A 80 anni dalle leggi razziali Ca’ Foscari si specchia per ricordare la propria storia

condividi
condividi

Riaprire una pagina inedita dell’università veneziana, quella dell’epoca fascista, riportando alla luce alcuni documenti significativi provenienti dall’Archivio storico di Ca’ Foscari, significa testimoniare il coinvolgimento dell’Ateneo nel clima di esaltazione nazionalista e nelle politiche razziste che hanno portato all’esclusione della componente ebraica dalla società, ma anche prendere coscienza di sé e riflettere sulla propria storia.

Questo il senso della mostra documentaria Ca’ Foscari allo specchio. A 80 anni dalle leggi razziali, inaugurata il 9 gennaio presso la Tesa 1 di Ca’ Foscari Zattere Cultural Flow Zone e visitabile fino al 31 gennaio. Il progetto, che vuole ricordare l’ottantesimo anniversario dalle leggi razziali, è frutto della collaborazione di docenti e insegnanti dei licei veneziani e si inserisce tra le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Università Ca’ Foscari.

Curato da Silvia Ghiotto, Alessio Conte, Davide Busato, Veronica Bortolussi, Marco Diego De Paoli, Deborah Marcon, Caterina Mongardini, Enrico Ruffino e coordinato dal Professor Alessandro Casellato, delegato di Ca’ Foscari per il Giorno della Memoria, il progetto ha permesso a Ca’ Foscari di fare i conti con ciò che è stata in passato e ciò che potrebbe essere in futuro. Come ha suggerito il Professor Alessandro Casellato: «questo progetto, che ci ha permesso di specchiarci, ci ha dato la possibilità di razionalizzare le nostre responsabilità e di guardarci, anche se a volte questo atto così naturale può far male.»

Intervista al Prof. Alessandro Casellato

Paolo Gnignati, Presidente della Comunità ebraica di Venezia, ha sottolineato l’importanza di questa mostra allestita grazie alla collaborazione degli studenti cafoscarini e degli studenti dei Licei Benedetti-Tommaseo e Foscarini. Egli ha ricordato quanto sia importante «comprendere e testimoniare oggi che le leggi razziali siano state uno strumento che ha contribuito a far emergere il peggio e il lato oscuro di molti. Esse sono uno dei peggiori frutti della dittatura fascista, e hanno portato dolore, morte e disgregazione tra gli stessi italiani.»

Per ripercorrere queste vicende e ricordarle come un vero e proprio memento da consegnare ai posteri «è fondamentale ragionare concretamente su un passaggio delicato della storia delle nostre coscienze», come sottolinea Ermelinda Damiano, Presidente del Consiglio comunale di Venezia.

Per Ca’ Foscari, il 1938 ha rappresentato una svolta nelle politiche d’Ateneo: se, fino alla metà degli anni Venti, l’università era riuscita a mantenersi a una certa distanza rispetto alle direttive del fascismo, anche grazie ad alcuni docenti anti-fascisti, come Gino Luzzatto e Silvio Trentin, dopo il commissariamento del ‘27, Ca’ Foscari dovette adeguarsi alle richieste del regime e conformarsi al nuovo panorama nazionale.

Negli anni Trenta, l’Ateneo partecipò alle politiche imperialiste del fascismo, fortemente volute e promosse dal Rettore Agostino Lanzillo, fascista antemarcia e amico di Mussolini. Furono creati nuovi corsi di politica e tecnica coloniale, e gli studenti dell’Ateneo veneziano furono incoraggiati a partecipare alle campagne militari. Nel 1937 fu inaugurata un’Aula Magna dedicata alla conquista dell’impero, progettata all’architetto Carlo Scarpa. In essa era presente un affresco di Mario Sironi intitolato Venezia, l’Italia e gli Studi, che rappresentava la volontà veneziana di conquistare l’impero; l’affresco è tuttora esposto nell’odierna Aula Baratto.  Inoltre, nel cortile interno dell’Università era stata edificata una stele dedicata ai cafoscarini caduti in Abissinia.

Con la promulgazione delle leggi razziali del ‘38, alcuni docenti meritevoli furono allontanati: Gino Luzzatto, storico di fama europea, fu estromesso dall’insegnamento universitario, così come Adolfo Ravà, filosofo del diritto, Elsa Campos, assistente alla cattedra di Diritto commerciale e Gustavo Sarfatti, docente di Diritto marittimo.

Gli studenti non furono colpiti immediatamente dai provvedimenti razziali, ma furono bloccate le immatricolazioni per gli studenti ebrei, che vennero esclusi anche dalle biblioteche pubbliche. Nell’anno accademico 1937-1938 il numero di studenti ebrei era circa di 1604 iscritti, tuttavia, dallo spoglio dell’Archivio storico, è emerso che in realtà gli alunni «probabilmente ebrei» fossero molti di più.

Nell’elenco compare Olga Manente, la prima studentessa afro-italiana iscritta a Ca’ Foscari, ricordata anche nella mostra “Ascari e Schiavoni, il razzismo coloniale e Venezia” organizzata nel 2017 per l’ottantesimo anniversario della prima legge sulla tutela della razza.
Nel luglio del 1943, quando cadde il regime fascista, Ca’ Foscari espresse la volontà di re-integrare i docenti che avevano perso la cattedra. Il 1943 si caratterizzò per la sua forte drammaticità: iniziò una vera caccia all’uomo che costrinse i docenti Luzzatto e Sarfatti a fuggire, e che vide la cattura e la deportazione di 246 ebrei. Tra questi vi fu Olga Blumenthal, lettrice di tedesco a Ca’ Foscari, che venne deportata e morì a Ravensbrück il 24 febbraio del ‘45; quest’anno Ca’ Foscari ha deciso di commemorarla con una pietra d’inciampo.

Nel dopoguerra, Luzzatto tornò a Ca’ Foscari in veste di Rettore; egli preferì voltare questa pagina nera della storia veneziana (e italiana), e ricominciare. Come ha ricordato Paolo Gnignati: «quando il Rettore Luzzatto ha inaugurato l’anno accademico, ha sottolineato quanto fosse importante sollevarsi dall’abisso grazie alla scuola universitaria, che doveva essere, e deve esserlo ancora, una fucina e un esempio di libertà. L’università ha una responsabilità attuale: lavoro e sapere critico devono essere una componente essenziale dell’università. Non c’è altra scelta per mantenere una società che preservi la dignità sociale di ciascuno.»

La mostra ‘Ca’ Foscari allo specchio’ consente di riconoscere e seguire delle vicende individuali, quelle del Rettore fascista Agostino Lanzillo e dell’intellettuale ebreo e anti-fascista Gino Luzzatto, così come le storie delle due Olga, due figure femminili, che non possono essere dimenticate.
L’inaugurazione si chiude con le letture di Ottavia Piccolo, toccanti e capaci di far riflettere gli ascoltatori, brevemente introdotte dal Professor Levis Sullam.

Tra le letture, spicca un estratto da Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani, esposto in prima copia nella mostra, che racconta un episodio legato a Micòl Finzi-Contini, allora laureanda in Lingue e letterature straniere a Ca’ Foscari. Il personaggio, probabilmente ispirato alla nobildonna Teresa Foscari Foscolo, riassume l’esperienza di molti studenti ebrei, a cui era permesso terminare la propria carriera universitaria, ma non senza discriminazioni. A Micòl, studentessa meritevole, venne negata la lode, a causa delle pressioni del professore di tedesco, definito “un nazista”, che convinse gli altri professori a compiere una profonda ingiustizia. In questo momento storico è fondamentale ricordare eventi di questo genere, per non dimenticare il passato e non permettere che errori come questi possano essere commessi di nuovo.

Alessio Conte, laureato in Storia dal Medioevo all’Età contemporanea e curatore Blog della mostra, ringrazia Ca’ Foscari per aver dato la possibilità agli studenti di collaborare fattivamente al progetto: «Il fatto che siano stati coinvolti degli studenti e che si sia scelta la public history come strumento principale della divulgazione dà ancora più valore all’iniziativa rendendo il suo messaggio più efficace. Ca’ Foscari non solo ha posto fiducia nei suoi studenti alla sua realizzazione, ma ha anche rilanciato con la possibilità di collaborazione da parte di associazioni esterne, tra cui L’oppure, composte da giovani studenti cafoscarini e non.  Un segnale positivo che contribuisce a creare fiducia nel sistema universitario e a ricordare che il merito, ad oggi, a Ca’ Foscari viene premiato.»

Con questo progetto, Ca’ Foscari ha saputo tradurre il messaggio fondamentale di mantenimento della memoria e del suo rilancio attraverso un’autocritica relazionata al passato; un caso unico in Italia.

 

La mostra sarà aperta dal 9 al 31 gennaio 2018 con i seguenti orari:

Lun/sab 10.00-19:00
Dom 15.00-19.00

Ingresso libero

Si avvisano i gentili visitatori che durante eventi o convegni ospitati nella stessa sede la mostra potrebbe essere non accessibile in alcune fasce orarie. 
Per informazioni e visite guidate: 041 2345811 oppure  allospecchio@unive.it

 

A cura di Charlotte Gandi