Il conflitto tra l'io socialmente represso e il suo alterego in Sōseiji di Tsukamoto Shin'ya

 

Giappone, intorno al primo decennio del secolo. Yukio Daitokuji, reduce dalla guerra russogiapponese, è un medico di successo che vive in apparente armonia con il padre, la madre e la bella quanto misteriosa moglie Rin, cui una non meglio specificata tragedia sembra aver tolto la memoria.

 

UMANO E SUBUMANO: IL CONFLITTO TRA L'IO SOCIALMENTE REPRESSO E IL SUO ALTEREGO IN SŌSEIJI DI TSUKAMOTO SHIN'YA.

AUTORE: Francesca Bressan
RELATORE: Chiar.ma prof. Maria Roberta Novielli
CORRELATORE: Dott. Valerio Luigi Alberizzi
A. A.: 2002-2003



Giappone, intorno al primo decennio del secolo. Yukio Daitokuji, reduce dalla guerra russo-giapponese, è un medico di successo che vive in apparente armonia con il padre, la madre e la bella quanto misteriosa moglie Rin, cui una non meglio specificata tragedia sembra aver tolto la memoria. Ma l'apparente armonia ha vita breve. I genitori muoiono a poca distanza l'uno dall'altra, il comportamento della moglie sembra nascondere qualcosa, lo stesso dottore viene meno alla sua etica professionale scegliendo di curare il sindaco al posto di un neonato affetto da pestilenza. Finché qualcuno un giorno lo aggredisce e lo scaraventa in un pozzo. Ma non si tratta di un individuo qualsiasi, bensì di qualcuno che è la sua identica copia e che sfrutta questa somiglianza per impadronirsi della sua vita. Somiglianza che, peraltro, non dipende da una bizzarria del caso, ma da un antico segreto familiare tradottosi in uno sconvolgente intreccio di destini...

Sōseiji (1999), del giapponese Tsukamoto Shin'ya, è la storia di fusione-distruzione di due gemelli separati alla nascita. È il primo film del regista ambientato nel Giappone dei primi del Novecento. Inoltre, è la sua prima pellicola tratta da un soggetto non originale, un racconto di Edogawa Ranpo di cui condivide vari elementi di somiglianza.

Nei suoi racconti, Ranpo si concentra su esempi di personalità deviate, la cui malattia — la noia — può essere repressa solo ricorrendo ad azioni criminali. Tale variazione del tema della doppia identità costituisce la struttura portante di Sōseiji, il breve racconto che la rivista Shinseinen aveva pubblicato nel 1924. Le storie di Caino e Abele e di Dr. Jekyll e Mr. Hyde ci vengono riproposte nel racconto-confessione di un omicida in attesa di esecuzione. Nel corso di un'intervista, Tsukamoto ha spiegato: "I used to like Edogawa Ranpo in grade school so I thought it would be interesting to try filming one of his story. This is a just a very short story in which not enough happens to make an entire film, so I wrote an original story based on it." "…the younger brother kills his older twin and adopts his identity and marries his woman. That's good but it alone is not enough. So I have him throw his older brother in a well, so now things can happen..." Il protagonista viene stappato bruscamente alla sua famiglia alto borghese e alla sua ovattata esistenza e precipitato in fondo a un pozzo, dove è costretto ad immaginare, impotente, la vita che al suo posto conduce il fratello gemello, apparso all'improvviso dal nulla.

Nonostante le differenze, il racconto e il film conservano una serie di analoghi elementi. In entrambi, i personaggi vivono in una realtà che considerano priva di interesse e che produce in loro insoddisfazione, noia, disagio. La fuga verso un mondo utopico, onirico, la ricerca dello sfrenato piacere sensuale, il ricorso al crimine, rappresentano le possibili vie d'uscita all'incapacità di adeguarsi ai dettami della vita quotidiana. Questi personaggi si trovano di fronte a un punto di svolta che, per Tsukamoto, si concretizza in una mutazione, e, per le personalità malate dei racconti di Edogawa Ranpo, si manifesta attraverso il ricorso ad azioni criminali.

Il regista sembra voler affrontare il discorso del bene e del male, entrambi presenti in ognuno di noi e allo stesso tempo in lotta tra loro, con la vittoria che di volta in volta premia l'uno o l'altro. "In one sense it is a simple good vs evil story, but it gets more complicated than that because you can't always be sure which is good and which is evil."

La fama del regista è legata ai corpi mutanti di carne e metallo, che vivono in un ambiente urbano post-apocalittico rappresentando le ossessioni e le paure dell'uomo di fine millennio. Sōseiji è il primo film in cui Tsukamoto si è cimentato in una storia ambientata nella Tōkyō del 1910 e che solo in apparenza devia dal suo tema preferito. La mutazione di sangue e carne per il regista è la testimonianza di una resistenza del corpo alla civiltà inconsulta delle macchine e della tecnologia che tende ad asservire l'uomo al proprio bisogno; con Sōseiji lancia il messaggio che un nuovo umanesimo è forse possibile al di fuori delle classi e delle regole che la società ci impone, e il bambino che Rin tiene in braccio ne è una prova.

Con questa storia sembra aprirsi una nuova stagione del cinema di Tsukamoto, dedicata alla ricerca dell'identità e all'essenza della passione. Infatti, la storia è strutturata in un crescendo di tensione e ambienti oscuri, quasi pulsanti, e flashback veloci. Il protagonista verrà risucchiato in un claustrofobico incubo dalla comparsa del misterioso fratello, una sorta di metà oscura che lo imprigionerà nel fondo di un pozzo sostituendosi a lui. I momenti terrorizzanti danzano in armonia col romanticismo inquietante delle scene d'amore, mentre le ossessioni e le fobie dell'uomo di fine millennio trascendono il loro tempo per affondare in un'epoca diversa ma tragicamente vicina.

La pellicola si sviluppa in un delirio visivo di innegabile fascino, fatto di colori violentemente contrastanti che esplicitano anche due diverse classi sociali; ai colori tenui del mondo dei ricchi si contrappongono i contrasti visivi accecanti della vita nei bassifondi.

Il conflitto tra il lato civilizzato e animale dell'umanità è qui inizialmente rappresentato nel conflitto di classe tra ricchi e poveri. I film di Tsukamoto presentano sempre delle battaglie dualistiche tra parti dell'io. In Sōseiji le due parti dell'io corrispondono, naturalmente, ai due gemelli. A distinguere i due gruppi è soprattutto l'utilizzo del colore: alla classe borghese Tsukamoto abbina le tinte fredde del blu e agli abitanti dello slum le calde tonalità del rosso. Inoltre, da una parte Tsukamoto contrappone alla vita — strettamente morale — di Yukio quella degli straccioni e degli abitanti dello slum, di cui fa parte Sutekichi. La classe abbiente è ripresa con immagini nitide e con una composizione formale, in contrasto con le frenetiche incursioni della telecamera nei bassifondi.

Il regista crea, quindi, una metafora sociale: il conflitto tra ricchi e poveri diventerà poi una battaglia per l'egemonia culturale innata nella società, nella forma di un confronto scontro tra l'ego represso e il suo alterego. Ciò che rompe l'equilibrio tra le due classi, proprio nella casa dei Daitokuji simile ad una fortezza, mettendo in conflitto ciò che era stato separato, è l'arrivo di due figure. La prima è Rin, la bellissima moglie di Yukio le cui origini misteriose fanno intravedere un aspetto estraneo alla famiglia repressa. Il secondo è Sutekichi, il gemello abbandonato di Yukio, che vuole la sua vendetta, prima causando la misteriosa morte dei genitori e poi rinchiudendo Yukio nel pozzo.

Gli abitanti di casa Daitokuji non agiscono mai in modo spontaneo, né si affidano mai alle passioni e all'istintività. I movimenti sono sempre lenti e controllati. L'atteggiamento di questi personaggi corrisponde sia alla freddezza dei colori predominanti nelle loro scene, sia alle rigide regole che la loro società impone.

La fisicità è dimenticata da questi uomini, ogni gesto sembra calcolato. Il colore blu e la composizione composta rendono l'atmosfera cristallina e quindi facilmente frangibile. Per questo motivo l'avvento di Sutekichi è devastante per queste persone; la sua intensa fisicità manda facilmente in frantumi la fragilissima gabbia che si erano costruiti. Unica salvezza possibile è proprio la riscoperta di quella corporalità da sempre negata. Il riconoscere le proprie intime passioni è un'esperienza sconvolgente, capace di salvare dalla monotonia della vita se si è in grado di riconoscerla. Il conflitto finale tra i due fratelli si realizza quando Yukio, costretto ad un esistenza animalesca nel fondo del pozzo, riemerge e questi due lati si uniscono, non in armonia, ma riconoscendone le contraddizioni insite nella natura umana.

Se si analizza la filmografia del regista, apparirà chiaro come egli si ponga al di fuori dalla "normale" società giapponese, e attraverso la scoperta del proprio lato più bestiale proponga una nuova rinascita. Sōseiji, rispetto ai film precedenti, è un caso un po' anomalo proprio per la sua ambientazione storica. Qui, per la prima volta, il "subumano" corrisponde anche alla classe povera. Tsukamoto vuole che sia evidente che all'interno della grande casa, ricca e sfarzosa, dove vive Yukio non esiste alcuna felicità. Per il regista, la società giapponese moderna, così come quella del passato, intrappola gli individui costringendoli ad un ambiente che non è loro congeniale. Denuncia quindi il fatto che il gruppo finisca per assorbire completamente l'individuo fino a disperderne l'umanità.


I suoi film si basano tutti sulla metafora primordiale dell'uomo che si afferma sull'habitat, attraverso l'uso della violenza più primitiva, come delle passioni più profonde e segrete. C'è un totale rifiuto della società dei "colletti bianchi", dove il sentimento si assoggetta al sociale. I protagonisti dei suoi film, che all'inizio sono assorbiti completamente in questa logica, riescono a svincolarsi. Il subumano di cui ci parla è in fondo il lato più umano di ogni individuo, quella parte profonda che rifiuta di farsi assorbire da un mondo composto da regole e da macchine che opprimono. In Sōseiji, a scontrarsi sono gli appartenenti a due classi differenti, e in particolare è la classe abbiente a scontrarsi con le proprie regole. Per questo motivo, il ruolo del pozzo è quanto più significativo: nella sua profondità, il sistema di vita di Yukio non ha senso; è nel buio, nel dolore che avviene la rinascita. Come il grembo materno custodisce il feto fino al momento in cui è pronto per il mondo, allo stesso modo il pozzo contiene Yukio fino a quando non sarà in grado di trovare la forza, dentro di sé, per affrontare in modo nuovo la vita.

Insieme al tema della mutazione, l'idea del triangolo composto da due uomini e una donna è un leit motiv nella filmografia di Tsukamoto Shin'ya. In Sōseiji, per la prima volta, il rapporto maschile di amore e odio si trasforma in un rapporto di totale complementarità.

Il triangolo in Sōseiji è composto da Rin, prima amante di Sutekichi e poi moglie di Yukio, e dai due gemelli, opposti socialmente e caratterialmente, ma identici nel fisico. Il personaggio femminile ha un ruolo molto importante, è fondamentale nello sviluppo dell'azione. Rin è la causa, il risultato e la soluzione del rapporto Yukio-Sutekichi. Il regista stesso sostiene: "Questo film è diverso da qualsiasi altro da me girato proprio per il personaggio femminile, molto importante e umano" . Rin fa sì che i due fratelli si incontrino. È sempre grazie a lei che Sutekichi può compiere la sua vendetta e Yukio può conoscere la verità sulla sua famiglia e diventare un altro uomo. Il rapporto controverso tra i due personaggi maschili, che sono sia nemici ma anche legati da un rapporto di amore, si riflette in Rin.

La storia del film è contraddistinta da un incessante senso di ambiguità. I due gemelli tendono ininterrottamente a rimodellarsi l'uno sulle fattezze dell'altro. Attraverso il pozzo, inizia il confronto tra i due e pian piano le loro vite sembrano scambiarsi: Yukio ogni giorno viene sottoposto alla tortura di conoscere ciò che Sutekichi fa in sua vece e, nel fondo del pozzo, avviene la sua penosa regressione allo stato animale; Sutekichi, invece, assume sempre più un comportamento trattenuto e borghese. È in questo modo che si avvicinano; l'angolazione scelta dal regista è quella della lotta fra ego e alter ego e tra razionalità e inconscio incarnati in due persone diverse, ma complementari.

Sutekichi, che continua a sfidare Yukio raccontandogli il suo passato e ciò che succede mentre lui è nel pozzo, sembra quasi voglia spingerlo a reagire, a ribellarsi. Sutekichi continua con la sua recita anche con Rin che ha capito chi sia veramente, ma ad un certo punto sembra non voler più sostenere la messinscena e fa in modo che il fratello fugga e lo uccida. È proprio in quel momento che il processo di identificazione è completato e, nella parola "Fratello" pronunciata da Sutekichi in punto di morte, vi si riconosce questo compimento. Il regista stesso non parla di fratricidio, ma di fusione (tema da lui proposto già in Tetsuo e Tōkyō Fist), che porta alla nascita di un essere nuovo in grado di raccogliere il meglio dei due fratelli.

Tutto lo sviluppo filmico è quindi caratterizzato da un'ambiguità che si conserva intatta fino all'ultima scena; la stessa Rin, a un certo punto non sa più distinguere tra i due gemelli — la sua confusione corrisponde a quella provata dallo spettatore.

Il piacere e la novità della storia narrata da Tsukamoto sta proprio in questa ambiguità e incompletezza; infatti, invece di una trama ben costruita, si crea fondamentalmente un racconto di ombre. Tsukamoto decide di affidarsi all'analogia per superare le norme di una drammaticità tradizionale basata su causa ed effetto; il significato strutturale e simbolico è sempre evidente ed apre effettivamente a dimensioni altrimenti impossibili. Ciò che parte come un mystery e diventa un thriller di vendetta, finisce per trasformarsi in una dissezione della personalità, nel corso di un confronto-scontro tra l'ego represso e il suo alter ego.