Primo capitolo di un’ideale trilogia sul conquistatore Gengis Khan non ancora realizzata, cerca di catturare l’essenza del personaggio attraversando i momenti più cruciali della sua giovinezza, come il rapimento di sua moglie, un periodo di schiavitù, le difficoltà per cercare di unire le divise tribù mongole per poi lanciarsi alla conquista del più grande impero della storia.

Girato nelle steppe del Kazakistan e nei luoghi che in passato hanno fatto parte dell’impero mongolo la pellicola riesce nell’intento di unire realismo storico ed epicità narrativa. Importante notare che la figura di Gengis Khan per i russi assume una valenza storica assai diversa rispetto agli altri popoli europei. Gran parte dei territori dell’impero mongolo sono diventati parte della Russia odierna. Popolazioni discendenti dai guerrieri tataro-mongoli oggi sono maggioritarie in alcune aree del Paese. Alcuni sondaggi evidenziano che circa il 15% dei cittadini russi in parte una discendenza turco-mongolica o tungusa, percentuale che sale tra le famiglie di origine nobiliare, in parte proprio per effetto diretto delle conquiste di Gengis Khan e dei suoi successori(1). Lo stesso regista, nativo di una regione dell’estremo oriente, è di nazionalità buriata.

Fonte:

  1. Vernadsky, George. (1970). The Mongols and Russia. A History of Russia, Vol. III. New Haven: Yale University Press

tr: Il mongolo
Russia/Germania/Mongolia, 2007, 120’, Dir. Sergej Bodrov