1985 Festival dell'animazione di Hiroshima

Intervista con Kinoshita Sayoko, direttrice del Festival dell'Animazione di Hiroshima, uno dei più prestigiosi del panorama internazionale nel settore dell'animazione

 

FESTIVAL DELL'ANIMAZIONE DI HIROSHIMA Intervista con Kinoshita Sayoko, direttrice del Festival dell'Animazione di Hiroshima, Tōkyō, Studio Lotus, 28/11/2002

 

Incontro Kinoshita Sayoko, moglie del famoso regista giapponese Kinoshita Renzo, nel suo laboratorio di animazione a Tōkyō, lo Studio Lotus. È qui che Sayoko, anche dopo la morte di Renzo, avvenuta nel 1997, ha continuato a produrre numerose animazioni sia per programmi televisivi che per la pubblicità. Kinoshita Sayoko è direttrice del Festival di Hiroshima dal 1985, attività a cui dedica gran parte del suo impegno. Instancabile ambasciatrice dell'animazione giapponese nel mondo, grazie alla sua direzione questo festival è presto diventato uno dei più prestigiosi nel panorama internazionale, e se ne identifica oggi il nome in quello della sua coordinatrice. Molto spesso, soprattutto per le prime edizioni, Sayoko e Renzo hanno contribuito con fondi personali, quelli dei lavori commerciali, alla realizzazione del festival stesso.

Come è nato il festival di Hiroshima?
Nel 1972 Renzo ricevette un premio per il film Made in Japan al festival dell'animazione di New York; si trattava di un premio prestigioso per l'animazione indipendente giapponese, eppure paradossalmente, nonostante tutti in Giappone ci dicessero che questo premio avrebbe rappresentato l'inizio di un periodo di intenso lavoro con richieste anche dall'estero, la situazione non cambiò assolutamente. Fu evidente quindi che nonostante tutto l'industria dell'animazione indipendente giapponese viveva un ruolo secondario rispetto alle industrie dello stesso genere nel mondo. Sia io che Renzo con molti altri colleghi iniziammo a pensare che forse era il momento di lavorare insieme per la nostra industria e non solo per il prestigio individuale. E quale mezzo migliore per dare visibilità alla nostra arte se non un festival? Renzo e io iniziammo a girare per vari festival nel mondo fin dal 1977, osservandone l'organizzazione, i lavori presentati e quant'altro. Nello stesso tempo cercammo di capire quale potesse essere in Giappone il luogo giusto per questo tipo di evento. In realtà le cose andarono un po' diversamente perché nel frattempo Renzo venne eletto presidente dell'Asifa Giappone (Associazione internazionale film d'animazione, ndr) e io divenni la sua assistente. All'inizio aiutavo Renzo nel suo lavoro, ma con il passare del tempo la mia attività aumentò e questo inevitabilmente portò ad alcune incomprensioni all'interno del gruppo. Dal mio punto di vista, molte persone fraintesero ciò che cercavo di fare: il mio interesse principale era per l'animazione, io volevo fare qualcosa di importante per quest'arte; certo, lavorare per una causa diversa dal proprio prestigio può sembrare una cosa da pazzi, e probabilmente era questo che molti pensavano di noi, quindi io e Renzo pensammo che fosse arrivato il momento di lasciare il mondo dell'animazione. Renzo si trasferì a New York dove iniziò a organizzarsi per permettermi di raggiungerlo. Ma quando fui pronta anch'io, ricevetti una telefonata da Hiroshima. Volevano organizzare un festival e volevano noi a dirigerlo. La decisione fu molto difficile, da una parte Renzo stava già impostando la sua vita lavorativa a New York, dall'altra sembrava essere un salto nel vuoto. Ne parlammo a lungo, ma poi, si sa, questo è il nostro paese, la nostra cultura...C'era la possibilità di fare qualcosa per l'animazione giapponese, in fondo non c'era molto da perdere. Quindi decidemmo di andare a Hiroshima.

Perché voi e perché Hiroshima?
Nel 1984 l'Asifa decise di proporre la realizzazione di un festival dell'animazione in Asia, come già aveva fatto in Europa e nel nord America, per esempio. Fra le numerose città giapponesi selezionate come candidate venne scelta Hiroshima. Questa città, tristemente famosa per la sua tragedia storica, è da sempre molto attiva in vari modi per portare un messaggio di pace nel mondo, quindi inevitabilmente la scelta ricadde su questo luogo. Inoltre, nel 1985, anno previsto per l'inaugurazione del festival, si sarebbe celebrato anche il quarantesimo anniversario della bomba atomica. La città e i suoi abitanti ne furono subito entusiasti. Renzo aveva realizzato Pica Don (1978), un film sulla bomba atomica a Hiroshima. Si trattava del primo film in animazione su questo argomento. Alla città di Hiroshima era piaciuto molto. Inoltre, sia Renzo che io eravamo già famosi in Giappone, quindi la città decise di chiederlo a noi. Organizzammo il primo festival, andò bene, ma continuammo a portare avanti anche il nostro lavoro nello Studio Lotus, dove ancora oggi io produco vari lavori anche per la televisione. Il festival venne in buona parte sponsorizzato dalla città di Hiroshima, come lo è tuttora, ed è veramente ormai un evento non solo in Giappone: ha infatti un richiamo internazionale e posso dire che moltissimi degli artisti di successo che attualmente lavorano nell'animazione sono nati nel nostro festival.

C'è qualche continuità o eredità fra il festival dell'animēshon sannin no kai (Il gruppo dei tre animatori, ndr) e il festival di Hiroshima?
Il festival al Sōgetsu Kaikan di Tōkyō (1961) fu un evento di fondamentale importanza negli anni sessanta, fu la prima volta che venne organizzato un festival dell'animazione in Giappone. Certamente non posso non dire che abbiamo sempre guardato con interesse a questo evento; l'operazione fu importante e interessante soprattutto nei suoi primi anni di vita, con l'animeeshon sannin no kai e qualche edizione successiva. Ma il festival al Sōgetsu non fu mai un evento competitivo, a differenza del festival di Hiroshima. Fu soprattutto una rassegna dove venivano proiettati lavori sia giapponesi che internazionali, ma dove non veniva premiato nessuno. L'operazione si concluse nel 1987, l'animēshon sannin no kai già non la organizzava più da tempo. Ma è avvenuta una vera e propria rivoluzione nell'animazione giapponese con questo festival; si è trattato di una grande lezione e a Hiroshima ne abbiamo colto l’eredità. È tuttora una rivoluzione, se vogliamo: dal mio punto di vista, i festival devono avere una selezione, una giuria, un premio, programmi speciali, ed è l'unico modo per esportare ed importare artisti. A me piace pensare a Hiroshima non come a un semplice festival, ma come ad un'operazione globale per dare visibilità all'animazione. Questa è la cosa più importante, ciascuno di noi non lavora solo per se stesso, ma lavora per quest'arte in generale. Abbiamo tutti delle responsabilità e abbiamo soprattutto delle responsabilità nei confronti delle persone che ci guardano, Io, come direttrice del festival; gli artisti che presentano i loro lavori al nostro festival; tutti noi sappiamo bene che non possiamo pensare solo al presente. Dobbiamo guardare al futuro, in senso generale. Dal mio punto di vista, se il regista realizza un buon film e l'audience lo apprezza possiamo ritenerci soddisfatti e possiamo ritenere che questo sia un ulteriore passo in avanti per un futuro positivo. È importante, ma so anche che è difficile.

Qual è la situazione attuale dell'animazione indipendente giapponese?
La art animation sta vivendo un buon periodo che lascia ben sperare per il futuro. In particolare, vedo molta energia fra i giovani artisti. Ci sono molti lavori validissimi, idee nuove, forti, esiste una "filosofia" alla loro base, ossia un'attenzione maggiore nei confronti anche della società e dei suoi cambiamenti, non solo alla sfera più intima dell'Io. C'è anche l'intenzione di veicolare in modo chiaro e diretto il proprio messaggio, e la dimostrazione è che ci sono sempre meno lavori di animazione astratta. L'animazione è un media come gli altri, deve portare un messaggio e deve allo stesso tempo interpretare i messaggi che le persone danno quotidianamente. Ma spesso questi lavori astratti sono un po' problematici perché vivono quasi in una dimensione a parte, distante dal resto dei lavori. Non per questo però ritengo che non siano importanti anche se nella realtà non sono lavori di successo. Nonostante questo, io faccio di tutto per evidenziarli, spendo molte energie per questi lavori. I cartoons hanno successo, molto successo, in generale, ma l'animazione più sperimentale no, al limite qualcuno viene presentato nei programmi televisivi. Io provo costantemente nel nostro festival a includere registi sperimentali attraverso una giuria di selezione. Noi possiamo dar loro una chance. Io sono una sperimentatrice per mia natura, e cerco di presentare questi lavori in modo sperimentale. Ho creato per loro un programma speciale: uso una stanza con i tatami e presento la cerimonia del te che è così tradizionale e contemporanea allo stesso tempo. È un modo per dire che si può essere assolutamente sperimentali e all'avanguardia attraverso però un codice di segni riconoscibile da tutti e, quindi, rivolto a tutti. Alla gente piace tutto questo, sembra a volte che si sveglino all'improvviso. Io amo il festival di Hiroshima, è una fonte di gioia. Dal nostro festival sono nati tantissimi animatori di successo e io non mi sono mai stancata né mai mi stancherò di promuovere i loro lavori in tutto il mondo. Ho organizzato molte proiezioni ed esposizioni, anche al museo di Boston e a New York. Ho istituito anche una biblioteca all'interno del festival. Tengo i lavori degli artisti e li mando via per essere inclusi in programmi speciali dovunque vogliano. Per lo più si tratta di esposizioni private per gli studenti, così non c'è in realtà un guadagno. Una parte viene data all'artista e il resto per le spese organizzative e per la biblioteca, ma i soldi non sono così importanti. La cosa più importante è che questi film possano essere visti da più gente possibile e che soprattutto piacciano. Solo in questo modo la art animation può incontrare la gente ed entrare a far parte della sua quotidianità come tutti gli altri media.

Animation is an art which brings together every kind of cultural endeavour created by mankind including music, fine art and literature. It embraces history, philosophy, science and nature and extends as far as man's imagination can reach. Animation can breathe life into the inanimate yet does not remove life from the living. Therefore to enjoy animation you enter a world of "love and peace"
Kinoshita Sayoko.
(Tratto dal pamphlet di presentazione al Festival dell'animazione di Hiroshima 1985)

Monica Cavalieri