Zhang Yimou in punta dei piedi

Il regista Zhang Yimou torna al teatro per dedicarsi al balletto classico, con uno spettacolare adattamento coreografico del suo celebre film Lanterne Rosse.

 

ZHANG YIMOU IN PUNTA DI PIEDIRecensione del balletto Lanterne Rosse(Balletto Nazionale Cinese, Londra, Sadler's Wells, 11-15 Novembre 2003)

 

Dopo l'esperienza col teatro d'opera e l'imponente allestimento della Turandot di Puccini nel 1997-98, il regista Zhang Yimou torna al teatro per dedicarsi al balletto classico, con uno spettacolare adattamento coreografico del suo celebre film Lanterne Rosse (Da hong denglong gaogao gua, 1991). La produzione, di cui Zhang ha curato regia e direzione artistica in collaborazione con Zhao Ruhang, direttrice del Balletto Nazionale Cinese (Zhongguo guojia baleiwu tuan), dopo la premiere al Teatro Tianqiao di Pechino nel 2001 sta ora riscuotendo consensi a livello internazionale.

La performance è incentrata sulla vicenda di una giovane donna, innamorata di un attore d'Opera di Pechino, che viene venduta dalla madre ad un uomo ricco e molto più anziano di lei, per divenirne la terza moglie. L'unione, a cui la ragazza cerca di resistere fino all'ultimo, ne suggella l'ingresso in un mondo di reclusione, mortificazione ed obbedienza, in un universo tutto femminile fatto di disperazione, possesso, gelosie e tradimenti.

La passione del marito per il teatro provoca il casuale ricongiungimento della giovane con l'amante-attore, con cui si incontra segretamente una notte mentre il signore e le altre due concubine giocano a Majiang. La gelosia della seconda consorte, che spia e smaschera il tradimento, provoca conseguenze fatali: il signore coglie gli amanti sul fatto e ne ordina l'arresto e l'esecuzione. Poco dopo anche la seconda moglie, che aveva tradito la fiducia della terza sperando in tal modo di ingraziarsi il marito, cade in disgrazia e, ignorata e disprezzata da tutti, impazzisce e distrugge le enormi lanterne che campeggiano sulla scena, saturandola di fasci di luce rossa. Il signore, adirato per i ripetuti oltraggi, la condanna all'imprigionamento e alla morte.

Segue una disperata scena in cui i due amanti, ora vestiti di stracci, tentano apparentemente una fuga, inseguiti dalla seconda moglie che, disperata e pentita, chiede perdono. Nel momento in cui i tre sembrano essersi riconciliati, sono raggiunti dalle guardie del signore e brutalmente giustiziati. Il sipario cala sui tre corpi senza vita ammassati al suolo, avvolti da una brillante luce scarlatta sotto una fitta neve che lentamente li ricopre.


La versione coreografica presenta, quindi, rispetto a quella cinematografica, una notevole semplificazione e sostanziali modifiche nella trama e nel numero di personaggi, scelta forse anche dettata dalla necessità di adattare la sceneggiatura ai ruoli canonici del balletto classico, e di incentrare la narrazione sulla vicenda romantica della coppia di giovani ostacolati dai due antagonisti, il marito-villain e la concubina invidiosa. Allo stesso tempo, tuttavia, Zhang sviluppa maggiormente l'elemento performativo autoctono, l'Opera di Pechino, che mentre nel film occupava una parte marginale (la passione per l'opera della terza concubina), costituisce qui uno degli elementi basilari della produzione.

Il balletto si apre infatti con una sequenza eseguita dall'attore d'opera, che indossa il costume del ruolo sheng (ruolo maschile giovane), e dalla danzatrice che interpreta il ruolo della protagonista. Questo interessante contrasto visivo (l'accostamento di costumi e accessori appartenenti a due arti differenti) e tecnico (la sovrapposizione di diversi linguaggi corporei) rappresenta senza dubbio l'idea centrale e l'aspetto maggiormente innovativo della performance.

L'apice di questo sincretismo stilistico e simbolico avviene nella sequenza in cui, dopo il matrimonio, il signore invita nella propria casa una compagnia d'opera. La scena ripete la tradizionale ambientazione delle rappresentazioni di villaggio: l'orchestra visibile, il palcoscenico spoglio ed essenziale, ed il pubblico che chiacchiera, commenta e discute tutt'intorno. Poco dopo lo spazio scenico si divide in due sezioni, con la sovrapposizione di due coppie contrastanti sul piano formale e, allo stesso tempo, perfettamente speculari a livello contenutistico. Infatti, mentre due interpreti d'Opera (maschile e femminile) eseguono la propria performance canora e gestuale sulla parte retrostante del palcoscenico dietro ad uno schermo trasparente, davanti ad essi, nella parte anteriore della scena, il giovane sheng e la ballerina protagonista descrivono la loro passione tragica attraverso i segni fisici del balletto. Segue una scena corale in cui le danzatrici integrano, in una classica variazione eseguita sulle punte, i movimenti delle cosiddette "maniche d'acqua" (shuixiu), il cui simbolismo e' solitamente utilizzato nell'Opera di Pechino dagli interpreti di ruolo femminile dan per esprimere una vasta gamma di sentimenti ed emozioni.

Riferimenti al teatro tradizionale compaiono di nuovo nella sequenza del Majiang, in cui i danzatori eseguono le mosse basilari del gioco con movimenti stilizzati, seguendo il ritmo da loro stessi prodotto colpendo e spostando i tavoli, ognuno decorato con un diverso simbolo della dama cinese. Anche in questa scena compaiono due attori tradizionali, con una dimostrazione di combattimento acrobatico.


L'essenzialità dei segni e il simbolismo stilizzato dell'Opera di Pechino risultano molto efficaci anche nel pas de deux del signore e della giovane sposa, mentre cerca di resistergli nella prima notte di nozze. Alla sequenza dell'inseguimento in cui i due appaiono e scompaiono ripetutamente sfondando i paraventi di carta che costituiscono lo scenario, segue una scena in cui egli la imprigiona e la manovra come una bambola per mezzo di un lungo drappo di seta rossa, il colore del vincolo matrimoniale in Cina. Dopo un passaggio eseguito dietro uno schermo che dilata enormemente la dimensione del corpo dell'uomo rendendolo estremamente minaccioso, il drappo rosso viene aperto ricoprendo i due danzatori e l'intero pavimento. Il palcoscenico è inondato di luce rossa, la coppia scompare sotto l'enorme tela e dopo alcuni istanti dal mare di seta scarlatta emerge soltanto il volto pallido e disperato della ragazza, con un magnifico contrasto cromatico. La prima notte di nozze è stata consumata.

Ai registri performativi del balletto classico occidentale e dell'Opera di Pechino si uniscono, inoltre, sequenze coreografiche mutuate dalle danze tradizionali cinesi (eseguite con ventagli e fazzoletti) e, nelle scene in cui compare il corpo di guardia del signore, accenni alla gestualità imponente e vigorosa dei balletti rivoluzionari degli anni sessanta e settanta (geming yangban xi).


La sequenza finale, in contrasto con i colori sgargianti e la maestosità delle scene precedenti, è caratterizzata da un effetto di essenzialità e rigore formale più vicino a suggestioni contemporanee e post-moderne che ai codici coreografici e stilistici citati in precedenza: corpi bianchi, colori pallidi, costumi semplici e stilizzati, luci chiare, scenario disadorno. Successivamente la scena si oscura, le guardie del signore, vestite di abiti neri, marciano armate di enormi pennelli rossi con cui colpiscono violentemente la superficie bianca della parete posteriore. Frustate decise compongono gradualmente i tratti bruschi e stilizzati di una sanguinaria calligrafia di morte, come a significare le piaghe sui corpi bianchi e ormai interti dei tre protagonisti.

Nera, bianca e rossa è anche l'intera scena, buia ma pervasa dalla luce dalle onnipresenti lanterne rosse e dalla tempesta di neve che conclude la vicenda, in un trionfo formale che ricorda a tratti l'equilibrio compositivo, le bellissime composizioni calligrafiche, e i contrasti di luci e colori visti nel recente Hero (Yingxiong, 2003).

Il fascino di Lanterne Rosse, in conclusione, non risiede tanto nelle coreografie (di Wang Xinpeng e Wang Yuanyuan), che si riducono talvolta a molta mimica e poca tecnica, quanto nell'inconfondibile abilità di modulazione cromatica e di costruzione formale che da sempre caratterizza la cinematografia di Zhang Yimou. Altrettanto efficaci sono le musiche (di Chen Qigang, eseguite da un orchestra di settanta elementi diretta da Liu Ju), le scenografie (di Zeng Li), e i costumi (di Jérôme Kaplan), egualmente caratterizzati, come le coreografie, dal sincretismo di codici stilistici in bilico tra Oriente ed Occidente, tradizione e modernità, che costituisce il fulcro dell'intera produzione.

Note:
Come nel film, anche nel balletto le lanterne rosse segnalano la preferenza del signore per l'una o l'altra concubina, essendo quotidianamente accese di fronte all'abitazione della prescelta per la notte. 

Il Balletto Nazionale Cinese ha riproposto pochi anni fa, con un enorme successo di pubblico (nostalgia post-moderna?), il balletto rivoluzionario Il Distaccamento Rosso Femminile (Hongse niangzi jun), che risale al decennio della Rivoluzione Culturale (1964). 


Il Balletto Nazionale Cinese (Zhongguo guojia baleiwu tuan) è stato fondato a Pechino nel 1959 sotto la direzione della grande danzatrice Dai Ailian. Attualmente è diretto dall'ex-ballerina Zhao Ruheng. Nello stesso anno si costituisce anche l'Orchestra Sinfonica del Balletto Nazionale (Zhongyang baleiwu tuan jiaoxiang yuetuan), che tuttora si esibisce sia in supporto alla compagnia, sia autonomamente. I danzatori, sono in maggioranza diplomati dall'Accademia di Danza di Pechino (Beijing wudao xueyuan) o dalla scuola di danza fondata all'interno del Balletto nel 1995. Il repertorio comprende tre stili principali: balletto classico (coreografie di Pyotr Gusev, Anton Dollin, Rudolf Nureyev, Marius Petipa, ecc.), danza contemporanea (George Balanchine, Kenneth MacMillian, Ben Stevenson, William Tuckett, ecc.) e danze cinesi tradizionali, rivoluzionarie e contemporanee. Tra le principali composizioni a tema cinese del repertorio compaiono le cosiddette "opere modello" del periodo rivoluzionario (Ode a Yimeng, Figli delle praterie, Il distaccamento rosso femminile), le coreografie a tema tradizionale La fanciulla del mare (1979), Lin Daiyu (1982, dal romanzo Il sogno della camera rossa), Yang Guifei (1989, la storia della leggendaria concubina di epoca Tang), e Il fiume giallo (1999), e pezzi piú contemporanei come Piccolo punto rosso (1998) su musiche del controverso rocker Cui Jian.

Rossella Ferrari
Fotografie di Han Wengui Gallery