Chib- Ŭro (The Way Home...)

Con una trama semplice e naturale al punto che sembra non venga raccontata nessuna storia, The way home è stato un inaspettato successo fra i film del 2002.

 

THE WAY HOMEChib-ǔro di Lee Jeong-hyang

 


Regia:
Lee Jeong-hyang; Sceneggiatura: Lee Jeong-hyang; Fotografia: Yoon Hong-shik; Scenografia: Shin Jeom-hee; Montaggio: Kim Sang-beom & Kim Jae-beom; Musica: Kim Dae-hong & Kim Yang-heui; Interpreti: Kim Eul-boon (la nonna), Yu Seung-ho (Sang-woo), Dong Hyo-hee (la madre), Min Kyung-hoon (Cheol-i), Im Eun-kyung (Hye-yeon); Produttore: Whang Woo-hyun & Whang Jae-woo; Produzione: Tube Pictures; Distribuzione: CJ Entertainment; Corea del Sud, 2002, 35 mm, colore, 87'.

Sang-woo, un bambino di sette anni nato e cresciuto in città, per le vacanze estive viene affidato dalla madre alla nonna, che vive in uno sperduto villaggio in campagna. Sang-woo, che incontra per la prima volta la nonna settantasettenne e muta, non ne vuole sapere di adattarsi alla vita in campagna in cui improvvisamente si trova; fa di tutto per mantenere lo stile di vita e le abitudini che aveva in città, contemporaneamente sfogando le sue frustrazioni in marachelle e piccole cattiverie alla nonna. La nonna, piegata dagli anni e dalle fatiche di una vita, pare non accorgersi dei dispetti di Sang-woo e continua a trattarlo con infinita pazienza, amore e bontà. Con il passare della stagione il rapporto dei due cresce...

 

Con una trama semplice e naturale al punto che sembra non venga raccontata nessuna storia, The way home è stato un inaspettato successo fra i film del 2002. La regista Lee Jeong-hyan, che aveva già ottenuto un discreto riconoscimento con Art museum by the Zoo nel 1998, ci presenta con Chib-ǔro un film in cui tutti gli interpreti tranne Yu Seung-ho (il monello Sang-woo) sono attori non professionisti e scritturati in loco, nelle zone in cui il film è stato girato, permettendole di rappresentare con freschezza e delicata semplicità il rapporto fra i protagonisti della storia.

L'abilità della regista è evidente nella suggestiva rappresentazione dei paesaggi ruarli, e nell'eloquenza delle situazioni che parlano senza parole, ma si manifesta ancor più chiaramente nella narrazione, che avviene in tempi e ritmi non affrettati, che si svolgono pazientemente, passo a passo con i misurati movimenti della nonna ripresa nel suo ambiente naturale, un ambiente ormai estraneo a gran parte della Corea contemporanea.

Il film in effetti si basa su un ritorno alle radici, a quello che è ormai un mondo che i coreani si sono lasciati alle spalle e stanno rapidamente dimenticando in quest'epoca di globalizzazione. Ma contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare, dal lavoro della Lee non risulta una semplice rappresentazione nostalgico-paternalistica: la sua bravura sta invece nel dipingere tutto ciò in maniera estremamente equilibrata, senza esagerazioni melodrammatiche né cadute di stile, bilanciando una moderata critica alla modernizzazione con una rivalutazione dell' "antiquato" che sta per diventare "antico", al tempo stesso sottolineando le differenze fra la Corea rurale e la Corea urbanizzata. Chib-ǔro ci illustra un suggerimento del fallimento del modello urbano, in cui tanti valori sono perduti (la madre che si è separata dal padre di Sang-woo non è in grado di sostenerne il peso economico, Sang-woo stesso è un bambino viziato che non sa apprezzare le persone e le cose che gli stanno intorno, ed è fortemente dipendente dai beni materiali) ed una parallela riscoperta della semplicità e dei valori più importanti. Insomma, un "ritorno a casa", in qualunque forma questa possa manifestarsi, e per chiunque si trovi, come Sang-woo, a vivere un presente pieno di contraddizioni.

The Way home è stato premiato al 50° International Film Festival di San Sebastian con il Mención Nuevos Directores e il SIGNIS Award for New Directors.

Silvia Tartarini