Titolo originale 시, Si Corea del Sud, 2010, 139’, dir. Lee Chang-dong.

Poetry, definito dal New York Times come una straordinaria prospettiva di empatia umana, è vincitore del premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes del 2010. 

 

 

Quest’opera struggente vuole presentarsi come uno specchio nella vita quotidiana di una persona comune, una signora di nome Yang Mi-ja, residente a Incheon, che, insieme al nipote, vive una vita “normale” lavorando come badante. In una Corea del Sud che, come molti Stati, presenta una popolazione sempre più di età avanzata, l’anziana signora si ritrova così a dover badare al nipote Jong-wook affidatole per il divorzio dei genitori, facendo vari sacrifici e continuando a lavorare più del dovuto nonostante la sua età per il sostentamento del nipote adolescente. Oltre al dover affrontare varie responsabilità familiari, anche il passare del tempo ha il suo peso: Mi-ja, infatti, ha problemi di memoria e soffre di amnesie periodiche, fattori che poi porteranno alla diagnosi di un principio di Alzheimer.

In questo contesto di estrema tensione individuale, la donna è afflitta da un’ulteriore sofferenza quando il nipote sedicenne, insieme ai suoi amici, portano al suicidio una giovane compagna di scuola, Agnes. Oltre le implicazioni emotive e legali, nonostante i suoi umili guadagni, le viene richiesto di pagare una cifra per corrompere i genitori della giovane suicida a non presentare denuncia.

La mente dello sceneggiatore e regista Lee, però, mostrerà come l’anziana Mi-ja sboccerà come un fiore in primavera nonostante le delusioni di una vita così spenta. La donna troverà se stessa e la sua energia nella poesia, iscrivendosi a un corso di composizione poetica. Nonostante il peso emotivo delle vicende da lei vissute le impediranno all’inizio di esprimere a pieno i suoi pensieri su carta, nel finale la donna troverà la sua pace riuscendo a trasformare le sue emozioni in parole, componendo un suo personale inno alla giustizia, la Canzone di Agnes.

 

Valentina Pettosini