New Gods: Nezha Reborn

新神榜:哪吒重生 (Xīn shén bǎng: Nǎ zhā chóngshēng) traduzione letterale: I nuovi dei: la rinascita di Nezha Repubblica Popolare Cinese, 2020, 116', dir. Ji Zhao

Presentato internazionalmente con il titolo di New Gods: Nezha Reborn, questa pellicola di animazione di produzione cinese è sicuramente un titolo interessante per diversi motivi. 

Protagonista della storia è Li Yunxiang, giovane motociclista scapestrato ma con un forte senso del dovere e la volontà di aiutare il prossimo in un ambiente degradato, in cui le risorse idriche sono monopolizzate dalla malavita e gran parte della popolazione ha difficoltà a sopravvivere alla siccità. Yunxiang si inimica così il clan malavitoso di Donghai, scoprendo nella lotta con questi di essere la reincarnazione del volere di Nezha, divinità mitologica dall'incontenibile rabbia e violenza di cui il clan, il cui capo è a sua volta il dio dragone, cerca da millenni a tutti i costi di impedire la reincarnazione, dopo una gravosa sconfitta di 3000 anni precedente. La storia a cui si fa riferimento è quella di Fengshen Yanyi (封神演義), romanzo cinese del XVI secolo, che racconta appunto della nascita delle divinità nell'epoca antica della civiltà cinese. 

La scoperta dei poteri di Nezha porterà al giovane una serie di sventure, e soprattutto una faida senza esclusione di colpi con il clan, che altro non sono che l'eredità dell'odio millenario tra la divinità e i draghi.

Di grande impatto è l'estetica estremamente ricercata, che unisce elementi della tradizione cinese classica ad elementi steampunk, cyberpunk, corse scatenate in moto in stile Mad Max a protesi e impianti meccanici per il potenziamento del corpo umano, con un'ambientazione distopica e post-apocalittica, ma anche ambientazioni ispirate al New York e Shanghai degli anni '30 del XX secolo e alla Cina premoderna, con grandi edifici in legno a pagoda. 

Il film riesce a raggiungere l'obiettivo, già frequente nella narrazione giapponese e recentemente diventato più comune anche in quella coreana e cinese, di presentare la mitologia e il folclore "orientale" a un pubblico "occidentale", rappresentandola con elementi della cultura "pop" euroamericana e creando così una sorta di ibrido. Nel caso di Nezha questa commistione è stata premiata dal favore della critica e del pubblico, con ottimi risultati al botteghino. 

Enrico Pittalis