Meng Jinghui, nato a Pechino nel 1965, è attualmente considerato il più importante e controverso regista sperimentale contemporaneo, e il portavoce di un nuovo concetto di avanguardia che fonde elitismo e tendenze populiste, sacralità e giocosa immersione nel profano, culto dell'ideale e superficialità consumistica.

MENG JINGHUI

 

 


Meng Jinghui, nato a Pechino nel 1965, è attualmente considerato il più importante e controverso regista sperimentale contemporaneo, e il portavoce di un nuovo concetto di avanguardia che fonde elitismo e tendenze populiste, sacralità e giocosa immersione nel profano, culto dell'ideale e superficialità consumistica.

Dopo alcune sperimentazioni amatoriali nei circuiti studenteschi, Meng esordisce come attore nel 1987 in Rinoceronte (Xiniu) di Eugéne Ionesco con la Compagnia Sperimentale "Rana" (Wa shiyan jutuan), diretta da Mou Sen. L'anno successivo partecipa alla rappresentazione di Storia di un Soldato (Shibing de gushi) di Ramuz/Stravinskij con lo stesso gruppo, e compare in alcune produzioni televisive (Televisione Centrale Cinese/CCTV).

Durante gli anni presso L'Accademia Teatrale Centrale di Pechino (Zhongyang xiju xueyuan) realizza alcune tra le migliori produzioni di teatro dell'assurdo in Cina, con opere di Pinter, Ionesco (La cantatrice calva/Tutou genü, 1991, tradotta da Gao Xingjian) e Beckett (Aspettando Godot/Dengdai Geduo, 1991). Quest'ultima, realizzata in uno spazio spoglio ed essenziale alla Brook, con tecniche recitative anti-illusioniste e uno stile di regia ispirato a Mejerchol'd, suscita forti critiche e gli costa quasi l'espulsione dall'Accademia, probabilmente non tanto , o non soltanto, per la deviazione dal "canone" realista e stanislavskiano, quanto per le insistenti allusioni allo stato di assurdità, vacuità e disillusione provocato dal post-Tian'anmen, evidenziate nell'opera dalla vana e interminabile attesa di Estragon e Vladimir, lo scenario bianco e asettico da clinica psichiatrica, il nonsense dialogico.

Dopo altre regie estremamente iconoclaste nelle forme e satirico-grottesche nei contenuti ispirate alle avanguardie europee, tra cui Il Balcone di Jean Genet (Yangtai, 1994) con la Compagia Centrale Sperimentale (Zhongyang shiyan huaju yuan), Meng intraprende una fase di recupero del passato e di rivalutazione dell'eredità artistica nazionale, producendo due versioni contemporanee dell'opera classica a tema buddhista Desiderando il profano (Sifan, 1992/93), che riprenderà nel 1998 in un testo-collage in cui la vicenda comico-blasfema dell'amore trasgressivo tra il monacello e la giovane monaca si interseca con due novelle del Decameron di Boccaccio.

Il pastiche interculturale e la tendenza alla decostruzione linguistica rappresentano caratteristiche centrali anche di opere successive come Io amo XYZ (Wo ai XXX, 1994), e Deponi la tua frusta, Woyzeck (Fangxia ni de bianzi, Woyicaike, 1995, co-regia di Antje Budde), un'opera bilingue (cinese/tedesco) che interseca l'omonimo testo di Büchner con un pezzo agit-prop del periodo della Resistenza antigiapponese.

Io amo XYZ rappresenta a tutt'oggi una delle opere più riuscite del teatro sperimentale degli anni Novanta, sia dal punto di vista dell'esperimento linguistico, sia sul piano della critica socio-culturale, una sorta di manifesto ideologico della generazione nata negli anni Sessanta, un incessante susseguirsi di oltre duecento frasi che iniziano tutte con "Io amo..." e mettono a nudo gli ideali, le passioni e le disillusioni di un'intera generazione, gli errori ed orrori di un intero secolo (La martellante litania "Io amo Piazza Tian'anmen"). Allo stesso tempo, il testo rappresenta un notevole esercizio di dissezione linguistica, una dissacrante parodia del patrimonio culturale e letterario dal Quattro Maggio sino ad oggi, che scompone, taglia e rimescola brani da Lu Xun (Diario di un pazzo), la poesia simbolista (Dai Wangshu), i classici del realismo socialista (le opere modello e le danze collettive) fino all'hooligan-pop di Wang Shuo (Metà fuoco, metà acqua).

Nel 1996, con L'ottavo anno di cento anni di solitudine--Viva (Bainian guji zhi diba nian—Wansui wansui wansui) Meng inizia, inoltre, una serie di collaborazioni con il gruppo sperimentale di Hong Kong Zuni Icosahedron. Negli anni successivi seguiranno Viaggio (ad Oriente) 99, Re Lear Sperimentale (Shiyan Shashibiya Li'er wang, 2000), e 18 Primavere (Bansheng yuan, 2003).


Dopo un periodo di apparente smarrimento metodologico (La produzione piuttosto convenzionale di La strada delle malelingue/Huaihua yitiao jie di Guo Shixing) in cui viene accusato di aver tradito gli ideali della sperimentazione avanguardista e di aver ceduto alle lusinghe di modelli piú commerciali e mainstream, Meng scopre il teatro di Dario Fo, di cui produce una versione estremamente "sinizzata" di Morte accidentale di un anarchico (presentata anche al festival Big Torino nel 2000), e grazie al quale acquista nuovi spunti in relazione ai temi del comico, del grottesco, e della satira socio-politica. Il teatro di Fo lo porterà, inoltre, ad ulteriori sperimentazioni in campo linguistico e all'elaborazione di un nuovo "teatro popolare" o "teatro del popolo" (Renmin xiju) scrostato della patina ideologica di cui il concetto di "popolo" è stato ricoperto dagli anni Cinquanta in poi, e inteso invece come strumento dissacratorio ed espressione del "mondo alla rovescia", del potenziale sovversivo e innovatore delle forze popolari.


Un'altro punto di riferimento costante nel teatro di Meng Jinghui è il poeta russo Vladimir Majakovskij, a cui il regista cinese rende omaggio nel suo primo (e ad oggi unico) film, Chicken Poets (Xiang jimao yiyang de fei, 2001), e del quale realizza una versione "experimental-rock" della Cimice (Chouchong) nel 2000.

Tra le altre produzioni di rilievo si ricordano Compagno AQ (AQ tongzhi, 1996), Bootleg Faust (Daoban Fushide, 1999), Rinoceronti in Amore (Lian'ai de xiniu, 1999), e Testa senza Coda/Ultime opinioni sul risultato finale dell'amore (Head without Tail/Guanyu aiqing guisu de zuixin guannian, 2002).

Nel 1999, inoltre, Meng ha pubblicato una raccolta di testi teatrali, fotografie, note, e saggi che ripercorrono le tappe principali del movimento d'avanguardia in Cina (Files di teatro d'avanguardia/Xianfeng xiju dang'an).

Bibliografia
Conceison, Claire, "Hot Tickets. China's New Generation Takes the Stage". Persimmon, 3: 1, 2002, pp. 18-27.
Meng, Jinghui "Experimentelles Theater in Peking", in Jochen Noth, Isabel Pohlmann, Kai Reschke (eds.), China Avant-Garde, Berlin, Haus der Kulturen der Welt, 1993, pp. 80-83.
___ (ed.), Xianfeng xiju dang'an (Files di teatro d'avanguardia), Beijing, Zuojia chubanshe, 1999.

Rossella Ferrari