Thriller di coproduzione taiwanese-americana, Double Vision è un'opera che sovrappone schemi e ottiche, strutture culturali e visuali.

DOUBLE VISIONdi Chen Kuo-Fu

 

Tensioni parallele, mondi che si affiancano, realtà che scivolano l'una sull'altra: Double Vision è un'opera che sovrappone schemi e ottiche, strutture culturali e visuali, in una stratificazione della propria forma che, tenendo fede al titolo, mira a costruire la dinamica narrativa e figurativa secondo un sistema di parallelismi che produce il suo effetto. La formula del "serial thriller" (catena di morti a Taipei, ammazzati nelle più orrende maniere) s'innesta in quella del buddy/cop movie (poliziotto istintivo dalla vita privata in frantumi vs. agente federale tutto metodo e ragione), navigando a vista in una strana miscela di occultismo misterico d'ascendenza taoista e ipotesi scientifiche (le uccisioni sono autoindotte da un fungo inalato dalle vittime e prodotto in un monastero nascosto nel cuore della città). Chen Kuo-Fu, però – essendo (stato) anche produttore, critico, direttore di festival, docente universitario... – è autore che conosce la materia e non evita di elaborarla. Sicché fa valere il suo incarico di direttore dell'ufficio taiwanese della Columbia Pictures Film Production Asia e si prende il gusto di invertire lo scenario tipico della più recente Hollywood orientalizzata: chiamando a Taipei il grande David Morse, affidandogli il ruolo dell'agente federale americano esperto di serial killer inviato a Taiwan per collaborare alle indagini, e mettendolo accanto alla star per eccellenza del cinema d'oriente, Tony Leung Ka-Fai. L'esito è chiaramente spurio, ma non manca di produrre il suo effetto proprio nel contrasto degli elementi. L'impianto produttivo internazionale anestetizza le pulsioni più intime proprie dell'horror orientale contemporaneo, a detrimento del versante più misterioso e inquietante del film e a vantaggio di quello legato più semplicemente alla detection e al gioco tra i caratteri. Ma nell'insieme Chen Kuo-Fu mostra consapevolezza e intelligenza nella costruzione dei volumi narrativi e nelle variazioni ritmiche della messa in scena, che si concedono frequentemente alle accelerazioni e sospensioni tipiche del cinema d'azione orientale.

Massimo Causo