La compagnia di danza Mezurashii Kinoko (The Strange Kinoko Dance Company), diretta da Itō Chie e composta da sole danzatrici, rientra nella scena contemporanea giapponese all’insegna del femminile presso la Dance Triennale di Tokyo nel 2012.

Il loro spettacolo 3mm kurai zurete iru heya (La stanza sfasata di circa 3 mm, 2006), dal sottotitolo inglese Not quite right, è stato presentato allo Spiral Hall di Omotesandō il giorno di apertura della Dance Triennale Tokyo 2012, in seconda serata dopo lo showcase di Kondō Ryōhei e la performance della Nacera Belaza Company. 

Sul palco sono presenti oggetti di interior design: mobili colorati dalle linee peculiari, una sedia a forma di giraffa, una specie di “divano” rosso a forma di cornetta del telefono, un tavolo verde con le gambe inequali posto in posizione obliqua come uno scivolo, una porta a forma di bottiglia da cui le danzatrici entrano ed escono durante lo spettacolo. La scenografia ideata da Justin Caleo, riverbera forme gentili e tondeggianti, che ricordano stanze per l’infanzia e sfiorano il mondo tipico del essere kawaii. L’irregolarità delle linee nello spazio avrebbero dovuto mettere in dubbio la normalità del quotidiano, dell’ambiente domestico in cui siamo abituati a vivere. I “funghi strani” (mezurashii kinoko) si propongono con questa coreografia di far scoprire allo spettatore una nuova dimensione esperenziale della vita di tutti i giorni, una nuova prospettiva delle cose, senza scomporre l’atmosfera confortevole, anzi rendendola più piacevole.

Il tessuto musicale scorre per lo più su note di un jazz morbido. Parte della musica è curata da ammakasie noka, mentre il sound design è firmato da Ushikawa Norimasa. L’ambiente creato è dal vago sapore retrò, e richiama a volte atmosfere estetiche degli anni ’50 o ‘60. I costumi scenici, gonne semplici e lineari, magliette, abiti quotidiani, sono altrettanto coordinati su toni non cacofonici e richiamano il mondo colorato della scenografia, che suggerisce una sensazione prevalentemente pastello.I corpi morbidi e leggeri delle danzatrici si delineano in composizioni sceniche con un susseguirsi di quadri e tempi ben definiti. Anche se la coreografia presenta tentativi di sfasamento, distorsione, e “decostruzione” dei movimenti, il flusso della danza appare non privo di impostazione tecnica, a volte camuffata in gesti solo accennati. Una narratività sottende l’intero spettacolo che intervalla momenti di umorismo a scene di assoli più seriosi, che comunque sono indirizzate a intrattenere il pubblico. Peculiare strategia teatrale di Itō Chie sono le improvvise impennate di scena in cui esplode il ritmo dei movimenti, la musica e l’illuminazione. Come gli oggetti scenici, anche i corpi delle danzatrici vengono incastrati, sovrapposti uno all’altro in continui cambiamenti, e scambi di coppie. Diverse figure si articolano sopra e sotto la mobilia, che diviene parte integrante dell’intreccio coreografico, che cerca di estendendersi per tutto lo spazio del palcoscenico. Gli oggetti vengono spostati e ricombinati creando linguaggi visivi in conversazione. Tra questi compare il segno & tridimensionale, che posizionato tra due danzatrici in piedi su i due estremi della cornetta rossa, viene usato per “digitare” nello spazio un costrutto sintattico fatto di corpi.  Si configurano momenti di convivialità, quando il gruppo si raduna intorno al tavolo con dei biccheri in mano conversando di argomenti triviali, che fanno rientrare lo spettatore nel contesto domestico e familiare delle ragazze, e nella contemporaneità sociale dal vago sapore della rinomata onda J-POP. Uno di questi argomenti è la scoperta che la zuppa di zucca potrebbe essere più buona, se aggiunto un cetriolo, ma che forse la rende troppo liquida. 

Katja Centonze

Nota: tutte le foto sono di Tsukada Yōichi e rappresentano la compagnia di danza Mezurashii Kinoko in 3mm kurai zurete iru h