distanza, offrendoci un abbonamento Zoom per poter continuare a portare avanti la nostra attività anche online. Conferenze, riunioni e incontri si sono quindi spostati sulla piattaforma di videoconferenze, ma questa apparente battuta di arresto ci ha dato la possibilità di raggiungere un pubblico ancora più vasto. 

Un motivo per il quale è importante iscriversi ad un’associazione universitaria

Per approfittare della grande opportunità fornita dall’Ateneo e dal Ministero, realizzando iniziative per la collettività e mettendosi alla prova. 

Qual è il tuo ruolo all’interno dell’organizzazione e cosa ti ha portata a fondare Femminismi Contemporanei?

Sono un membro fondatore e faccio parte del direttivo composto da 3 membri, che affianca la presidentessa nella direzione dell’associazione. Abbiamo poi un team social e un gruppo redazione, che si occupa sia di scegliere i romanzi per il club del libro, sia di scrivere gli articoli per il nostro blog. 

All’inizio della mia carriera universitaria non conoscevo le possibilità che l’Ateneo forniva per l’organizzazione di attività autogestite, poi quando ho maturato una maggiore consapevolezza femminista ho pensato di iniziare qualcosa che potesse continuare anche senza di me ed ho deciso di intraprendere questa avventura. La mia impressione era che tra le studentesse (e gli studenti) il femminismo venisse visto con una certa diffidenza. Mi sembrava interessante poter creare un dibattito a livello studentesco, non solo per cercare di coinvolgere le persone in riflessioni su temi femministi, ma anche per capire da cosa derivasse la reticenza nei suoi confronti. 

Francesca Favaro