Untold scandal (Sŭkaendŭl - Josŏn namnyŏ sangyŏljisa)

Ispirato a Les liaisons dangereuses di Laclos (1782), Untold Scandal è l'ultima versione cinematografica del romanzo, ambientata nello stesso periodo storico dell'originale ma trasposta geograficamente nella Corea del tardo periodo Chosŏn.

 

UNTOLD SCANDALSŭkaendŭl - Josŏn namnyŏ sangyŏljisa di E J-yong

 

Regia: E J-yong; Sceneggiatura: E J-yong, Kim Deh-woo, Kim Hyun-jung; Fotografia: Kim Byung-il; Montaggio: Kim Yang-il, Han Seong-Ryong; Art Director: Ung Ku-ho; Musica: Lee Byeong-woo; Interpreti: Bae Yong-jun (Cho Won), Jun Do-yeon (la Signora Suk), Lee Mi-sook (la Signora Cho); Produttore: Oh Jung-wan; Corea del Sud, 2003, 35mm, colore, 120'

Ispirato al celebre romanzo epistolare Les liaisons dangereuses (Le relazioni pericolose, 1782) di Pierre Choderlos de Laclos.

La Signora Cho, innamorata sin da ragazza del cugino Cho Won e da questo ricambiata, non ha mai accettato di aver dovuto sposare un altro, che ha ora diverse concubine, e cha sta per aggiugere alla lista una ingenua quindicenne. Per vendicarsi del marito, la Signora Cho propone quindi a Cho Won di deflorare la quindicenne prima che questa venga ammessa agli appartamenti del marito, come rivincita su colui che le ha negato il suo primo amore. Cho Won accetta a patto che la cugina gli si conceda, ma lei impone che prima lui vinca la ferrea castità della Signora Suk, vedova ancor prima di essere formalmente sposata, e già da nove anni. Per Cho Won circuire la quindicenne sarà un gioco da ragazzi, mentre raggirare la castità della Signora Suk, modello di virtù, diventa per lui una vera e propria sfida, e motivo di accanimento. Quando finalmente la Signora Suk si innamora di Cho Won e gli si concede in tutto e per tutto, Cho Won, spaventato dai sentimenti che egli stesso nutre per la casta vedova, l'abbandona spezzandole il cuore. Ma quando la cugina Cho lo avvicina per mantenere fede al loro patto iniziale, Cho Won si accorge che la donna da lui amata non è più la cugina Cho, bensì la vedova Suk. E quando cercherà di farsi perdonare da lei, finalmente pronto ad amarla come non ha mai amato nessuna, un ammiratore non corrisposto della Signora Suk lo ucciderà per punirlo di come lui l'ha ingannata. La Signora Suk, che per amore di Cho Won ha rinunciato a tutte le sue convinzioni, era pronta a perdonarlo e a vivere felice con lui. Ma con l’improvvisa morte di lui perde ogni motivo di vita, e si suicida serenamente lasciandosi ingoiare dal mare d'inverno. Il fedele servitore di Cho Won, che è a conoscenza di tutte le avventure galanti del suo signore, per pochi soldi vende i dipinti erotici da lui stesso eseguiti in memoria delle sue amanti:questi saranno ristampati e distribuiti, diventando un immediato successo commerciale. Ma poiché Cho Won aveva dato a tutte le sue donne le sembianze della sempre amata e inavvicinabile cugina, i piccanti dipinti verranno scambiati dalle malelingue per le avventure libertine della Signora Cho. Questa, spezzata dalla morte dell’amato cugino, si vede quindi costretta a fuggire in incognito, perdente nei confronti della vita e del mondo che credeva di poter manipolare, da cui invece è stata lei stessa manipolata e tradita.

 

Ispirato a Les liaisons dangereuses di Laclos (1782), Untold Scandal è l'ultima versione cinematografica del romanzo, e trasposta nella Corea del tardo periodo Chosǒn (1392-1910), un periodo noto per le sue severe norme di etichetta e le sue repressioni di matrice confuciana.

 

E J-yong non appone sostanziali modifiche alla storia in sé, ma i personaggi (qui membri della classe nobile coreana) sono arricchiti in spessore e dettagli, mentre elementi squisitamente coreani affiorano nell'ambientazione, nell'estetica e nei motivi espressivi del film. Così, nonostante l'intreccio si svolga sulla base dei piani manipolatori della Signora Cho e dell'incurabile dongiovanni Cho Won, il loro (soprattutto l'operato della Signora Cho) non è un semplice divertimento, ma è piuttosto una ricerca motivata della vendetta, in uno stato d'animo che si tinge vagamente di sfumature han***. In particolare il finale, in cui tutti risultano ingannati e perdenti (oltre ai tre protagonosti, anche i personaggi secondari perdono ciò che avevano e ciò a cui aspiravano) può essere visto come un risultato inevitabile, determinato dal mondo in cui i personaggi vivono, e al quale non si sono potuti opporre in nessun modo.

Tramite un'accurata attenzione al dettaglio anche visivo (bellissime le inquadrature dei set da trucco e da disegno, delle pietanze, degli interni e della natura che circonda gli esterni), il regista ci offre un particolareggiato ritratto della nobiltà e della società dell'epoca, corollato da una colonna sonora in perfetto equilibrio fra il classico e il moderno, che attingendo da barocco e rococò contrapposti a brani eseguiti con strumenti tradizionali coreani, arricchisce la storia ambientata nel passato di un significato che trascende il tempo. L'intreccio rimane interessante anche per un pubblico moderno, e il libertinismo dei personaggi è bilanciato sia con il loro senso dell'umorismo che con il loro dolore.

 

Belle anche le interpretazioni degli attori: Bae Yong-jun (conosciuto in tutta l'Asia come la star per eccellenza delle soap-opera coreane) si cimenta in un ruolo di maggior completezza rispetto a quelli che lo hanno reso famoso, a conferma di una sua crescita come attore. Scandal riconferma anche la bravura di Lee Mi-sok (star degli anni '80 rimasta poi in ombra fino al suo rilancio nel 1998 con An affair, il primo film di E J-yong), lasciando ampio spazio anche a Jun Do-yeon, qui impegnata nella rappresentazione di un personaggio puro e lirico allo stesso tempo.

 

Untold Scandal ha vinto al 7° International Film Festival di Shanghai il premio per il miglior regista (il secondo a un regista coreano, dopo quello a Im Kwon-taek per Sŏpyŏnje), il premio per la migliore musica e il premio per i migliori effetti visivi e sonori.

Nota
Il concetto di han permea profondamente la storia e l'essere del popolo coreano, ed è motivo ricorrente nella produzione artistica coreana, dal p'ansori alla letteratura al cinema. Si tratta di un sentimento di sofferenza, dolore e/o rabbia generato da una situazione di poteri ineguali da cui derivano oppressione, alienazione o sfruttamento di una parte, che è impotente nei confronti di un'altra e alla mercé della stessa. 

Silvia Tartarini