Guida pratica al cinema (pan)indiano - quinta puntata

Gli anni 70 si aprono l'intervento armato indiano a sostegno dell'indipendenza del Bangladesh (gennaio 1971), passano attraverso l'Emergenza del 1975 e si concludono con la prima sconfitta elettorale del Congresso (1977). Lungo la via, fioriscono i semi della biforcazione tra il cinema 'impegnato' e il cinema 'commerciale'. Nasce soprattutto il nuovo anti-eroe incarnato da Amitabh Bachchan.

 

GUIDA PRATICA AL CINEMA (PAN)INDIANOQuinta puntata: The Angry-Man

 

Ānand (1970)
Gli anni 70
Dopo gli entusiasmi degli anni Cinquanta, i decenni successivi appaiono sempre più problematici e travagliati. Il mito della lotta per l'indipendenza che aveva dominato a lungo la storia indiana comincia a diventare sempre più sbiadito davanti a situazioni nuove e diverse, con eventi significativi come il movimento naksalita, iniziato nel 1967 con la rivolta contadina di Naksalbari (Bengala nord-orientale); e la scissione del partito del Congresso nel 1969, da cui Indira Gandhi esce notevolmente rafforzata. Il nuovo decennio si apre con l'intervento armato indiano a sostegno dell'indipendenza del Bangladesh (gennaio 1971), ex-Pakistan Orientale, dall'altro troncone nato nel 1947, il Pakistan Occidentale, oggi unico Pakistan. Il successo bellico viene rapidamente oscurato dagli eventi successivi: una crisi economica generale determinata da pessime annate agrarie e aggravata dai costi della guerra; l'enorme aumento del greggio deciso dall'Opec nel 1973, che si ripercuote pesantemente sulla già non rosea situazione del paese; il grande sciopero ferroviario del 1974, represso con incredibile brutalità; e l'onda di protesta per le condizioni economiche generali e per la diffusa corruzione del governo, che si concentra nel movimento Navnirmān (Nuova costruzione). Nel 1975, Indira Gandhi, accusata di irregolarità nelle elezioni del 1971 e sospesa da ogni carica elettiva dall'Alta Corte di Allahabad, fa dichiarare lo stato di emergenza nazionale e falcia l'opposizione (di destra e di sinistra) per i due anni seguenti, con incarceramenti e sospensione dei diritti civili e delle procedure giudiziarie. L'opposizione si coalizzerà poi contro di lei nel 1977, segnando il primo scacco elettorale del Congresso da quando si era costituito, prima, come organizzazione di rappresentanza panindiana sotto il dominio coloniale, poi, come guida del movimento di indipendenza e infine come vero e proprio partito politico. Così descrive quegli anni il critico Iqbal Masud, tracciando anche, indirettamente, il profilo del cinema contemporaneo:

Una guerra nel 1971; inquietudine sociale; l'Emergenza; deboli governi di coalizione; la restaurazione del partito di maggioranza; l'inflazione in costante aumento che erodeva la base di potere della vecchia classe media; l'affermazione dei nuovi ricchi – gli sfacciati baroni della rapina; la proliferazione dei poveri negli slums urbani…; la crescita costante dei loro legami con la mafia – contrabbandieri, trafficanti di droga e criminali comuni, ammanicati dall'altro capo con i nuovi ricchi; la rivolta dei contadini impoveriti sotto la guida di attivisti ideologici; i sempre più frequenti e barbari scontri comunalisti...; l'esplosione del caro–vita nelle città, la volgarizzazione della cultura indiana ad opera dell'invasione culturale dell'Europa e dell'America; lo stupefacente progresso nella scienza,... contrapposto al fallimento dell'attacco contro la povertà. (Masud 1987)

Dīvār (1975)
In queste parole è già spiegata la nascita del nuovo eroe del cinema, incarnato emblematicamente e splendidamente da Amitābh Bachchan (n. 1942): un eroe dai tratti proletari, spesso un figlio della strada (ma altrettanto a suo agio nel mondo dei privilegiati, come molti personaggi urbani di Rāj Kapūr); un outsider che non si aspetta nulla dalle Istituzioni e che, per raddrizzare i torti del mondo, conta solo sulla propria legge, collocandosi al di fuori e al di sopra della Legge istituzionale. È nello stesso tempo Krishna e Karna: è colui che viene a restaurare il dharm -la legge divina che sostiene l'universo - e colui che è fatalmente collocato al di fuori del dharm, salvatore e vittima a un tempo del mondo che vuole, deve purificare con il fuoco della sua rabbia. In effetti, questo eroe non nasce ex abrupto in questo decennio, ma prende forma negli anni Quaranta con Aurat (Donna, 1940, re. Mahbūb), per consolidarsi nel remake dello stesso regista nel 1957 (Mother India) e affermarsi definitivamente con il personaggio di Amitābh Bachchan, che di Mother India interpreta uno dei remake più famosi, Dīvār (Il muro, 1975). Il regista del film è Yash Choprā (n. 1932) che, con Prakāsh Mehrā (n. 1939) e Manmohan Desāī (1936-94), contribuisce a modellare le multiformi sfaccettature di questo nuovo anti-eroe. È soprattutto negli anni Settanta che il cinema diventa a pieno titolo la fabbrica dei sogni di gran parte della popolazione giovanile, anche come fuga da una realtà sociale ed economica particolarmente plumbea, non solo per i ceti più emarginati, ma anche per le classi medie, serbatoio della popolazione istruita. È l'epoca in cui trionfa il cinema masālā ("spezie"), sommariamente identificato con il cinema hindi, come sbrigativo sinonimo di spettacolo puramente e biecamente commerciale, che si evolve in quello che oggi viene chiamato universalmente "Bollywood".
Shole (1975)
Nel 1975 esce Shole (Fiamme, di Ramesh Sippī), remake dei Sette samurai (o piuttosto dei Magnifici sette), qui ridotti a due: è uno dei film più rappresentativi del decennio e vero capolavoro del genere (detto anche curry western). Con Shole, la figura di Amitābh Bachchan entra nel mito.Oltre ad essere la più grande star indiana di tutti i tempi, il cui ruolo carismatico non è stato finora eguagliato da nessun successore, Amitābh Bachchan è soprattutto un grande, straordinario attore.

 

Shole (1975)
Se in questi anni, il film mainstream si avvia alla maturazione dei caratteri più accattivanti e spettacolari del suo DNA, anche sull'altro fronte – quello del "cinema parallelo" (samānāntar sinemā) - si assiste al montare di un'onda apparentemente destinata, se non a cambiare la fisionomia cinematografica, almeno ad plasmarne una alternativa. In questo decennio iniziano, infatti, ad operare – nelle diverse lingue - i giovani cineasti, oggi ormai considerati 'maestri', come Govindan Arvindan (1935-91) e Adūr Gopālkrishnan (n. 1941) in malyalam; Buddhadeb Dāsgupta (n. 1944) e Gautam Ghosh (n. 1950) in bengalese; Shyām Benegal (n. 1934), Saīd Akhtar Mirzā (n. 1943) e Kumār Shahānī (n. 1940), in hindi; Girīsh Karnād (n. 1938) e Girīsh Kāsarvallī (n. 1946) in kannar; Jabbār Patel (n. 1942) in marathi. Ma tra queste due forme si fa strada anche una terza, talora chiamata "cinema di mezzo" (e sinonimi vari), distante sia dai rigori intellettuali talora raggelanti del cinema 'impegnato' sia dalle stravaganze e dalle situazioni estreme del cinema più popolare. Questa terza via (di cui talora viene considerato esponente anche Shyām Benegal) trova espressione nelle opere di cineasti come Rishikesh Mukharjī (n. 1922), Bāsu Chatarjī (n. 1930) e Gulzār (n. 1936). Con questi esiti e queste speranze, si chiude il decennio, mentre si conclude anche la breve parentesi di oscuramento di Indira Gandhi.

Film importanti del periodo:
Ānand (1970, Rishikesh Mukharjī): Ānand (lett. "beatitudine"), malato di cancro, con il suo amore per la vita, riesce a portare la felicità alle persone con cui viene a contatto. Con questo film, si impone all'attenzione Amitābh Bachchan, nel ruolo del medico che ha in cura il protagonista.

Merā nām jokar (Il mio nome è Joker, 1970, Rāj Kapūr): storia in tre parti di Rājū, della sua carriera come clown di un circo e dei suoi tre amori sfortunati in tre fasi della sua vita, nell'adolescenza, nella giovinezza e nella maturità; il finale vede le tre donne riunite ad applaudire il suo ultimo spettacolo.

Anubhav (Esperienza, 1971, Bāsu Bhattāchārya); considerato il primo film di una trilogia, con Āvishkār (Scoperta, 1973) e Grihpravesh (Cerimonia d'ingresso nella nuova casa, 1979) sui difficili e fragili rapporti di coppia nell'ambiente della classe media urbana.

Pākīzā (Cuore puro,1971, Kamāl Amrohī): Sāhabjān, bellissima cortigiana, ama riamata un giovane aristocratico; l'ostacolo sociale rappresentato dalla sua professione cade quando viene rivelato il mistero della sua nascita. Uno dei film più amati dal pubblico (non solo) indiano.

Bobby (1973, Rāj Kapūr): giovane ricco si innamora di ragazza povera, ma il loro amore riuscirà a vincere l'opposizione familiare. Il film segna l'apparizione del mondo dei "giovani" e l'ascesa nei favori del pubblico di Rishi Kapūr, figlio del regista.

Zanjīr (La catena, 1973, Prakāsh Mehrā): Vijay (Amitābh Bachchan), da bambino, assiste all'omicidio dei genitori; divenuto un poliziotto, riesce a identificare e uccidere l'assassino e a sgominarne la banda. Comincia a prendere forma il personaggio dell'angry-man.

Rajnīgandhā (Tuberosa, 1974, Bāsu Chatarjī): tratto dalla novella Yah sach hai (Questa è la verità) della nota scrittrice hindi Mannū Bhandārī, segue il dilemma di Dīpā, contesa tra il fidanzato e un precedente innamorato.

Āndhī (La tempesta di polvere, 1975, Gulzār): tratto dal romanzo breve Kālī āndhī (La nera tempesta di polvere), del noto scrittore hindi Kamleshvar, il film narra l'incontro fortuito, durante una campagna elettorale, tra una donna che ha scelto la carriera politica e il marito da cui vive separata. I riferimenti a Indira Gandhi sono (sembrati) evidenti.

Chor machāye shor (Ladri rumorosi,1974, Ashok Rāy): crudele genitore vorrebbe separare la figlia dall'innamorato, ingegnere di belle speranze ma di pochi soldi. Una canzone del film diventerà il titolo di un film di grande successo degli anni Novanta, Dilvāle dulhāniyā le jāenge (Chi ha cuore conquisterà la sposa, 1995, di Aditya Choprā).

Dīvār (Il muro, 1975, Yash Choprā): una madre rimane sola e senza mezzi con due figli da allevare; il figlio 'buono', Ravi, diventa un integerrimo ispettore di polizia e sarà lui a colpire a morte il fratello 'cattivo', Vijay, che morirà tra le braccia della madre, assolto da ogni colpa.

Mausam (Stagioni,1975, Gulzār): Amarnāth, un affermato medico, incontra Kajlī, una giovane prostituta identica a Chandā, una donna che egli aveva amato vent'anni prima; scopre che Kajlī è il frutto del loro amore e che Chandā era morta nel metterla al mondo.

Shole (Fiamme, 1975, Ramesh Sippī): due ladri, Jay e Vīrū, vengono assoldati dal Thākur Sāhab, ex-ispettore di polizia e persona più importante del suo villaggio, per eliminare Gabbar Sinh, il terribile bandito che terrorizza la zona.

Kabhī kabhī (A volte, 1976, Yash Choprā): Pūjā ama un compagno di studi, Amit, ma viene sposata a Shekhar, dal quale ha un figlio, Vikram. Questi si innamora della figlia – illegittima, come si scoprirà in seguito – della moglie di Amit. Il matrimonio dei due giovani risolverà ogni tensione tra le coppie e al loro interno.

Amar Akbar Anthony (1977, Manmohan Desāī): tre fratelli vengono separati dalla famiglia e tra loro quando sono ancora piccolissimi e crescono in tre ambienti diversi, hindu, musulmano e cristiano, ognuno ignorando l'esistenza degli altri. Si ritrovano da grandi e, dopo inenerrabili vicissitudini, si riconoscono e si riuniscono anche ai veri genitori

Dharam Vīr (1977, Manmohan Desāī): Dharam, uno dei due figli gemelli di una regina, viene separato dalla famiglia e allevato da un taglialegna; ignaro del legame che li unisce, diventa amico fraterno di Vīr, l'erede al trono. Dopo inenarrabili avventure, avviene il riconoscimento.

Muqaddar kā Sikandar (L'Alessandro del proprio destino,1978, Prakāsh Mehrā); Sikandar, rimasto orfano e senza mezzi da bambino, riesce a farsi una posizione; innamorato di Kāmnā, soffoca il suo amore per vederla felice insieme a Vikās, suo amico fraterno.

Satyam Shivam Sundaram (Il Vero, il Buono, il Bello,1978, Rāj Kapūr): un giovane ingegnere, che ha orrore della deturpazione fisica, si innamora di una donna dalla voce meravigliosa; la notte di nozze scopre che la sposa ha una parte del volto sfigurata dal fuoco. Solo un evento catastrofico gli insegnerà il vero significato della bellezza.

Trishūl (Il tridente, 1978, Yash Choprā): Vijay ha un solo scopo nella vita, quello di rovinare il ricco industriale Rāj (che ignora di essere suo padre) per vendicare la madre, abbandonata per un matrimonio di convenienza e morta di stenti.

Mīrā (1979, Gulzār): film sulla vicenda umana di Mīrābāī (1516-1546), grande poetessa rajasthani del periodo devozionale o bhakti kāl (secoli XV – XVII).

The Naxalites (1979, K.A. Abbās): tentativo di ricreare le situazioni che hanno prodotto la rivolta contadina di Naksalbari (Bengala) nel 1967 e spinto molti, soprattutto giovani, a unirsi al movimento naksalita, diffusosi poi dal Bengala ad altre zone dell'India.

Note
Krishna: considerato l'ottava incarnazione di Vishnu (il Preservatore nella Triade o Trimūrti, insieme con Brahmā, il Creatore, e Shiv, il Distruttore). Vishnu scende sulla Terra nelle diverse incarnazioni o avtār per restaurare il Bene minacciato dal Male.

Karna: fratello maggiore dei Pāndav, eroi 'buoni' del poema epico Mahābhārat. Figlio del dio Sūrya (il sole), viene abbandonato alla nascita dalla madre Kuntī, ancora non sposata, e adottato da un auriga. Amico fraterno di Duryodhan, il maggiore dei Kaurav, i 'cattivi' del poema, Karna è l'ago della bilancia delle sorti della guerra: essendo l'eroe più potente dell'esercito dei Kaurav, deve morire affinché i Pāndav - ovvero il Bene - possano vincere. 

(continua)

Consigli bibliografici
Prasad, M.M.,1998, Ideology of the Hindi film. A Historical Construction, Oxford University Press, Delhi, pp.117-187.
Kazmi, F., 1999, The Politics of India's Conventional Cinema. Imagin a Universe, Subverting a Multiverse, Sage Publications, New Delhi, pp. 164 sgg.
Masud, Genesis of the Indian Popular Cinema.The Seventies: Ways of Escape, in "Cinema in India", Vol. II, No. 1, January-April, pp. 24-27.
Rangoonwalla, F., 1983, Indian Cinema. Past & Present, Clarion Books, New Delhi, pp. 135-149.

Cecilia Cossio